Mani basse sul manubrio. Testa incassata fra le spalle. Sguardo basso sulla ruota anteriore. Gambe in spinta sui pedali. Corpo potente e acrobatico nella scia di uno stayer.
La fotografia, in bianco e nero, ritrae Leopoldo Alessi nel velodromo all’aperto di Rimini negli anni Cinquanta. La pista in asfalto, la rete metallica, il filo spinato, appassionati sui tetti delle case circostanti pur di non pagare il biglietto per sedersi in tribuna. L’ombra della moto e della bici, dell’allenatore e del corridore, a testimoniare una giornata di sole.
Se Learco Guerra era “la Locomotiva Umana” e Ercole Baldini “l’Elettrotreno di Forlì” (e poi, salendo di cilindrata e velocità, “il Diretto”, “il Direttissimo”, “l’Espresso”), Alessi poteva essere considerato “il Rapido di Rimini”. Strada e pista, inseguimento e mezzofondo. Titoli regionali e nazionali. Maglia del Pedale Riminese, azzurro nell’inseguimento a squadre, riserva all’Olimpiade di Helsinki 1952 (la scelta del c.t. Guido Costa fu criticatissima su “Stadio” del 17 febbraio 1952). Si misurò con Campana e De Rossi, Morettini e Messina. Gli fu proposto di diventare professionista con la Faema, rinunciò perché guadagnava già abbastanza da dilettante. E continuò a gareggiare (e a vincere) da amatore.
Ogni foto ha una storia da raccontare, un paesaggio da descrivere, un’atmosfera da ricordare. Alessi era del 1930, morì nel 2014. Imprenditore, trasmise la sua passione rotonda ai figli. Si racconta di 700 vittorie in 35 anni a pedali, 10 campionati italiani a cronometro a squadre, di quattro maglie tricolori (una da veterano, due da gentleman, una da supergentleman), di 34 vittorie su 38 gare da supergentleman. Si racconta della sua rivalità con Lino Rossi, figlio di un venditore ambulante di dolciumi, in un picaresco derby riminese. Si racconta di quella volta in cui Alessi e Rossi incontrarono, in allenamento, “Pipaza” Minardi, e quando Rossi offrì a Minardi uno dei suoi panini al latte con burro e marmellata, Minardi, affamato e deliziato, esclamò convinto: “Me con di panen icè a venz e zir d’Frenza!”. Si racconta di quell’avversario che, battuto in una corsa in salita, disperato, commentò: “Se mi batte Alessi che non è uno scalatore, perché continuare a correre?”.
Cassetti e album custodiscono altre foto di Alessi: al Vigorelli di Milano, al Motovelodromo di Torino, mentre si allaccia il caschetto di gomma dura su strada, mentre pedala in pista dopo esserselo tolto, mentre stringe la mano a Ercole Baldini – due colossi - durante una premiazione a Pisignano di Cervia nel 1984. Alé, Alessi.