MATTEO PISCINA E LA TERZA GENERAZIONE DI UNA FAMIGLIA... A DUE RUOTE

CICLOCROSS | 01/11/2019 | 07:36

Papà Omar è un volto competente e noto nel panorama ciclistico italiano (ha proseguito alla grande sulle orme di papà Ennio) ed è reduce dall’ennesima, brillante stagione, con l’incarico di team manager alla Casillo Maserati nel panorama dilettantistico, realtà ora in procinto di iniziare l’avventura-Continental. Lui, invece, è il figlio, che ha ereditato la passione per le due ruote e che ha disputato la stagione 2019 su strada con il Pedale Castellano, approdando ora al Cadeo Carpaneto per l’annata ciclocrossistica e centrando il settimo posto al campionato regionale di Misano Adriatico negli Esordienti. Stiamo parlando di Matteo Piscina, piacentino classe 2006 e che ha rinfoltito la truppa della formazione per la stagione fuoristrada in corso.


“Fin da piccolo – racconta Matteo – ho seguito da vicino il ciclismo grazie alle squadre di papà, ma ho iniziato a gareggiare soltanto lo scorso anno (2018) nella categoria G6 con il Pedale Castellano. Prima, invece, avevo sempre giocato a calcio nel Rottofreno, nel San Giuseppe e nel Pro Piacenza. In casa Piscina rappresento la terza generazione di ciclisti, ma – davvero – nessuno mi ha mai indirizzato al ciclismo. Anzi, quando ho chiesto ai miei genitori di correre in bici ci sono anche rimasti un po’ male”.


Quali sono i tuoi modelli o beniamini nel ciclismo?

“Mi ha sempre affascinato molto la figura di Fausto Coppi, un po’ perché come lui sono nato il 15 settembre, un po’ per le sue grandi imprese sportive. Nel ciclismo moderno tifo per due corridori: Mathieu Van der Poel, forse il mio preferito, e Julian Alaphilippe: Van der Poel mi entusiasma per la facilità con cui passa dalla strada al fuoristrada dominando entrambe le discipline; inoltre, mi piace il suo modo di correre, senza tatticismi e senza particolari aiuti dalla squadra. Di Julian Alaphilippe mi piacciono la grinta e gli scatti a ripetizione: quest’anno al Tour de France, dove non era di certo tra i favoriti per la vittoria finale, ha entusiasmato il pubblico andando veramente vicino a una grande impresa”.

Perché ti piace il ciclocross?

“Mi piace perché è molto adrenalinico, soprattutto in partenza, e perché si impara a guidare la bici. Inoltre, le condizioni in cui spesso si gareggia rendono le corse veramente epiche”.

Cosa ti ha spinto a scegliere il Cadeo Carpaneto per questa stagione ciclocrossistica?

“E’ una società storica della nostra provincia e mi piace intraprendere nuove avventure. In questo momento, per me il ciclismo è un gioco, un’opportunità per conoscere altri ragazzi e maturare nuove esperienze”.

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