L'ABC DI COSTA. PROTESTA? NON BASTA ESSERE PRO, CI VUOLE ANCHE TESTA

GIRO D'ITALIA | 24/10/2020 | 14:28
di Angelo Costa

I come interviste. Nel senso di dichiarazioni dopo la gara. Quelle rilasciate prima della gara si chiamano previsioni, ipotesi, in qualche caso minacce. A parte rarissime eccezioni, le interviste seguono lo stesso copione: vengono tutte recitate a memoria come una poesia di Carducci. Per scoprirlo, c’è un semplice test: alcuni corridori, quando si chiede loro se temano il maltempo, rispondono ‘Merito dei miei compagni’. Ci mancheranno le interviste del Giro, specialmente quelle con la doppia traduzione di intervistatore e interprete e successiva spiegazione del conduttore: tuttobiciweb è in grado di offrire ai suoi lettori uno spartito, da utilizzare per addormentare i figli o alla recita di Natale in parrocchia. ‘Questa vittoria è un sogno che si avvera, ancora non ci credo, sono davvero molto contento. Ringrazio i miei compagni, i tecnici, lo sponsor, l’ammiraglia, i meccanici, il magazziniere e il cuoco dell’albergo dove ho fatto colazione stamattina. La corsa? La squadra mi ha dato fiducia e io cercato di ripagarla, anche se spero che il premio mi basti. Adesso vado avanti alla giornata, anche perché è difficile farlo di settimana in settimana, figuriamoci di mese in mese, augurandomi di non cadere perché non è mai bello, sperando di ripetermi perché come si dice nel nostro ambiente, ma credo anche in altri, l’appetito vien mangiando. Faremo la nostra corsa, anche se a volte è meglio fare quella degli altri, specialmente quelli che vincono. Non temo il freddo: credo ci sia per tutti. Né l’altitudine: credo ci sia per tutti. Né il rifornimento: credo ci sia per tutti. Ci restano molte tappe, ma sono convinto che col passare dei giorni caleranno’.


P come protesta. Nel senso di lamentela. Da non confondere con protesto: con quello non si va mai all’incasso. Ha varie forme, ma conta soprattutto la sostanza. C’è la manifestazione di protesta, che non significa soltanto mostrarsi arrabbiati, ma pure scendere in piazza: se manca la piazza, si scende alla fermata successiva. La attua chi rischia di finire in mezzo a una strada, ma anche chi lavora sulla strada: quando non porta risultati, va a donne di facili costumi. Dei ciclisti non sempre si riconosce la protesta: anche quando non hanno lamentele, bloccano la strada. In genere, cercano di esibire le loro rivendicazioni tutti assieme: in gergo si dice gruppo compatto. Capita anche che ognuno vada per conto proprio: la classica fuga in avanti. Al Giro la protesta nasce all’ultimo momento, anche su cose risapute: due anni fa i corridori scoprirono che a Roma ci sono le buche, come sanno pure i sassi dell’era moderna. Adesso hanno scoperto la tappa lunga di Morbegno: non hanno guardato il libro della corsa, perchè impegnati nelle relazioni social. Ne hanno discusso su Telegram, senza trovare un postino che lo consegnasse a tutti. Così è venuta fuori una figuraccia epocale, perché accorciare una tappa per pioggia con 13 gradi di temperatura non è mai successo nella storia: il classico buco nell’acqua. Oltre che i tempi, si è sbagliato il tempo, nonostante potesse esser d’aiuto la composizione stessa della parola protesta: non basta essere pro, ci vuole anche testa.


 

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