PRUDHOMME. «TUTTI VOLEVANO IL TOUR AL CENTRO DEL PROGETTO»

PROFESSIONISTI | 06/05/2020 | 08:00

Christian Prudhomme è il direttore della sezione ciclismo di Aso (Amaury Sport Organisation) e del Tour de France, quindi l’uomo che comanda l’organizzazone più potente del ciclismo mondiale. Ed è lui che analizza e commenta per noi il nuovo calendario mondiale.


«Avere un calendario che fissa un orizzonte, delle prospettive, uno scopo, una speranza è evidentemente essenziale per il corridori. Da tempo non avevamo una notizia così buona. Ed è un calendario che mi piace perché non è stato facile condensare tutte le richieste in poco più di tre mesi. Chiaramente ci sono state discussioni  e proposte tra noi organizzatori e i rappresenanti di corridori e squadre. Abbiamo svolto parecchie riunioni, tutte costruttive e abbiamo lavorato con un inedito spirito di collaborazione. Abbiamo costruito un calendario eccezionale in una situazione eccezionale. E speriamo davvero di vedere la luce in fondo al tunnel».


Inevitabili le sovrapposizioni.
«Di solito siamo contrari, ma stavolta è tutto diverso. Ma Marc Madiot, presidente della Lega del Ciclismo francese, per esempio è stato chiaro: "vogliamo il massimo numero di corse per far gareggiare il massimo numero di corridori". Le squadre saranno impegnate anche su tre fronti, si viaggerà, ma questo è importante per le squadre e i corridori».

Le trattative sono state difficili?
«Il Tour ha fissato le sue date, tutti hanno riconosciuto che questa fosse la priorità e attorno a questo è stato costruito il calendario nel rispetto delle regole sanitarie adottate da ogni paese. Poi è stata l’UCI a compiere le scelte finali. C’era una volontà comune di trovare una soluzione e di inserire il massimo numero di corse. Il pensiero è stato quello di essere uniti per arrivare ad un calendario. E questa unità mi ha colpito, mi è piaciuta».

Avete dovuto accettare di ridurre la durata del Critérium du Dauphiné.
«Ridotto sì, da otto a cinque tappe, ma non modificato nella sua filosofia: sarà un concentrato di salite con la Madeleine rivisitata che affronteremo anche al Tour, la montée de Bisanne, la côte de Domancy tanto cara a Bernard Hinault, la côte de Cordon... Agli amministratori delle città escluse abbiamo proposto di ritornare nel 2021».

Il coronavirus però è ancora presente..
«Ne siamo consapevoli. Ma abbiamo la grande opportunità di cominiciare ad organizzare le nostre corse e al tempo stesso tenere alto il morale delle truppe. I corridori di alto livello hanno bisogno di uno scopo. Per il resto, nessuno di noi conosce il futuro, sappiamo bene qual è l’impatto della pandemia nel Paese e anche per noi la salute è il bene supremo».

Squadre e corridori hanno caldeggiato la partecipazione di 24 squadre ai grandi giri anziché 22...
«No, non ho mai sentito questa proposta. Il manager della squadra di Mathieu Van der Poel (Alpecin-Fenix) mi ha chiamato, ma nulla di più. E se per caso una formazione tra quelle invitate non dovesse essere al via per problemi economici, dico già che correremo con 21 squadre anziché con 22. Saranno invece 23 i team al via del Dauphiné. Abbiamo invitato la Total Direct Énergie che avrebbe dovuto corrree il Giro di Svizzera e aveva avuto l’eleganza di lasciare il suo posto per il Delfinato alla Circus-Wanty».


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