LA FINE DELLA GENERAZIONE D'ORO COLOMBIANA? «IL GAP CON L’EUROPA È TROPPO AMPIO»

APPROFONDIMENTI | 02/11/2023 | 08:20
di Carlo Malvestio

Non si dovrebbero mai fare le pulci in casa altrui, a maggior ragione se la tua è tutt’altro che perfetta. Ma se il movimento ciclistico italiano attraversa un momento difficile per risultati e corridori, lo stesso si può dire della Colombia, pur con tutte le differenze culturali del caso, che prima della pandemia stava vivendo quella che tutti definivano un’epopea d’oro, e invece ora fatica tremendamente a trovare un ricambio agli atleti che per un decennio hanno fatto faville nei Grandi Giri.


Il declino colombiano è stato accelerato da una serie di sfortunati eventi, in primis dal terribile infortunio di Egan Bernal, vincitore del Tour de France 2019 e del Giro d’Italia 2021, poi dal fisiologico calo di Rigoberto Uran, secondo al Giro nel 2013 e 2014 e al Tour nel 2017, e poi dall’improvvisa messa ai margini del ciclismo di Miguel Angel Lopez, podio a Giro e Vuelta nel 2018, e Nairo Quintana, 6 podi complessivi nei Grandi Giri con vittorie al Giro 2014 e Vuelta 2016, per questioni nebulose mai del tutto chiarite. Questi ultimi due in particolare qualcosa da dire nel grande ciclismo lo avevano/hanno ancora, basti pensare che l’ex Astana, oggi al Team Medellín, nel 2023 ha vinto 25 corse tra gennaio e luglio nel calendario sudamericano, e il secondo ripartirà nel 2024 con la Movistar. A ciò si aggiungono gli alti e bassi di Fernando Gaviria, che per qualche anno è stato tra i velocisti più forti del gruppo e che invece ora è poco più che un outsider, le difficoltà di Esteban Chaves, con il picco del 2016 con doppio podio a Giro e Vuelta e la vittoria de Il Lombardia mai più raggiunto, e un Sergio Higuita o un Ivan Sosa che non sono mai riusciti a fare il salto di qualità. 


Tra il 2013 e il 2019 la Colombia si era sempre assestata tra il 3° e il 7° posto della classifica UCI, mentre quest’anno ha chiuso addirittura al 13° posto (al femminile è addirittura 22esima), piazzamento che la costringerà a portare solamente due corridori alle Olimpiadi di Parigi 2024. Il Giro d’Italia U23 del 2019, con la storica tripletta tutta colombiana con Camilo Andrés Ardila, Einer Rubio e Juan Diego Alba, aveva erroneamente fatto presupporre a un imminente salto di generazione, che però non è mai avvenuto. Il talento naturale e il nascere a 3000 metri sopra il livello del mare ormai non basta più per poter competere al massimo, perché la programmazione e la preparazione europea hanno raggiunto un livello tale che anche un corridore che viene dalla Danimarca (la cui montagna più alta è di 170 metri) può diventare il migliore scalatore del mondo. 

Proprio su questo si è soffermato Uran in un’intervista di qualche settimana fa a Semana: «In Europa sono ovviamente più avanti rispetto alla Colombia, hanno più strade, ci sono più soldi e in generale c’è una qualità della vita migliore - ha spiegato Rigoberto, che è probabilmente il volto di riferimento nel professionismo per gli escarabajos -. Da noi i ragazzi sono fortunati se riescono ad avere tre pasti al giorno, mentre in Europa i corridori a 13 anni cominciano a seguire una dieta, sanno distinguere carboidrati e proteine, sanno quando riposarsi o quando spingere. E poi le biciclette, i rulli, i misuratori di potenza e le vitamine. È chiaro che per il ciclismo colombiano sono costi insostenibili. Secondo me non mancano i talenti, ma dopo la pandemia l’Europa ha scavato un solco molto importante e per i ragazzi diventa molto difficile emergere».

Per il momento la Colombia deve affidarsi ai colpi di Santiago Buitrago (Bahrain Victorious) e Einer Rubio (Movistar), che sembrano essere più cacciatori di tappe che uomini da classifica generale, mentre attende con pazienza qualche segnale di rinascita da Egan Bernal (Ineos Grenadiers). Daniel Martinez proverà a cercare maggiore spazio in Bora-hansgrohe, dove troverà il connazionale Sergio Higuita, e lo stesso farà Juan Sebastian Molano in UAE Team Emirates per quanto riguarda le volate. Fernando Gaviria, Ivan Sosa e Nairo Quintana proveranno a tenere alto l’onore colombiano in maglia Movistar, mentre il giovane più intrigante pare essere Jesus David Peña (Jayco AlUla). La buona notizia è che dal 6 all’11 febbraio 2024 dovrebbe tornare il Tour Colombia, una delle corse più calde e affascinanti del mondo in termini di pubblico e tifosi. Per qualche giorno la lente d’ingrandimento del grande ciclismo tornerà quindi ad essere sul paese latinoamericano, dando l’opportunità a qualche ragazzo di mettersi in mostra.

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COMMENTI
Solo coincidenze sfortunate
2 novembre 2023 10:01 Carbonio67
Quintana ha fatto tantissimo, Bernal si è fatto male dopo aver trionfato al Tour e prima dell'avvento del fenomeno Pogacar.Inoltri pochi ricordano che Chaves ha perso di un nulla un Giro da Nibali, anche per cause sfortunate. Insomma, tanto male non mi sembra.

La semplice verità
2 novembre 2023 15:35 pickett
Peer eccellere,nel ciclismo odierno,bisogna godere di determinate protezioni e garanzie.Per alcuni anni i colombiani ne hanno goduto,ora evidentemente non più.Esattamente come gli italiani.

Xpickett
2 novembre 2023 16:47 italia
Today chi gode di "determinate protezioni e garanzie"?

Pickett
2 novembre 2023 18:27 alerossi
Per poter eccellere bisogna fare tanti sacrifici e avere fame di risultati. Purtroppo i colombiani, sudamericani in generale nello sport, arrivano presto al vertice e poi si fanno mangiare dalla voglia di denaro. Vedasi tanti presunti fenomeni nel calcio, i colombiani nel ciclismo e l'ultimo caso di lucas braathen pinheiro nello sci di origini brasiliane.

I sacrifici li fanno tutti
2 novembre 2023 23:38 pickett
Per un decennio hanno raccontato che i francesi non erano competitivi perchè non avevano voglia di allenarsi.Poi,di colpo,nel 2011,la Francia ha ricominciato a sfornare campioni a getto continuo.Prima erano tutti lazzaroni,poi di colpo sono diventati tutti stakanovisti.Ma per favore,non facciamo gli ingenui...

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