
Sono tanti i corridori italiani che hanno scritto pagine eroiche del ciclismo e tra questi è impossibile non ricordare Claudio Chiappucci, che con le sue fughe e i suoi attacchi in salita incollava davanti alla televisione tutto il pubblico del ciclismo. Nato in provincia di Varese nel 1963, ha partecipato a 21 grandi giri, salendo sul podio del Giro d’Italia tre volte tra il 1991 e il 1993 e tre volte al Tour nel 1990, 1991 e 1992. Claudio Chiappucci era soprannominato il Diablo e ancora oggi, in Francia, gli esperti del Tour de France lo definiscono l’uomo più imprevedibile dei grandi giri.
Quanto è cambiato il ciclismo rispetto a quando correva lei?
«Tantissimo, sia tecnologicamente ma se vuoi anche strategicamente. Io penso che, come nella vita attuale, il ciclismo che vediamo in questo tempo sia più frenetico rispetto a quello del mio tempo. A volte mi piace, a volte non mi piace, dipende dai momenti».
Per esempio?
«Il momento esaltante è quando vedi comunque due grandi corridori che lottano e a volte può rimanere l'incertezza su chi sia capace di fare la differenza rispetto all’altro e andare a vincere. A me piace rimanere nel dubbio di cosa può accadere nella corsa, è sempre bello rimanere con il fiato sospeso fino al traguardo. Ma oggi purtroppo, questo lo vediamo poco. I veri protagonisti sono pochi, certamente c'è qualche giovane dietro che arriva, parlo anche a livello generale, però è limitato perché ci sono campioni che attualmente sono veramente superiori a tutti».
I protagonisti di questo Tour de France saranno Vingegaard, Pogacar ed Evenepoel. Che corridori sono?
«Evenepoel sembra meno disumano rispetto agli altri due. Meno disumano per me vuol dire con l’aspetto più umano, perchè lo vedi che ogni tanto ci lascia le penne. Ogni tanto si stacca, come è successo al Delfinato. Ha fatto una cronometro strabiliante e dopo ha fatto fatica a rimanere coi migliori, quindi è senza dubbio umano. Insomma è uno paga la stanchezza e la fatica. Mentre se guardi Pogacar e Vingegaard sembra che non siano mai stanchi. Pogacar è sempre sorridente e felice, mentre Vingegaard è più riservato ed forse è un un gradino sotto rispetto allo sloveno, però sono loro due che fanno la grande differenza e sembra che facciano un altro ciclismo».
Tra Vingegaard e Pogacar lei quale preferisce nel modo di correre?
«Partendo dall'inizio sono due caratteri diversi, uno più espansivo e l'altro più chiuso. Vingegaard è un corridore che vive nel suo mondo, non si riesce a capire a volte cosa fa, dove è e come sta. E’ un po' più enigmatico se vuoi, anche se è di altissimo livello come Pogacar. Lo sloveno lo vedi più facilmente quando è in una fase in cui farà delle cose strabilianti, Vingegaard è impenetrabile, diciamo che è abbastanza imperscrutabile, non riesci neanche a capire se sta bene o se sta male. Non c’è chi mi piace di più o chi mi piace di meno. Alcune volte mi piace più uno e altre volte l’altro, dipende da come corrono».
Quest’anno che Tour de France vedremo?
«Stando ai risultati che abbiamo visto fino ad oggi, la classifica penso che sarà quella in cui Pogacar farà la differenza. Sapendo che tutti e due hanno squadre forti, penso che lo spettacolo non mancherà. La Visma e la UAE hanno due grandi capitani, ma anche gli altri uomini hanno dei grandi potenziali e se fossero in altre squadre sarebbero sicuramente dei leader. In questa stagione Pogacar ha corso già abbastanza, ma non tantissimo e ha praticamente sempre vinto. Vingegaard ha corso meno, però abbiamo già visto al Delfinato qualcosa e credo che se la linea è quella allora c'è ben poco da fare».
Possiamo dire che avremo un Tour de France avvincente?
«Il Tour de France è praticamente un mondiale ogni giorno. Quindi le sorprese ci sono sempre ed è bello vedere quando a vincere è il corridore che non ti aspetti oppure vedere la strategia delle squadre. Insomma il fascino del Tour de France è sempre lo stesso e non cambierà mai».
Dai nostri italiani cosa dobbiamo aspettarci?
«Abbiamo Milan che è un gran corridore e ha le carte in regola per vincere le tappe e se vuole anche una maglia importante».
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