L'ANNO CHE VERRA'

TUTTOBICI | 28/10/2021 | 08:00
di Cristiano Gatti

E adesso che andiamo al­la conclusione, prepariamoci subito al nuo­vo inizio. L’anno che verrà - perché verrà, anche se ormai sembra che un anno non sia più distinto dal precedente - l’anno che verrà si porterà ap­presso una grande novità. Una grande, smisurata, in­con­futabile novità: si porterà appresso il nuovo, un nuovo tutto nuovo, ma non per mo­do di dire.


Certo non ci cadrà tut­to in testa in modo inaspettato e sorprendente. Qualcosa abbiamo già intravisto, qualcosa abbiamo già intuito. Però sarà proprio il 2022 a farci voltare completamente pagina, nel mo­do più totale e definitivo. E su questa pagina nuova, nien­te sarà più come prima. Non ci troveremo più una parola di quelle che conosciamo a memoria. In che senso?


Nel senso che dovremo cambiare visuale, cultura, abitudini. Ab­bandonare certezze. Cer­car­ne di nuove, se ne troveremo. Scendo al pratico. Da anni, da tanti anni, siamo abituati a dire certe cose, a esprimerci in un certo modo, quasi in automatico, senza neppure più distinguere e percepire quanto diciamo. Riassumo alcuni dei nostri luoghi comuni più diffusi: il ciclismo italiano è tra i più forti del mondo, per i grandi Giri abbiamo Nibali, in na­zio­nale Cassani dopo Balle­ri­ni perpetua stile e tradizione martiniani...

Riconosciamolo: queste cose, tra le altre, ci fanno già tenerezza, come guardare le foto di quando la nonna era giovane. Quel mondo non c’è più, è durato fino a poche ore fa, improvvisamente ci si sfarina tra le mani. Il ciclismo italiano è tra i più forti al mondo? L’abbiamo sempre detto, era sempre vero, eppure dobbiamo riconoscere che ormai non sarà più così, nel nuovo che arriva siamo de­boli, fragili, come minimo in convalescenza, almeno parlando di cose e di corse serie. Nibali ci copre le gare a tap­pe? Basta, purtroppo non è più così, ancora più purtroppo nel nuovo non abbiamo proprio nessuno in grado di competere per i grandi giri (avevamo anche un’altra certezza, ieri, e cioè che dopo Nibali stesse arrivando Aru, ma sappiamo com’è finita pure questa). E poi la Na­zio­nale di Cassani, erede naturale di Martini e di Bal­le­rini, azzurro dipinto sulla pelle, tricolore avvolto attorno all’anima, “La Squadra” come griffe diffusa e rispettata in tutto il mondo: niente, cala il sipario anche su questo punto fermo, il nuovo che ci aspetta prevede tutt’al­tro, senza che nessuno pos­sa dire davvero come sa­rà.

Nemmeno ce ne siamo accorti, ma ci hanno tolto il terreno sotto i piedi. L’anno che verrà sarà tutta un’altra cosa, completamente diversa e disancorata dal nostro risaputo. Sarà un enorme, insondabile, in­definito punto di domanda. E proprio per questo ci caricherà di dubbi, di paure, si smarrimento. Ma non dobbiamo dimenticarlo mai: ci caricherà anche di un nuovo fascino e di una nuova curiosità, perché il nuovo che arriva - nel cuore di chi non lo teme, di chi non si aggrappa con le unghie al vecchio e al sicuro - ha sempre risvolti maledettamente affascinanti. Il nuovo può essere certo peggiore, ma anche imprevedibilmente migliore. Basta accoglierlo con animo sereno, senza pretese, senza pregiudizi.

Certo ragionarci sopra adesso non induce al­le più ottimistiche aspettative: pensare in questo momento che dopo Ni­ba­li avremo subito qualcuno capace di lasciarci tranquilli nelle grandi corse a tappe ap­pare più un sogno bambino, sicuramente non un realistico e fondato ragionamento a mente fredda. Dire adesso che il ciclismo italiano tornerà presto a essere uno dei migliori al mondo ha più il sapore di una battuta che di un pronostico ra­gio­nato. Ma non importa, non bisogna lasciarsi prendere da questa fregola di sapere, se andremo nel meglio o nel peggio. È l’unico errore che non bisogna mai commettere, quando arriva il nuovo.

C’è una regola in­fal­libile, mai sconfessata, che accompagna il nuovo come un libretto delle istruzioni. Ciascuno può attenderlo e accoglierlo come meglio preferisce, in base al proprio carattere e alla propria indole, ma tutti devono attenersi a questa regola, l’unica che consenta di andare nel do­mani a cuore leggero: il nuo­vo non va temuto, il nuovo va accettato.

da tuttoBICI di ottobre

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COMMENTI
Sig. Gatti
28 ottobre 2021 11:33 max73
Mi sembra irrispettoso scrivere che dopo Nibali, per il ciclismo italiano, cambierà tutto. O almeno è già cambiato da almeno 3 anni. Nibali non è più un corridore vincente da almeno un triennio, come logico che sia visto l'età. Eppure abbiamo vinto i campionati europei con 3 corridori diversi. Circa un mese fa abbiamo vinto una corsetta da poco....come la Roubaix con Colbrelli e con Moscon grande e sfortunato protagonista. Allora mi sembra irrispettoso parlare di ciclismo italiano in crisi. Non siamo più quelli di 20 anni fa ma il ciclismo è cambiato...

Strano
28 ottobre 2021 12:52 Forza81
Dopo la Roubaix erano tutti sul carro, ora di nuovo crisi ? Va bene, abbiamo capito l'antifona sig Gatti

Commento
28 ottobre 2021 14:09 max73
Vorrei aggiungere un'altra considerazione a quello che ho già scritto. Il ciclismo italiano non è più lo stesso da almeno 10 anni, Nibali a parte. Eppure in quest'anno si sono visti segnali incoraggianti x il futuro: Colbrelli finalmente vincente a livelli altissimi, la rinascita di Moscon, la definitiva consacrazione di Gianna, alcune promesse/speranze (Bagioli, Masnada, ecc) . Eppoi la crescita esponenziale del movimento su pista.,... Allora parlare di ciclismo italiano in crisi post 2021 mi sembra una provocazione.... anzi forse lo è!

Tutto bene,finché non c'é una salita
28 ottobre 2021 15:09 pickett
Diceva Marco Lucchinelli,parlando di moto,che in rettilineo sono capaci tutti di andar forte,il campione si vede in curva.Nel ciclismo,sono capaci tutti di andar forte in pianura,e fare la volatina dopo aver succhiato le ruote per4 o 5 ore.Ma quando si sale per noi sono dolori.Per una volta ha ragione Gatti,non abbiamo uno scalatore decente.Speriamo che Masnada,deludentissimo al Giro di quest'anno,confermi i buoni segnali del Giro di Lombardia.

considerazione
28 ottobre 2021 15:21 PIZZACICLISTA
per uscire da questa grande crisi Italiana, la federazione deve fare in modo che nascano delle nuove società con gente nuova che porti qualcosa di nuovo fin chè si continua a far girare le solite persone a destra e a sinistra non ne veniamo fuori

Elia
28 ottobre 2021 17:04 Oritiz
E Viviani, dove lo mettiamo? Per me numero uno,,,

Grande crisi….!!!
28 ottobre 2021 18:31 lele
Forse sono io che non vedo e interpreto bene.
Se “grande crisi” significa mancanza di scalatori e di atleti da grandi Giri vorrei capire quale è l’ultimo scalatore o ciclista belga che ha vinto un grande Giro.
Eppure il Belgio non mi sembra ciclisticamente in crisi.
Tutto in base alle prospettive.
Nel disegno aiutano molto!

LA RUOTA GIRA
28 ottobre 2021 19:39 agostino
il ciclismo è una ruota che gira, a volte sei in alto, a volte sei in basso ;i conti si tirano sempre dopo perchè le variabili sono sempre tante . Tra un anno si potrà fare un primo bilancio , tempo al tempo.

oh mio dio
29 ottobre 2021 07:43 kristi
che mi sta succedendo ??? l altro ieri commentavo dando ragione e condividendo cio che scriveva @fransoli ,oggi mi ritrovo a far lo stesso con @pickett...forse sto diventando anche io un succhiaruote alla ....colbrelli ??

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