CIPOLLINI, IL LOMBARDIA E LA SICUREZZA CHE FA DISCUTERE

APPROFONDIMENTI | 17/08/2020 | 12:17
di Pier Augusto Stagi

Caro Mario,
è da settimane che seguo con interesse i tuoi interventi video e ieri ho visto che su un argomento a me caro e chiaramente emergenziale in un momento come questo per il ciclismo, mi hai anche chiamato in causa. Lo hai fatto con garbo e intelligenza, dissentendo su quanto avevo scritto a caldo nelle mie pagelle dopo il Lombardia. Non ti è piaciuto il passo nel quale scrivo che è probabile che «sotto la pressione di Vincenzo, Remco ha perso lucidità e ha sbagliato una curva», cosa che per altro continuo a pensare. Però aggiungo anche che gli organizzatori «qualche riflessione in merito debbano farla. Già il ciclismo viene considerato uno sport “ingombrante”, se passa anche il concetto di sport che porta “rogne” siamo a posto».


Il titolo di quelle pagelle poi era piuttosto emblematico: «Jakob indomabile, Remco indistruttibile, ma non sfidiamo la sorte», come a dire facciamo qualcosa, non si può andare avanti in questo modo. Troppo leggero? Forse. Per questa ragione colgo la palla al balzo e il tuo invito ad una riflessione in tema di sicurezza nelle corse. Appello più che sacrosanto.


Resto dell’avviso che la discesa della Colma di Sormano meriti una riflessione. Come giustamente hai ricordato tu nel tuo intervento che noi rilanciamo, troppi sono stati in questi anni gli incidenti. Troppi ragazzi ci hanno rimesso le ossa. Poche segnalazioni? Lo credo anch’io. Pochi addetti alla sicurezza? Francamente non saprei, ma è per questo che Rcs Sport è bene che si guardi allo specchio. Ma non solo lei, anche i team manager, i corridori, i componenti della fantomatica Commisione Tecnica che fino a ieri non hanno proferito verbo.

Sono passati anni e cadute su cadute e ognuno in questo caso ha le proprie colpe e responsabilità. Guai andare a disturbare il manovratore (l’Uci è quella che mette sotto accusa Rcs Sport ma non muove dito per gli amici del Giro di Polonia dopo la rovinosa caduta di Fabio Jakobsen).
Insomma, su questo tratto di strada in discesa, molto tecnico e pericoloso, qualcosa pur bisognerà pensare. Toglierlo? Metterlo in sicurezza? Non sta a me dirlo, ma è chiaro che bisogna parlarne. Qualcosa va fatto.

Però, caro Mario, resto convinto che il punto più basso in materia di sicurezza Rcs Sport l’abbia toccato con la vettura sul percorso in piena corsa, a pochi chilometri dal traguardo, con un atleta che stava lottando per il 7° posto o forse anche per qualcosa di meglio. Lì c’è poco da dire e molto da fare. Altro che andare in tivù a dire che va tutto bene madamaelamarchesa, con due fratturati sul cuore.

Insomma Mario, ne ho approfittato per allargare il dibattito, per mettermi in questo caso a ruota, anche se certe cose le ho scritte in modo diretto e sincero immediatamente. Avrei forse dovuto insultare, dare del criminale agli organizzatori? Non è nel mio stile, o almeno cerco di non farlo. Però mi sento di dire che se per la signora che con la sua macchinuccia entra noncurante sul percorso di gara la responsabilità è solo e soltanto degli organizzatori, per quella dannata discesa la responsabilità è di molti, anche delle squadre, dei corridori e della Commissione Tecnica che avrebbero dovuto e potuto farsi sentire qualche anno fa, esattamente come tu hai giustamente ricordato. Troppi gli incidenti, ma anche troppi i silenzi. Troppi.

Con amicizia
Pier Augusto

 
 
 
 
 
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COMMENTI
Lo sapevano
17 agosto 2020 13:42 Berna71
Lo sapevano benissimo che la suddetta discesa e’ e sara’ pericolosa sempre se poi presa a velocita’ alta ancor di piu’ e personalmente credo che la colpa sia di Remco ma ancor piu’ della sua squadra che sapeva benissimo i rischi di tale tratto e non hanno fatto la ricognizione nei giorni precedenti con il ragazzo ancor piu’ che partiva come favorito e i particolari fanno la differenza nei finali di corsa .. poi non capisco cosa si lamenta Cipollini di mettere in sicurezza la facesse come noi amatori in ottobre dopo la pioggia comel’anno scorso senza assistenze segnali e protezioni che conta in certi casi e’il cervello da far funzionare e siccome ci sono fenomeni o presunti tali anche negli amatori venisse s vedere le cadute che ci sono state percio’ visto che i prof sono pagati facessero il loro lavoro con dovizia di causa invece di lamentarsi ogni volta dei percorsi delle strade ecc... al netto poiché ognuno la pensa come vuole x me e’ cosi’ voi pensate cio’ che volete buon ciclismo dopato a tutti

Io penso che....
17 agosto 2020 14:54 Fuga da lontano
Io penso che una riflessione vada fatta a 360° partendo da quello che credo si un dato di fatto ovvero che le strade e sopratutto le discese siano le stesse da quando il ciclismo ha iniziato a percorrerle, sono rimaste invariate nelle geometrie, nelle pendenze, nelle difficoltà e nei rischi, con medesimi burroni, ponti e muretti magari obsoleti, probabilmente funzionali per gli urti delle autovetture ma non per i ciclisti e i motociclisti sopratutto se queste strade sono affrontate al limite come durante una gara ciclistica. Partendo da questo punto cosa è cambiata? la velocità dei ciclisti, le bici, gli accessori (tra i quali i freni a disco e le ruote), la mescola dei copertoni e tanti altri piccoli particolari hanno incrementato le velocità medie con cui gli atleti affrontano le discese e pensiamo che i materassi, le protezioni siano sufficienti ad assorbire qualsiasi incidente?
Non entro nella discussione su Evenpoel, non ho la competenza per affibbiargli la responsabilità (ma se l'errata impostazione della curva fosse stata condizionata da un guasto meccanico o da un imprevisto banale, un sassolino, un riflesso, una disattenzione non lo prendiamo in considerazione?), introdurre un addetto o dei cartelli che segnalino l'arrivo di una curva con diffcoltà elevata o con condizioni di contorno critiche (muretti, dirupi...) basterebbe a rallentare i corridori? (io credo di no, in fondo si tratta di una scelta libera..)
Avete visto la discsa del Poggio? non la considerate estramente pericolosa con qui muretti da 1 mt. di altezza e i canali di scolo lungo il perimetro della strada ? cosa facciamo, la confiniamo con delle reti come se si trattasse della streiff di Kitzbuhel?
Partendo dallo sci scrivo la mia riflessione e mi infilo tra Stagi e Cipollini (persona arguta e lungimirante su certe questioni) per una considerazione su quanto i ciclisti possono fare per proteggersi, oramai sono atleti coperti da un sottile velo di materiale tecnico e da un casco (forse da migliorare o da adeguare a seconda del ruolo che si ha nella corsa) come lo erano i discesiti liberi e come lo sono stati i motociclisti e quando si sono accorti che certe protezioni non erano più adeguate per le nuove velocità raggiunte hanno lavorato di concerto con aziende del settore per realizzare sistemi di sicurezza più moderni (vi ricordate il botto di Sofia Goggia a Cortina con in sottofondo il rumore dell'airbag che espldendo la proteggeva?) e funzionali, ecco, tra i tanti interventi che ho letto non ho notato nessun riferimento sulla possibilità di sacrificare qualche etto per aumentare la sicurezza diretta sul ciclista intervenendo sulla sua incolumità in modo diretto.
Perchè non pensarci?

La perfezione
17 agosto 2020 15:40 Miguelon
Una riflessione generale. Bene tutti gli spunti, in particolare quello che prende in considerazione la banale possibilità di frenare quando si è incerti ( e se uno non frena se ne assume le conseguenze;vuoti rischiare per arrivare primo? Se freni non cadi); ma qual è la questione? La perfezione. Oggi si vogliono tutti sani, belli, puliti. Perciò ogni cosa da questo momento va fatta sul divano.

La via di mezzo
17 agosto 2020 17:29 Virtualmacfrog
In campionati come la F1 o la Moto GP i piloti hanno una voce importante sulla sicurezza, ci sono Co ti ui confronti su tali argomenti e ogni anno vengono fatti dei passi avanti. Nel ciclismo il massimo è stato discutere del carter ai dischi... Per il resto sembra che l'argomento debba essere tabù e che, siccome tra gli amatori si muore da eroi, i professionisti debbano fare altrettanto. Ovvio che una pista automobilistica è molto più controllabile, ma magari si può fare qualcosa di meglio del niente.

Basta con questa storia che ha sbagliato Remco!
17 agosto 2020 17:38 mdesanctis
Un corridore deve potere sbagliare senza rischiare di volare giù da una scarpata di 10 mt!!!! E' l'organizzatore che deve tutelarlo! Un organizzatore esperto passa una sola volta sul percorso e, in tempo reale, indica i punti dove intervenire. Se non lo fa è per 2 ragioni: dabbenaggine; problemi economici. RCS Sport deve rispondere di questo. Perché questo Lombardia estivo è stato organizzato così? Superficialità o problemi di budget? "Tutto bene" Vegni cosa risponde?

Senza la mia solita "polemica" o "critica" alcuna...
17 agosto 2020 18:28 Fra74
Certo che oramai non ci si può più stupire (né sorprendere), in negativo, di alcun atteggiamento o comportamento a riguardo di certe esternazioni.
Personalmente, credo che, ognuno dei vari personaggi sportivi e pubblici intervenuti a sproposito (?!), cerchi di portare “l’acqua al proprio mulino”, magari con un obiettivo che non è ben ancora noto.
Mi riferisco ai vari Sig.ri Gatti, Stagi, Cipollini e via discorrendo: in questi frangenti, penso che, il silenzio sia la migliore arma per cercare di sistemare quanto possibile riguardi il tema SICUREZZA ed INCOLUMITA’ dei ciclisti.
Mi spiego subito: corretto analizzare e “denunciare” le eventuali pecche organizzative da parte di RCS e del “duo” Vegni & Allocchio, ma “celebrare” processi giornalistici o addirittura da “remoto” (vedi video) non ha senso.
I giornalisti sono deputati ad elencare ed evidenziare tutto ciò, ma con tono pacato, civile, e non “polemico” o che, magari, susciti risentimenti: così come dare spazio alle esternazioni di certe amicizie (come li definisce il Dott. Stagi), vedi il caso del Sig. Mario Cipollini, non fa altro che alimentare questa POLEMICA relativa alla situazione già oggetto di ampia discussione sui vari social.
Personalmente, reputo doveroso, in primis, augurare che in futuro, certi episodi non accadano più, in alcuna corsa, a qualsiasi livello, in qualsiasi Nazione, o almeno cercare di fare tutto il possibile, per evitare quanto già accaduto.
Il resto sono “chiacchiere da social”: spetterà all’UCI e alla magistratura ordinaria, semmai interessata, verificare se lacune ne ve sono state o meno, se responsabilità sono da individuare ed addossare a precisi nomi e cognomi.
Ora, ricevere un “like” su una pagina social oppure visualizzare tanti commenti sul proprio giornale, spiace scriverlo, ma non dovrebbe passare attraverso gli incidenti occorsi a due persone, in questo caso ciclisti.
I commenti vanno apprezzati, così come gli interventi di qualsiasi persona, se sono finalizzati ad una discussione civile in tema di sicurezza.
Mi pare che ciò, almeno in parte, manchi.
Francesco Conti – Jesi (AN).

Un corridore deve potere sbagliare senza rischiare di volare giù da una scarpata di 10 mt!!!!
17 agosto 2020 19:24 Fuga da lontano
prendiamo come statistica gli ultimi 4 decessi per cadute in gare professionistiche, Casartelli, Kivliev, Weylandt, Lambrecht, nessuno di loro è finito un dirupo e pertanto non è che la messa in sicurezza di questi possa azzerare il problema. le discese sono pericolose, punto.
Non è questione di RCS, di Vegni (poi, se serve il capro espiatorio per assolvere gli interessati di quanto accaduto facciamolo pure) è chè atleti proiettati a 80-90 km/h su due ruote ed un telaio sono gli anelli deboli della catena. Un esempio ? (organizzatore TDF) la caduta di Richie Porte al tour del 2017 ve la ricordate ? due semicurve consecuitve, una a dx e una a sx, errore di guida e volo tremendo con corridore della Quickstep trascinato giù. Tragedia evitata? eccome, eppure non c'erano dirupi.
Si può avere una commissione tecnica che condivida le soluzioni per evitare rischi? si, è possibile, ma se per le motoGP è facile mettere in sicurezza le dieci curve del circuito e le relative vie di fuga nel ciclismo è più complesso. vi immaginate lo stesso approccio su tutte le discese di un grade giro? e le vie di fuga...? piante e muretti come li sistemiamo?
Il ciclismo è uno sport pericoloso con protagonisti a rischio. E'ora di un passo rivoluzionarlo per garantire la propria incolumità e questo non può e non deve passare dalla sola applicazione di materassi o di addetti che segnalano punti pericolosi.
Weylandts e Lambrecht sono stati gli ultimi due tragici esempi.

E quando le strade erano sterrate? Zero rischi?
17 agosto 2020 23:17 Miguelon
Un'ultima cosa: quasi tutti a scandalizzarsi. E quando Massignan, Coppi, Bartali, Magni scendevano per l'Aspin, il Tourmalet, il Pordoi etc. con lo sterrato? Cosa si disse per l'incidente che occorse ad occana e che gli rovinò la carriera (insieme ad altri incidenti del genere per altri corridori)? Ora ci sono i freni a disco, le coperture al top, i caschi, l'asfalto e ancora ci si grida all'assassinio. Se la strada inizia ad essere scandalosa, allora eliminiamola per praticare solo cross. Almeno il deretano cade sul morbido.

Colpa di Remco
18 agosto 2020 04:43 Franco
Se Remco è uscito di strada la colpa è solo sua. Se in discesa ha superato i suoi limiti la colpa non è certo di chi organizza il Lombardia

La colpa è nel team di Evenepoel
18 agosto 2020 09:21 59LUIGIB
Io sono convinto che questo ragazzo sia stato caricato di un peso più grande di lui almeno al momento uno che da pochi anni corre in bici sia pure un fenomeno che pero ha maturato poca esperienza nelle gare giovanili e su di esso spesso pesano i pronostici ed i giudizzi da fenomeno quale è forse lasciarlo cresciere un po per gradi sarebbe stato meglio e comunque quando a 20 anni sei li e ti danno favorito se Nibali e Fugslang attaccano in discesa lui gli va dietro ed a differenza della salita li ci vuole tecnica ed esperienza per cui Bramati & C riflettano.

Condivido l'intervento di @Fra74
18 agosto 2020 10:48 FrancoPersico
Mi pare sensato quanto detto. Tutto il resto sono chiacchiere da bar.

Assurdo...
18 agosto 2020 16:16 mdesanctis
Sono andato a cercare i filmati della discesa dalla Colma degli anni scorsi. QUEL PARAPETTO ERA SEGNALATO E PROTETTO. Si vede chiaramente in un paio di riprese. Perché quest'anno no? Con l'estate si corrono meno rischi?
Ognuno tragga la proprie conclusioni. Ramco non è caduto in pieno rettilineo. Non ha ingoiato un calabrone. È caduto in un punto che RCS considerava pericoloso. E non c'entrano niente i pericoli del dopoguerra o il suo team (puro esercizio di fantasia). Un organizzatore deve tutelare i corridori in corsa. E sabato non è stato fatto come nelle edizioni precedenti.

l'esperienza non c'entra
18 agosto 2020 20:09 alerossi
Gilbert quando è andato nel burrone nella discesa del Portet d'Aspet al tour 2018 era forse inesperto? tutti quelli che danno la colpa all'inesperienza e alla squadra che lo lancia in corse di un certo livello lo dicono perchè non sanno cos'altro dire. qualcuno ha parlato di sci: uno sciatore non dovrebbe sbagliare (e li il limite è obbligatorio superarlo se no non si va giù a 150Km/h), ma nel caso sbagli ci sono le triple reti che servono ad attutire il colpo ed evitare conseguenze più gravi. remco non ha sbagliato, ha visto il muretto ed è passato ma non poteva vedere che poi rientrava di un metro e li si è schiantato. la colpa di rcs è stata di non mettere un materasso che avrebbe coperto la rientranza del muretto con due funzioni: in caso di sbaglio non sarebbe finito di sotto, ma caduto sull'asfalto con conseguenze minori e secondo avrebbe dato l'impressione visiva che lo spazio di curva era minore

... e nel 2015 c'era un addetto che segnalava il pericolo
18 agosto 2020 21:58 mdesanctis
Dalle immagini del Lombardia 2015 si vede che c'è un addetto fermo nel punto in cui è caduto Remco che segnala il pericolo con la bandiera. Troppo poco, vista quella rientranza del muretto, ma almeno c'era. Perché sabato scorso non c'era nessuno??? Questo deve spiegare Vegni.

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