AFGHANISTAN. TRA SCUOLA E LAVORO FARIBA HASHIMI PEDALA SENZA PAURA

DONNE | 25/10/2022 | 08:00
di Giulia De Maio

Fariba Hashimi ha vinto il campionato afghano tenutosi il week end scorso in Svizzera, meritando un contratto con un team World Tour per lei e la sorella Yulduz, arrivata al traguardo in seconda posizione dopo una gara dominata insieme alle altre compagne “venete”, che hanno completato la top five di una corsa dal valore ben più profondo di una semplice competizione ciclistica. Tutte e cinque sono sfuggite a minacce, bastonate, lanci di pietre e ora vivono assieme, coccolate dai volontari vicentini, sognando Parigi 2024 e lavorando sodo per la libertà.



La prova nazionale è stata l'occasione per ritrovare amiche che hanno condiviso viaggio e sofferenze ma anche un banco di prova per le ragazze scappate dall'inferno di Kabul che hanno iniziato una nuova vita in altri paesi del mondo, come l'Italia che per le sorelle Hashimi, la più piccola del gruppo Arezo, Nooria e Zahra è diventata casa da ormai un anno abbondante. «Ci tenevamo moltissimo a ben figurare per mandare un messaggio alle donne che lottano ovunque nel mondo: non abbiate paura, potete fare qualunque cosa desideriate» ha raccontato la 19enne Fariba tagliato il traguardo davanti alla sorella maggiore Yulduz (22 anni). «Siamo commosse di poter ripagare la fiducia di chi ci ha dato quest'opportunità. Dobbiamo ringraziare Alessandra Cappellotto che ci sta crescendo come figlie, il team Valcar Travel&Service del presidente Valentino Villa e Breganze Millenium che per primi ci hanno tesserate, il nostro allenatore Maurizio Dal Santo e tutti coloro che ci hanno fatto sentire accolte in Veneto. Lo sprint finale? L’avevamo deciso assieme: una gara è una gara, anche tra sorelle».

Il buon italiano sfoggiato davanti alle tv di mezzo mondo dalle sorelle Hashimi è merito delle lezioni offerte gratuitamente da Daniela Berti e dalle altre professoresse dell'International Inner Wheel, associazione femminile strettamente legata al Rotary del quale condivide ideali, finalità e obiettivi, ma anche dei tirocini professionali svolti dalle ragazze in questi mesi. C'è chi lavora in un bar, chi in un supermercato, chi in un panificio. L'integrazione e l'indipendenza non passa solo dalla bici, come ricorda alle “sue” ragazze la presidente di Road to Equality Alessandra Cappellotto. «Sono grata per l'opportunità offerta dalla Israel-Premier Tech per le prossime due stagioni a Fariba e Yulduz (quest'ultima correrà nella continental del team israeliano, ndr). Come le altre ragazze continueranno a risiedere in Italia, dove sono rifugiate da poco più di un anno, e continueranno ad abbinare lo studio al lavoro perchè la priorità resta pensare al loro futuro. I traguardi che stanno raggiungendo queste giovani donne, come l'iscrizione all'Università di Camerino di Nooria (quarta al traguardo domenica, ndr), sono il frutto della passione che ognuna di loro ha messo sui libri e in sella e non sarebbero stati possibili senza la catena di solidarietà su cui hanno potuto contare» spiega l'iridata di San Sebastian 1997 che di recente ha incontrato le calciatrici di Herat, imbarcatesi grazie alla Onlus Cospe insieme alle cicliste il 27 agosto 2021 su un volo dell’Aeronautica Militare, con destinazione Italia.

Il campionato femminile afghano nel giugno 2021 venne brutalmente stoppato da un camion bomba. Un anno e quattro mesi dopo oltre 50 rifugiate di tutto il mondo hanno lottato per riprendersi la maglia che gli integralisti avevano deciso di distruggere. Per una stagione intera Fariba la sfoggerà con orgoglio e senza paura. «Tutte si sono salvate la vita e, pedalando, sono diventate un potentissimo simbolo di libertà – continua la prima azzurra a conquistare un mondiale di ciclismo, che per queste ragazze è un po’ tutrice e un po’ mamma. - Il ciclismo è il primo sport che è riuscito ad organizzare una competizione per queste atlete che sono state costrette a lasciare tutto, come movimento dobbiamo esserne fieri e continuare a supportare le realtà in difficoltà e che meritano di emergere. Ringrazio per questo gesto concreto David Lappartient e tutta l'Unione Ciclistica Internazionale (UCI). Vedere Fariba al via del Tour de France Femmes 2023 è un sogno che si avvera dietro al quale c'è tanto impegno e una squadra che continuerà a proteggere lei e le sue sorelle». 

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