MAURO VEGNI: «IL CICLISMO ITALIANO QUEST'ANNO L'HO SALVATO, MA ORA BASTA»

GIRO D'ITALIA | 17/01/2020 | 11:07
di Guido La Marca

È come se avesse tirato per l’ultima volta un salvagente al movimento ciclistico italiano. Un ultimo e estremo gesto di disponibilità e apertura, ma in ogni caso definitivo, ultimo e finale. È difficile che ce ne siano ancora in futuro. È pressoché impossibile che l’anno prossimo ci sia una Total Direct Energie che decide di fare a meno di correre di diritto il Giro d’Italia e di conseguenza lasciare all’organizzatore e, di conseguenza al ciclismo italiano, una chances in più.


Un ultimo giro di giostra al Giro. Venghino signori venghino allo spettacolo più bello del mondo, ma questa volta sarà per l’ultima volta. A dirlo in maniera forte e chiara è il direttore del Giro stesso, Mauro Vegni, che conosce bene il nostro movimento e tutte le nostre problematiche, ma deve anche guardare agli interessi della sua azienda, la Rcs Sport. Il messaggio che lancia Mauro Vegni  è un avviso preciso – si legge oggi sulla Gazzetta dello Sport. «Manager di grande esperienza, Vegni sa che pian piano il terreno sotto al movimento italiano sta cedendo. I confini si sono ristretti: i professionisti italiani sono 128, dei quali 55 nel WorldTour e 73 nelle Professional. Appena otto anni fa, l’Italia aveva 7 squadre (2 top); dal 2017 nessuna WorldTour, e dal 2020 le Professional sono scese da 4 a 3, senza la Nippo», scrive il capo della rubrica del ciclismo Luca Gialanella.


«Il Giro ha sempre cercato di tutelare il movimento italiano — spiega dalle colonne della rosea —, e cerco di mettere a disposizione quel poco che ci rimane dopo la nuova Riforma, ormai non ci sono più tanti margini per noi organizzatori. Il mio obiettivo era tutelare le nostre squadre, ma dico chiaro che in futuro non basterà essere squadra italiana per correre il Giro. È uno sforzo importante il nostro, tenendo conto anche degli interessi dell’azienda e di una sempre maggiore internazionalizzazione. Vorrei che i team guardassero come stanno crescendo all’estero le altre squadre, che pensino a strutturarsi di più, a progetti e programmazione. Non è più sufficiente essere italiani per venir invitati anche alle corse straniere».

Insomma, Mauro Vegni è riuscito a far capire ai propri vertici aziendali che c’era da dare una mano al movimento italiano in chiaro affanno, ma è altrettanto chiaro che non ci sarà una seconda volta.

 

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COMMENTI
si spieghi meglio
17 gennaio 2020 15:12 pickett
Vegni ci dica un po' quali squadroni stranieri avrebbero voluto partecipare e sono stati rifiutati per fare un favore alle squadre italiane.

Ci sono ci sono
17 gennaio 2020 15:26 tanacca
La Gesprom x esempio

Signor Vegni
17 gennaio 2020 19:56 blardone
Con tutto il rispetto secondo me se togliamo le squadre Italiano penso che si perda anche di immagime tutto il movimemto "Rcs Rai ecc ecc " comunque i soldi per fare il giro d italia da dove arrivono ? Secondo me da Regioni Province e Comuni sbaglio ? Magari questi soldi si pptrebbero usare per il movimento giovanile ma certe persone preferiscono andare in tv un giorno per l arrivo di tappa che autare una squadretta a far crescere i bambini ...... Tutti sappiamo come funziona e i soldi che girano ... Quindi secondo me e L italia compreso tutte le proffesional che aiutano il giro a Vivere .... e non Il signor Vegni ...... Dobbiamo smettere di vivere con il ciclismo .dobbiamo vivvere per il ciclismo .Blardone Andrea

Non sono una onlus
17 gennaio 2020 21:06 bove
Rcs è un'azienda privata, non una onlus, quindi se pur con dispiacere, condivido e comprendo le parole di Vegni. Non tocca a Rcs salvare il ciclismo italiano. Questo compito tocca ai team manager, sponsor e sopratutto ci vuole una spinta da parte della FCI. È la federazione che deve trovare un sistema che promuova e incentivi la creazione di team competitivi, perché è funzione della federazione tutelare i propri iscritti.

giusto cosi ....
17 gennaio 2020 23:10 Line
ma che non creino problemi come in passato.....mettiamolo bene in chiaro

Neve al sole
18 gennaio 2020 12:13 FrancoPersico
Probabilmente in assenza di WT che rinunciano Vegni ha optato per l'invito a professional italiane. Corretto, considerando anche le normative UCI. Il problema del ciclismo è la carenza di sponsor che, per un motivo o l'altro, hanno lasciato l'ambiente. Il problema è anche la perdita di "radici" storiche. Nel dopoguerra il ciclismo ha trovato terreno nella passione popolare, poi sono emersi altri sport, altre esigenze popolari. Per me è un ciclo naturale, non accuserei proprio nessuno. Tutti a puntare il dito contro qualcuno ma chi ha idee vincenti (dimostrabili e credibili) le metta in pubblico.

GRAZIE
18 gennaio 2020 17:30 PEDALA
mah.

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