#METOOAZZURRO. DINO SALVOLDI: «SONO MOLTO STANCO, QUESTA VICENDA MI HA CONSUMATO»

DONNE | 12/09/2019 | 12:32
di Guido La Marca

“Non risultano denunce, ma tante parole, molte allusioni, troppe zone d’ombra. Dal 2005, Salvoldi è il responsabile del settore femminile. Andavamo alle corse per fare presenza: grazie a lui e al suo metodo di reclutamento siamo una delle prime cinque nazioni al mondo, con vista sul podio olimpico di Tokyo 2020. Il procuratore ha aperto un fascicolo «contro ignoti» per indagare su «presunte condotte illecite poste in essere ai danni di atlete tesserate con la Fci». E ha convocato il c.t. per capire”, così oggi Luca Gialanella sulla Gazzetta dello Sport.


Un’ora davanti al procuratore capo della Federciclismo, che in precedenza aveva ascoltato l’ex pistard Chiappa. Il c.t. Edoardo Salvoldi detto Dino vede scorrere tutta la sua vita sportiva, mentre l’avvocato Nicola Capozzoli legge alcuni passi degli articoli di giornale che hanno fatto scoppiare il #MeToo azzurro. Salvoldi, come si sente?


«Sono molto stanco, questa vicenda mi ha consumato. Adesso vorrei solo essere lasciato in pace. Poter lavorare in pace», dice alla Gazzetta il Ct azzurro.

Perché l’hanno convocata?

«Perché sono il responsabile della struttura chiamata in causa. Non ho risposto a nulla riguardo a me stesso, non ci sono accuse. Da un punto di vista giuridico-sportivo non c’è niente di cui parlare. Dal lato etico-morale c’era da commentare quegli articoli e fare chiarezza». La voce del tecnico è pesante, ma rabbiosa.

Silvio Martinello ha parlato di situazioni indecenti e comportamenti inappropriati.

«Ho letto. Ma al procuratore ho detto che quando si parla di abusi, violenze, ricatti, violenza sessuale, non esiste niente, niente, e non mi sono mai accorto di nulla dei miei collaboratori. Confido che la giustizia prenda atto della correttezza dei miei comportamenti».

Esiste il #MeToo nel ciclismo?

«Non lo so. Di storie e leggende è pieno il ciclismo, ne ho sentite tante anch’io, ma qual è la verità o il limite?».

E ancora: «Se davo qualche indicazione? Certo. Per esempio non voglio che i massaggiatori parlino di ciclismo con le ragazze, non è il loro compito. Ma spesso la categoria si arroga la qualità di essere il confidente del corridore».

E sul tema peso? «Nella nostra società il linguaggio tra uomo e donna è diverso da quello tra uomo e uomo, non solo in ambito sportivo. Il peso non è un argomento pretestuoso, e che sia un parametro della prestazione non è una mia opinione contro quella di un altro. Ma non c’è allarmismo sull’esasperazione giovanile».

 

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COMMENTI
Siamo franchi!
12 settembre 2019 14:18 geo
Non credo che ci sia niente di grave sull'argomento: diciamola tutta: se una ciclista va forte non c'è favore che tenga, vince e mette tutti d'accordo. Se qualcuna è esclusa è perché va più piano e magari la sua invidia non le fa vedere la realtà delle cose.
Finiamola di emulare gli altri stati esteri: abbiamo un movimento vincente a livello mondiale, sicuramente non per favori personali ma perché le ragazze pedalano forte e quelle che vanno piano se ne stanno a casa.

mass
12 settembre 2019 15:25 Anbronte
Salvoldi non vuole che i massaggiatori parlino di ciclismo con le atlete? Forse non sa che i massaggiatori sono quasi tutti ex ciclisti è sanno di ciclismo più del cosiddetto d.t. che per me di ciclismo ne sa poco.

FUFFA si vuol demolire ciò che funziona
12 settembre 2019 17:36 schietta
A mio parere si sta facendo un polverone, dovendo trovare ad ogni costo lo "scandalo nostrano" forse a solo vantaggio di chi ambisce al posto del CT vincente.
Purtroppo però questa situazione va a discapito di tutti:
-del CT ed entourage la cui miglior difesa sono i risultati.
-delle numerose brave atlete che vengono dipinte come bamboline di zucchero in balia di tutto e che invece con sacrifici ed autodeterminazione sanno il fatto loro .
Sono certa che le atlete stesse, anche se giovanissime, siano in grado di discernere eventuali e molto improbabili "cattive attenzioni". Non credete che avrebbero, in caso, segnalato ai genitori il loro disagio? e questi ultimi, di certo, non se ne sarebbero stati fermi.
il discorso stesso del peso è un NON problema ....... dipende dal contesto in cui viene posto come criterio selettivo. Se ad esempio al supermercato mi si facesse un osservazione sul peso (+ o meno che sia) la prenderei come un offesa, un giudizio non richiesto. Se fossi un atleta e questa stessa osservazione me la rivolgesse un preparatore, sarei propensa a pensare che INVECE sia un suggerimento, un' "attenzione buona" nei miei riguardi volta al miglioramento della mia forma atletica e della prestazione.
Insomma dal fruttivendolo e dal gioielliere il peso ha la stessa misura ma un importanza molto diversa.

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