
Circondato dalla propria brigata tutta locale, cioè africana - con anche un orgoglioso pasticciere del Burundi -, eccolo in azione (ed in posa fotografica molto utile per fare team building): è Tiziano Brichese, il cuoco della nazionale italiana impegnato ai fornelli del Kigali Delight Hotel. E’ il terzo anno con gli azzurri del pedale per lo chef e titolare del ristorante Eden di Ottava Presa, frazione di Caorle, che negli ultimi giorni ha trovato un fondamentale coequipier rwandese, anzi italiano.
Già perchè c’era da reperire il cibo che, per le restrizioni nell’importazione, non poteva essere messo nella stiva dell’aereo: così Brichese, ottimo corridore del passato (al suo attivo una Coppa Adriana juniores e poi l’attività da dilettante), ha seguito le indicazioni che gli provenivano dalla federazione ciclistica italiana e si è imbattuto nel ristorante Sole e Luna della capitale rwandese, non solo un posto dove selezionare a proprio piacimento tante proposte di menu incentrate sui primi piatti ed innumerevoli tipi di pizza. “In tempi serrati, abbiamo fatto di necessità virtù, trovando tutto ciò di cui avevamo bisogno, penso al prosciutto o al parmigiano. Il ristorante italiano più noto di Kigali dispone anche di un fornito emporio di prodotti che arrivano dal Bel Paese, compreso l’olio” spiega Brichese, solito inforcare la bici sulle strade venete ogni giovedì, giorno di chiusura della sua attività.
RISPONDERE ALLE ESIGENZE DEI CICLISTI
“Il mio compito qui come in ogni trasferta con la nazionale è chiaro, corrisponde a rendere ottimale l’alimentazione degli atleti, cercando di soddisfare il più possibile i loro gusti, fermo restando l’irrinunciabile apporto di carboidrati e determinate buone pratiche. Ovviamente occorre tener conto delle tempistiche dell’attività, sia essa agonistica o di preparazione, approntando il pranzo in orari non canonici, come oggi, venerdì, al rientro di ragazzi e ragazze dalla prova del percorso della cronometro. Si tenta di variare, ad esempio proponendo pollo e pesce in alternativa alla sola carne rossa. Sulla frutta preferiamo le banane ad altri cibi tropicali meno controllati come l’ananas, quindi non può mancare la crostata, evitando il lattosio” – aggiunge il cuoco della provincia di Venezia, dopo aver ricevuto espressamente i complimenti in materia di pasta sfoglia da parte di Matteo Sobrero, che per un’intolleranza evitava le crostate da tempo.
PRODOTTI ITALIANI IN LOCO DAL RISTORANTE SOLE E LUNA
In serata ci si sposta a Sole e Luna, imbattendosi nel titolare Dionigi Breazzano, in Rwanda dal lontano 1995, un anno dopo il genocidio che portò alla morte di un milione di persone di etnia Tutsi. “Il ristorante è aperto dal 2001. Qui mi sono sposato ed ho messo su famiglia, diffondendo l’italian taste con apprezzamento non solo della comunità occidentale e di connazionali, ma anche tra i rwandesi. Facciamo arrivare i prodotti dall’Italia e si possono acquistare anche nel negozio, in alcuni casi i dazi pesano parecchio ma è irrinunciabile per noi il fattore qualità garantito da materia prima selezionata in Italia. Piace anche il vino e le mie origini pugliesi mi hanno spinto a proporre soprattutto Negramaro o Primitivo” – aggiunge Breazzano, affiancato dalla moglie rwandese, Beatrice.
Ma il signor Dionigi come è arrivato qui?
“Dando continuità nel ’95 ad un’iniziativa di volontariato che veniva portata avanti grazie all’impulso forte di una signora, Amelia, allora 80enne di Thiene, in provincia di Vicenza. Si è trattato di un’esperienza poi sfociata nella nascita di una Ong di nome Futuro Insieme, attiva tutt’oggi. Amelia, in quegli anni tremendi per questo Paese risollevatosi dal dramma, riuscì a portare 53 bambini rwandesi presso l’Istituto Cerris di Verona, favorendone quindi il ricollocamento. Quella meritoria attività le è valsa anche il riconoscimento da parte del Presidente della Repubblica”.
Trent’anni dopo la collaborazione con la nazionale azzurra diventa una parentesi non banale a margine di una storia di solidarietà.