MIRIAM VECE. «NON VEDO L'ORA DI RIPARTIRE, PENSANDO A TOKYO...»

DONNE | 30/06/2020 | 07:30

 


Miriam Vece ha fatto sognare tutti gli appassionati di pista, quando ai mondiali di Berlino dello scorso febbraio ha vinto il bronzo nei 500 metri. Una medaglia che lasciava immaginare la possibilità di andare a caccia di gloria anche alle Olimpiadi di Tokyo. Ma l’emergenza sanitaria ha stravolto i piani di un’atleta che veste la maglia fucsia Valcar – Travel & Service sin da quando era esordiente 1° anno e che ora ci racconta sogni e speranze per il futuro. 


«I mondiali di Berlino sono stati il momento più bello e inaspettato della mia carriera - spiega l'atleta ventitreenne -: sapevo di andare forte e di essere migliorata, ma mai avrei pensato di salire sul podio e battere atlete che negli anni scorsi avevano vinto diversi titoli mondiali».

Un momento magico prima di quel maledetto lockdown. Come l'hai vissuto?
«Allenarsi senza un obiettivo e senza avere notizie sul se e sul come si fosse ripreso a correre è stato sicuramente difficile. Ho trascorso le settimane di lockdown in casa con la mia famiglia e questo ha aiutato a livello emotivo. Ogni giorno mi sono allenata con il ciclomulino e con i rulli e con i pesi ho lavorato come se fossi stata in palestra».

Ora invece la situazione è migliorata?
«Sì, senza dubbio. Non sappiamo ancora con certezza se ci sarà l’europeo in pista a novembre, ma finalmente abbiamo le prime date e, come detto, allenarsi con un obiettivo è tutta un’altra cosa».

Quando e dove tornerai in pista?
«Tornerò a gareggiare in Italia a Fiorenzuola d’Arda il 3 e 4 agosto, mentre sarò ad Ascoli dal 7 al 9».

Ritornando a parlare di allenamento, tu sei l’unica italiana che si prepara nel centro internazionale UCI ad Aigle. Tornerai in Svizzera per prepararti?
«Sì, con ogni probabilità tra una decina di giorni tornerò ad Aigle in quella che io considero una sorta di terza famiglia».

Una terza famiglia?
«La mia prima famiglia è quella vera, naturalmente, la seconda famiglia è la mia squadra e sì, là in Svizzera c’è la mia terza famiglia. All’inizio è stata dura ambientarmi in un contesto così diverso, poi è diventato man mano tutto più facile e conto di tornarci presto».

Come è cambiato il rapporto con le tue compagne di squadra della Valcar – Travel & Service durante il lockdown?
«Preparando discipline così specifiche in pista, di fatto non vedo quasi mai le mie compagne di squadra. Però ci sentiamo sempre via messaggio, ci raccontiamo le cose che ci succedono e rimaniamo sempre aggiornate. La squadra non mi fa mai mancare nulla e questa è una cosa molto positiva per me. Ora siamo tornate ad allenarci anche a Montichiari e finalmente ci siamo riviste dopo tanto tempo».

E il rinvio delle Olimpiadi?
«In linea di massima potrebbe essere un vantaggio per tutte le atlete più giovani che, avendo un anno di tempo in più per prepararsi e crescere, dovrebbero accorciare il gap con quelle più mature che talvolta, come è successo all’australiana Amy Cure, hanno addirittura annunciato il ritiro in questi giorni».

 

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