DANESI vs ISETTI: «DANIELA FAI UN PASSO INDIETRO». MA NON È TARDI?

POLITICA | 18/09/2021 | 14:59
di Pier Augusto Stagi

Vi proponiamo per intero l'intevento della consigliera federale Serena Danesi che oggi su facebook si è espressa sulla prossima elezione di Daniela Isetti nel direttivo dell'Uci.


 


«Voglio esprimere un mio pensiero, magari andando contro l'opinione del mio stesso gruppo del Consiglio Federale. Da marzo occupo un ruolo che mi porta ad ascoltare la base per sviluppare le tematiche del ciclismo femminile. Un argomento che mi appassiona e che ritengo meriti il massimo rispetto.

Per questa ragione il mio pensiero va alle imminenti elezioni in seno all'UCI della nostra candidata a rappresentare l'Italia, Daniela Isetti. Una donna che andrà ad occupare un ruolo in un'organizzazione sovranazionale, in pratica il massimo livello per il ciclismo, rappresentando un intero Paese.

Vista la nuova governance nazionale, mi permetto di dire che stiamo così andando a veder eletta una figura che non gode della legittimazione del Consiglio Federale di cui sono parte.

Ad oggi con Daniela non c'è mai stato un dialogo, con me e nemmeno con il Consiglio FCI, quindi mi chiedo quali istanze voglia portare avanti.

Inoltre, da quello che mi risulta, lei stessa aveva annunciato che, in caso di mancata elezione alle consultazioni di febbraio 2021, avrebbe fatto un passo indietro anche a livello internazionale in quanto non in linea con le direttive generali (come sembrerebbe dalla registrazione di uno degli ultimi Consigli Federali).

Da donna, da ex atleta e da persona che ricopre un ruolo in seno alla FCI mi chiedo se sia opportuno essere rappresentata da qualcuno che si presenta in un contesto internazionale a titolo personale. Ritengo che, per un atto di dignità e di amore verso un movimento impegnato a portare avanti le istanze del mondo femminile, sarebbe logico esprimere una figura più vicina alla nostra realtà.

Un passo indietro sarebbe forse un atto dovuto. Non pensate?

 

Un intervento che fa pensare e, chiaramente, scatenerà una ridda di commenti e prese di posizione. Una donna che va dritto per dritto contro una sua collega: è la parità bellezza, e questa non è nemmeno una brutta notizia. La politica è questa faccenda qua e questa è chiaramente una presa di posizione politica. Serena Danesi prende il coraggio a due mani e si mette a digitare sul proprio advice, e si chiede se è giusto che una collega, che non è chiaramente espressione del ciclismo italiano, vada a sedere da venerdì prossimo sullo scranno del governo mondaile della bciciletta.

È una domanda, che non ha nulla di ingenuo ma che va chiaramente a sollevare un problema, che in seno alla nuova Federazione di Cordiano Dagnoni è visto appunto come un problema e viene reso noto, esplicitato, messo nero su bianco. Forse, però, questo grido di allarme arriva fuori tempo massimo. È un grido che ha lo scopo di farsi sentire, di creare disagio, di aprire una discussione politica e no, ma che non cambierà la sostanza delle cose, perché Daniela Isetti venerdì prossimo in Belgio sarà eletta, su questo non ci sono dubbi. Serena Danesi chiede che faccia un passo indietro, ma è altrettanto chiaro che anche lei sa bene che questa sua richiesta resterà tale, senza la benché minima risposta.

A fine gennaio l'allora Consiglio Federale guidato da Renato Di Rocco propose come candidata Daniela Isetti. Il 7 marzo scorso, in occasione del Congresso Uec, due furono le elette a rappresentare l'Europa della bicicletta in seno al Comitato direttiivo dell'Uci e queste due figure sono risultate essere Daniela Isetti e Agata Lang, figlia di cotanto padre (Czeslaw). Quindi, se c'era da dire qualcosa andava detto prima del Consiglio Uec (Dagnoni è stato eletto il 21 febbraio, oggettivamente poco tempo aveva a disposizione per affrontare l'argomento). Ora, sia la Isetti che la Lang saranno elette in rappresentanza dell'Europa. L'Italia, chiaramente, poco gradisce, ma anche poco può fare per non dire niente. Quindi, perché tanto fracasso? Per ricordare che Daniela Isetti rappresenterà se stessa, l'Europa del ciclismo, ma non quello italiano. Quello targato Cordiano Dagnoni.

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COMMENTI
Serena è una donna che conosce il problema;
18 settembre 2021 16:04 canepari
è giusto che dica quello che pensa e vada diretta al punto. L'errore è primogenito.

Non capisco
18 settembre 2021 18:56 FrancoPersico
Tutti i membri seduti in UCI hanno un legame con le rispettive Federazioni? Detto che l’UCI per intera andrebbe rifondata!

Serena cara
18 settembre 2021 23:34 verita
Ma sinceramente critichi chi da anni è sul campo gara.... Eeee ci vuole coraggio a criticare chi ne sa più di te... Ma tanto tanto più di te.
Ma siamo qui ad aspettare cosa saprai fare tu in italia per il ciclismo femminile. Secondo me hai preso un bel granchio...

La ricostruzione temporale è chiara
19 settembre 2021 10:57 fifdotcom
Chi è causa della propria inadeguata preparazione pianga se stessa.
Dal 21 febbraio al 7 marzo ci sono 15 giorni. Non sono sufficienti a nominare qualcun’altra? Ora te la tieni.
E, gentile signor Canepari, non fa bene Serena Danesi a “dire quello che pensa” perchè fa solo una brutta figura e la fa fare a tutto il Consiglio Federale. La figura degli impreparati, inadatti ad essere eletti ai vertici.

Serena Danesi TOP
19 settembre 2021 13:37 emmemme68
Faccio presente, a coloro che citano date di possibili modifiche, che le nomine per i "meccanismi internazionali" sono leggermente più complesse nel momento che si vuole a dare a rivederle una volta fatti i vari nominativi. L'errore, voluto, è stato fatto dal precedente Presidente FCI, non disgiunto dal probabile accordo elettorale che ha portato al travaso di voti della Signora Isetti in favore di Dagnoni ed a scapito di Silvio Martinello. Politica di bassissimo (infimo) spessore ed uso a chi ha sempre fatto del suo presenzialismo autoreferenziale il suo marchio di fabbrica. Lasciamo perdere, poi, la gestione del Centro Studi della FCI vera macchina mangiasoldi a scapito di investimenti per l'attività agonistica. Brava, bravissima Serena Danesi nell'evidenziare l'ottenimento di un posto che farebbe rabbrividire anche i più convinti assertori del nepotismo.

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