
Si conclude ad appena 21 anni la parabola nel ciclismo di Louis Kitzki. Il promettente ventunenne tedesco, entrato nelle fila dell’Alpecin-Deceuninck Devo dopo essersi guadagnato il contratto e gli onori della cronaca con la vittoria nell’edizione della Zwift Academy 2023 davanti a Mattia Gaffuri e Anton Schiffer (entrambi prossimi a giocarsi una chance importante tra i pro’), ha deciso di appendere la bici al chiodo in seguito al crescente disagio montato in lui a partire dal Tour of Austria 2024.
Colpito in quella circostanza dalla terribile morte in corsa di André Drege, il classe 2004 di Winsen ha cominciato a sentirsi sensibilmente più vulnerabile in corsa maturando un crescente malessere poi definitivamente sfociato, dopo i tragici eventi dell’ultimo Giro della Valle d’Aosta dove Kitzki era impegnato, nella scelta di dire “basta” con le due ruote.
“Probabilmente non è così che avevo immaginato di finire la mia carriera…Dopo aver partecipato alla mia ultima gara, il Giro Ciclistico della Valle d’Aosta, e alla morte di Samuele Privitera che vi è occorsa, ho deciso di porre fine alla mia carriera da ciclista professionista” ha annunciato sulla propria pagina Instagram Kitzki.
“Dopo il Tour of Austria dello scorso anno, in cui un altro corridore è morto, avevo già seri dubbi sul continuare a correre e mi ero trovato sul punto di smettere. Tuttavia, sono andato avanti mettendo per gran parte in un angolo ciò che era accaduto ma, sfortunatamente, dopo il Tour of Austria non sono mai più tornato ad essere il corridore che ero prima” ha continuato a spiegare il ragazzo tedesco.
“Ho iniziato a preoccuparmi sempre di più per la mia sicurezza e a sentirmi sempre più a disagio in gara, il che, sul medio periodo, si è tradotto nell’incapacità di riprodurre in corsa ciò per cui lavoravo duramente in allenamento. Andando avanti, le corse sono purtroppo diventate solamente un fastidioso effetto collaterale da accettare per continuare a guadagnare nel ciclismo. Ho completamente perso il piacere di correre e ho visto che, più una gara diventava caotica, più crollavo di testa e, purtroppo, se quella non c’è, il corpo non può che funzionare male. Quanto accaduto al Valle d’Aosta è stato, in definitiva, ciò che mi ha spinto a confermare la mia decisione e la riprova di aver fatto la scelta giusta è stato constatare il mio benessere dal momento che ho smesso” ha proseguito Kitzki.
“Mi dispiace di non essere riuscito a soddisfare alcune aspettative che c’erano nei miei confronti come ciclista professionista e che la mia collaborazione con Alpecin-Deceuninck stia per concludersi. Tuttavia, sono certo che fermarmi sia stata la decisione corretta. Nonostante ciò, sono molto grato per l’opportunità che mi è stata data dal team e da Zwift. Ho potuto imparare dai migliori ciclisti del mondo e conoscere molte belle persone all’interno della squadra. Inoltre, sono riuscito a migliorare significativamente il livello del mio fisico grazie al mio allenatore Philipp Walsleben, anche se non sono mai riuscito davvero a dimostrarlo in gara. Ho avuto la sensazione che questa squadra fosse molto consapevole della propria responsabilità nei confronti dei giovani atleti e non mi sono mai sentito sotto pressione in alcun modo. Ho sempre apprezzato molto gli allenamenti e il processo di miglioramento e spero di trovare il tempo per pedalare occasionalmente anche in futuro”.
La notizia di questo addio al ciclismo agonistico, unitamente a quelle dei recenti ritiri di altri ragazzi di neanche 23 anni come Ella Simpson, Gabriele Casalini, Alessio Cialone e, l’anno scorso, di Leo Hayter (quest’ultimo forse prossimo a rientrare nel circus) tutti afflitti da problematiche più legate alla testa che al fisico, indubbiamente deve far riflettere sull’evoluzione intrapresa da un mondo professionistico sempre più esigente dove si richiede, fin dai primissimi anni, una resistenza e una solidità mentali già ben affinate.