CICCONE, L'UOMO DI DOMANI

PROFESSIONISTI | 27/08/2019 | 07:46
di Pier Augusto Stagi

Ad un certo punto ha visto l’inferno, dopo essere stato in purgatorio, ma per un paio di giorni si è regalato il Paradiso. «L’inferno l’ho visto da metà Tour in poi, dalla tappa numero 11 (la Albi-Tolosa, ndr) quando sono caduto e ho picchiato violentemente il ginocchio - ci racconta Giulio -. Una brutta caduta, il timore di non riuscire ad andare avanti, poi la resistenza, la voglia di non arrendersi e il dolore che scompare, ma si palesa quello alla schiena. È stata dura, ma ce l’ho fatta».


E il purgatorio?
«Quando arrivo secondo sul balcone delle ragazze, alla Planche des Belles Filles - aggiunge il 24enne abruzzese -, lì per un attimo sono tra quelli che son sospesi. Deluso, amareggiato per una vittoria che era alla portata di ma­no, ma finisce a Dylan Teuns. Sono stanco, avvilito, deluso come pochi. Poi l’imponderabile: il Paradiso…». 


Dalle inedite rampe al 24% di questa salita dei Vosgi, Giulio è catapultato a sua insaputa sul tetto del mondo. La furiosa difesa di Julian Alaphilippe non è sufficiente al francese per fargli conservare il primato. Sei secondi be­ne­detti  bastano invece a questo ra­gazzo reduce dal Giro d’Italia, capace di vincere la maglia azzurra di miglior scalatore, oltre alla tappa del Mortirolo orfano del Gavia, per vestire il simbolo del primato.

La Planche Des Belles Filles è ormai, per il sentimento d’Italia, lo scrigno dei nostri msogni. Il Tour la scopre nel 2012 e Nibali arriva quarto tra i giganti (pri­mo Froome), ideale preludio al primo podio francese. Sempre lo Squalo do­mi­na in maglia tricolore nel 2014, e tre anni dopo il tricolore sventola ancora grazie a Fabio Aru. Quest’anno, al termine di una tappa resa dagli organizzatori francesi ancora più dura da sette Gpm e con 4.000 metri di dislivello ma soprattutto con un chilometro finale inedito e durissimo sullo sterrato, ci manda in orbita con Giulio Ciccone, l’uomo in giallo per due giorni e per altri quattro anche maglia bianca.

«Quello è stato davvero un giorno pazzesco - ricorda oggi a bocce ferme il ragazzo della Trek Segafredo -. Ho vissuto al termine di quella tappa un’infinità di emozioni. Sfinito, deluso e amareggiato. Poi incredulo ed ebbro di gio­ia. Io, sconfitto ma in giallo. Sul podio più importante del mondo. Ho vissuto quel momento incredibile in tre atti. Prima via radio il direttore De Jongh mi dice che sono in giallo, ma subito dopo si corregge e mi dice: “No scusa, ho sbagliato”. Così mi sono cambiato e ho cominciato a scendere arrivando all’ultimo chilometro. Lì mi bloccano e mi dicono: “Fermati, hai la maglia”. Mamma mia. Non ci credo. Penso: “ma sono su Scherzi a parte? Vi state tutti prendendo gioco di me?” So­no però tutti troppo convinti: mi prendono di peso e mi riportano velocissimamente su per la premiazione. Paz­zesco».

Ma come nasce quella giornata, appunto pazzesca? Come viene la voglia di partire subito di prima mattina in una tappa che solo a guardarla sulla carta fa venire il mal di gambe?
«Nella riunione ci dicono: oggi è la clas­sica giornata da fughe. Il terreno c’è. Se avete le gambe, provateci. Dove­vamo provarci in due, io e Bernard (Ju­lien è il figlio dell’ex prof Jean Fran­çois, ndr) e ci siamo riusciti. Io ho avu­to ottime sensazioni tutto il giorno fino alla salita finale. Poi su quelle ultime rampe è stato Teuns ad essere il più brillante, ma alla maglia gialla non ci pensavo proprio. Neanche quando sia­mo arrivati ad avere 8 minuti di vantaggio. È vero, ad Alaphilippe dovevo re­cuperare 1’43”, ma nella mia testa c’era solo la tappa. Nel finale ho pure smesso di tirare perché sapevo che Teuns poteva essere più veloce di me. Se aves­si pensato alla maglia, avrei collaborato fino alla fine… Per questo ero amareggiato, deluso: volevo almeno la tappa e invece mi trovavo lì senza niente in mano, ma con le gambe a pezzi e il morale sotto i pedali. Poi però ho spiccato il volo e mi sono ritrovato sul quel palco. Il Tour è una dimensione pazzesca, molto diversa da tutto il re­sto. Quel giorno è cominciato con la chiamata di papà: “Mi raccomando, og­gi è dura. Io sono a casa dal lavoro (è im­pie­gato alla Regione, ndr), ho preso un giorno libero per godermi in santa pace questa tappa”. E mi dice: “Anche mam­­ma oggi sta a casa”. Come se si fossero messi d’accordo per assistere a qualcosa che nemmeno io potevo pensare di realizzare. Presentimento? For­se. Sicuramente tanta fiducia, e tanto amore».

E dire che non doveva neanche essere qui…
«Ho sempre amato le grandi corse a tappe, e il Tour era in cima ai miei pensieri: il sogno per qualsiasi corridore. Però lo sapete, la mia stagione era sta­ta impostata sul Giro, anche se una pic­cola porticina verso la Francia era sempre rimasta socchiusa. E sono felice di aver vissuto quell’esperienza, che sicuramente mi servirà. Tre settimane di fatica, con i migliori corridori del mondo che si preparano tutti esclusivamente per questo immenso appuntamento. Io adoro anche il Giro, ma qui è tutto pazzesco. Basta vedere chi riesce ad entrare nelle fughe: sono tutti campioni».

Uno che subito aveva gettato acqua sul fuoco per proteggere il proprio puledro è Luca Guercilena, il gran capo della Trek Segafredo.
«Giulio ha fatto un grande Tour de France e di questo siamo tutti felici. È uno scalatore autentico. Un agonista nato, che più la tappa diventa dura, più lui diventa forte. Però bisogna la­sciar­lo crescere con calma, pen­sando che deve migliorarsi tanto. C’è da lavorare, e anche sodo».

E quando c’è da parlare di lavoro, Giulio non si tira indietro, e il responsabile delle performance, il 38enne basco Josu Lar­razabal, coach-capo della Trek Segafredo (il team collabora anche con il Centro Mapei) ci sguazza come pochi.
«Giulio lo abbiamo visto bene al Giro d’Italia: nella seconda parte è andato meglio che nella prima. Non ha ancora 25 anni, però ha già al proprio attivo quattro Giri. È un ragazzo che sta crescendo benissimo e, se si dà un occhio ai dati, si vede chiaramente che più passa il tempo più lui va forte. Ha una soglia alta, nel senso della capacità di tenere uno sforzo a lungo vicino al massimo che puoi dare. Ma soprattutto, da scalatore, in una salita lunga è capace di fare dei cambi di ritmo e assimilarli».

Per Luca Guercilena e la Trek è un ritorno in giallo che rievoca momenti molto belli. Un ritorno al futuro: l’ultimo in giallo Fabian Cancellara, nel 2015.
«Al Giro d’Italia 2016, quando Giulio vinse la tappa in salita di Sestola con la maglia della Bardiani, io ero all’ultimo chilometro - ricorda Guercilena -. Non vi nascondo che mi aveva subito colpito... L’idea del Tour, dopo il Giro, è stata comune. L’abbiamo portato solo per fargli fare esperienza. In prospettiva, dovremo chiaramente lavorare mol­to sulle cronometro e sulla gestione della sua esuberanza. È un corridore istintivo, che si lascia guidare dal cuo­re, più che dalla testa. Oppure, possiamo anche dire che generalmente quello che ha in testa lo fa, ma per diventare un buon corridore in corse di tre settimane bisogna imparare a contenersi un po’, senza stravolgersi».

Per la causa, il prossimo anno, ci sarà an­che un coach di assoluto valore. Un punto di riferimento come Vincenzo Nibali. Giu­lio, il ragazzo che si è vestito di giallo a sua insaputa, sa cosa deve fare per di­ventare grande.
«Vincenzo fa parte della storia del ciclismo, e io sono felice di poterlo avere al mio fianco. Rivalità? Neanche per so­gno. Lui è di un altro pianeta, e io sono pronto a scoprirlo».

da tuttoBICI di agosto

Copyright © TBW
COMMENTI
bravo e sentimentale
27 agosto 2019 08:08 geom54
papà e mamma a casa davanti la TV, bravo ragazzo.

Hai dimenticato i tuoi dati, clicca qui.
Se non sei registrato clicca qui.
TBRADIO

00:00
00:00
La UAE Emirates continua a stupire, ma questa volta a sorprendere tutti è stato Isaac Del Toro, che nella tappa di Siena ha fatto sua la maglia rosa di leader della corsa. Tutti aspettavano Ayuso, che ha già conquistato una...


Wout Van Aert ha finalmente conquistato la sua prima tappa al Giro d’Italia: il belga, che era partito con l’intento di conquistare anche la maglia rosa in Albania, non è riuscito nel suo intento, ma questa vittoria per lui ha...


Wout VAN AERT. 10 e lode. Nella tappa della sofferenza vince chi il dolore l’ha preso a calci. Wout sa cosa vuol dire ingoiare e mandare giù. Sa perfettamente cosa significhi stringere i denti, risalire in bicicletta, rimettersi in careggiata,...


Così si fa. Questo si intendeva. Adesso, se Dio vuole, possiamo chiamarlo Giro d'Italia. Senza vergogne e senza imbarazzi. D'altra parte, se non si danno una mossa da soli, basta mettere la ghiaia sotto le ruote e la polvere in...


Una giornata di festa, di aggregazione, di sport e di grande sole per la 54esima edizione della Novelli che si conferma la regina delle Granfondo con la sua atmosfera unica. A trionfare nel percorso lungo è stato Alberto Nardin, arrivato...


Le strade bianche senesi non hanno tradito le attese e hanno ridisegnato il volto del Giro d'Italia numero 108. E nel cielo della corsa rosa sono spuntate due stelle: quella giovane di Isaac Del Toro e quella tanto attesa...


Volata vincente di Jack Stewart nella quinta e ultima tappa della 4 Giorni di Dunkerque, la Wormhout-Dunkerque. Il britannico della Israel Premie Tech, vincitore del recente Tour del Kumano, ha preceduto un brillante Alberto Dainese della Tudor Pro Cycling e...


La Federciclismo chiarisce che fra la scelta della sede di Montalcino, capitale del vino, e le decisioni adottate dall’ultimo consiglio federale non c’è alcuna relazione.  Radio corsa specifica che con la frase ‘fuggitivi e gruppo in...


Con la vittoria nella quinta e ultima tappa, la Etyek-Esztergom, del colombiano Juan Sebastian Molano (UAE Team Emirates-XRG) su Danny Van Poppel e Tim Torn Teutenberg (Covi 10°) si è conclusa la 46sima edizione del Giro di Ungheria che ha...


Il cinquantottesimo Circuito del Porto Internazionale Trofeo Arvedi incorona lo sloveno Zak Erzen. Il portacolori della Bahrain Victorius Development Team scrive il proprio nome nell’albo d’oro della corsa lombarda svoltasi oggi sulle strade di Cremona con la regia organizzativa del Club...


TBRADIO

-

00:00
00:00
SONDAGGIO
30 ANNI DI TUTTOBICI, VOTATE LA COPERTINA PIU' BELLA
Trenta copertine per raccontare la nostra storia: scegliete quella che per voi è la "copertina delle copertine"





DIGITAL EDITION
Prima Pagina Edizioni s.r.l. - Via Inama 7 - 20133 Milano - P.I. 11980460155




Editoriale Rapporti & Relazioni Gatti & Misfatti I Dubbi Scripta Manent Fisco così per Sport L'Ora del Pasto Le Storie del Figio ZEROSBATTI Capitani Coraggiosi La Vuelta 2024