
Una targa e un inciampo. A Roma. La targa si trova sul muro di una palazzina in via Gran Paradiso, all’angolo con via Scarpanto, una palazzina popolare di cinque piani che allora – 1948 – era appena stata edificata in un quartiere – Val Melaina – sottratto alla campagna, dove le donne facevano la coda per riempire di acqua i secchi. L’inciampo sta sull’asfalto di piazza di Porta Portese, a Trastevere.
Roma ricorda “Ladri di biciclette”, capolavoro del neorealismo. E’ il secondo dopoguerra: gli italiani cercano lavoro per sfuggire alla povertà, alla fame. Il protagonista, Antonio Ricci, ha trovato un impiego, “un posto buono, ed è pure municipale”, ma che esige il possesso di una bici: l’attacchino. E sta appiccicando al muro il manifesto di “Gilda” con Rita Hayworth, quando un ladro gli ruba la bici (succede in via Crispi: ma qui nessuna targa). La sua bici, la sua fonte di lavoro, il suo primo giorno di lavoro. Ricci cerca la bici ai mercatini di piazza Vittorio e Porta Portese, invano, poi la trova ma non riesce a recuperarla finché, disperato, ne ruba una davanti allo stadio Flaminio (allora era lo stadio Nazionale) e…
Il film – romanzo di Luigi Bartolini, soggetto, fra gli altri, di Cesare Zavattini, regia di Vittorio De Sica – fu, almeno all’inizio, un fiasco: alla “prima”, il 24 novembre 1948 al Metropolitan di Roma, gli spettatori, perplessi, delusi, interdetti, volevano farsi restituire i soldi.
La targa in via Gran Paradiso, posta dai cittadini di Val Melaina e dal mensile “La Quarta”, ricorda: “In questa palazzina il maestro Vittorio De Sica nel 1948 girava il film ‘Ladri di biciclette’”. L’inciampo in piazza di Porta Portese, nell’ambito di “Roma capitale”, segnala: “Girato qui ‘Ladri di biciclette’ di Vittorio De Sica 1948”; e racconta: “Antonio e Bruno cercano e trovano a Porta Portese la bicicletta rubata, ma il ladro riesce a scappare tra i vicoli di Trastevere. Nella scena compare il giovane Sergio Leone”. Già, il futuro regista degli spaghetti western e di “C’era una volta in America”. A De Sica Roma riserva un’altra targa, stavolta in via Aventina 19, nel rione San Saba: “In questa casa visse i suoi ultimi anni Vittorio De Sica (1901-1974) maestro e testimone del grande cinema italiano nel mondo”.
Scriveva De Sica: “Il mio scopo è di rintracciare il drammatico nelle situazioni quotidiane, il meraviglioso nella piccola cronaca, anzi nella piccolissima cronaca, considerata dai più come materia consunta. Che cos’è infatti il furto di una bicicletta, tutt’altro che nuova e fiammante, per giunta? A Roma ne rubano ogni giorno un bel numero e nessuno se ne occupa, giacché nel bilancio del dare e avere di una città chi volete che si occupi di una bicicletta? Eppure per molti, che non possiedono altro, che ci vanno al lavoro, che la tengono come l’unico sostegno nel vortice della vita cittadina, la perdita della bicicletta è un avvenimento importante, tragico, catastrofico. Perché pescare avventure straordinarie quando ciò che passa sotto i nostri occhi e che succede ai più sprovveduti di noi è così pieno di una reale angoscia?”.
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