| 22/01/2005 | 00:00 C’era la crema del ciclismo - Fiorenzo Magni, Ernesto Colnago, Felice Gimondi, Vittorio Adorni, Francesco Moser, Moreno Argentin, Maurizio Fondriest e Silvio Martinello, solo per citare alcuni nomi - all’incontro che Renato Di Rocco ha voluto per presentare ufficialmente la sua candidatura alla presidenza federale in vista delle elezioni che si svolgeranno il 12 e 13 marzo prossimi a Bellaria.
Per Di Rocco, classe 1946, attuale direttore generale del Coni, il ciclismo è un amore che arriva da lontano: “In mezzo alle bici sono praticamente nato, visto che mio padre e mio zio costruivano le bici Romeo Di Rocco (e Vittorio Adorni ha simpaticamente ricordato che alla Compagnia Atleti correva proprio con quelle biciclette, ndr), il ciclismo mi ha cresciuto e nel ciclismo mi sono formato come dirigente. Fino a sette anni fa ho svolto il compito di segretario generale della Federazione, ma dal ciclismo non mi sono mai allontanato”.
E il suo programma elettorale?
“Presto detto, anche perché sono una persona pragmatica che non promette nulla se non quello che può mantenere. Credo nel lavoro di squadra e nella sinergia tra le parti: per questo mi impegno sin d’ora e dico che se sarò eletto desidero ristabilire un clima di fiducia e dialogo, in cui tutti possano lavorare per il bene del ciclismo. I punti del mio programma sono: ristabilire come detto un clima di fiducia; stimolare nei giovani l’orgoglio per la storia e la tradizione del ciclismo; tutelare la maglia azzurra; curare e assistere i giovani talenti, curando per esempio il settore del bmx che a Oecxhino esordirà come sport olimpico; ristabilire il dialogo con l’UCI (auspicato anche dal presidente Verbruggen, che ha mandato a Di Rocco un messaggio d’augurio, ndr); garantire una gestione corretta e trasparente; combattere con rigore il doping; e per finire sicurezza e pista. Economicamente, è finita l’epoca dello sport assistito dall’alto e siamo consapevoli del fatto che ogni disciplina oggi debba essere capace di finanziarsi da sola. La mia grande scommessa sarà la scuola e mi piacerebbe lavorare anche per il futuro di chi corre in bicicletta. Con il Coni sto lavorando per il ricollocamento degli ex atleti con Adecco e una Fondazione di cui il Coni è membro: in due anni abbiamo ricollocato 215 atleti, ma dalla Federciclismo non abbiamo mai avuto nemmeno una risposta. Bene, questo non si deve più verificare”.
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