GIRO ATTENTO, EGAN STA ARRIVANDO

PROFESSIONISTI | 01/05/2019 | 07:59
di Paolo Broggi

È un passaggio naturale, inevitabile, praticamente obbligato per chiunque faccia sport, racconti sport o discuta di sport. Si chiama paragone e più è impossibile meglio è. Perché alimenta dibattiti, speranze e verdetti.


Sono centinaia i calciatori etichettati come il nuovo Pelé o il Maradona del futuro e nel ciclismo non si contano gli eredi designati di Coppi, Merckx e Hi­nault, puntualmente mai arrivati alla fama dei predecessori pur facendo una buona carriera.


Ne abbiamo sotto gli occhi un esempio probante con Remco Evenepoel, etichettato in Belgio come il nuovo Merckx e seguito nella sua prima corsa in Patria da professionista, la Nokere Koerse, come una vera e propria star.

Ma c’è un altro giovane talento che si trova, suo malgrado, costretto ad af­frontare paragoni importanti: è Egan Bernal, la stella del Team Sky che da oggi diventa Team Ineos.

Lo splendido successo ottenuto dal ven­tiduenne colombiano (è nato a Zi­paquirá il 13 gennaio 1997) alla Parigi-Nizza ha subito scatenato i paragoni perché Bernal ha vinto la Corsa del Sole prima di Merckx (che la vinse a 23 anni) e prima di Contador (24).

Poco importa risalire alle circostanze storiche (Merckx per esempio alla sua prima partecipazione fu quarto dietro Jacques Anquetil, Raymond Poulidor e Vittorio Adorni...), quel che conta è il dato statistico e l’impresa di oggi che ci consegna un Egan Bernal campione fatto, con margini di miglioramento an­co­ra tutti da esplorare.

La sicurezza con la quale il colombiano ha lavorato nei primi giorni di gara a favore di Michal Kwiatkowski per raccoglierne poi l’eredità come leader della generale sul Col de Turini e gestire poi da consumato pedalatore gli attacchi di Nairo Quintana nella tappa conclusiva, è stata davvero impressionante. Mai una pedalata di troppo, mai una goccia di sudore sprecata, mai un gesto fuori posto.
«Non posso crederci di aver appena vinto la Parigi-Nizza» sono state le sue prime parole sul traguardo finale di Nizza.
Seguite da una spiegazione disarmante: «Quando alcuni avversari mi han­no at­taccato (Quintana in primis, ndr) ave­vo le gambe per poter rispondere, ma sapevo anche di avere accanto a me una squadra fortissima e quindi non ho mai perso la calma, ho preferito affrontare la corsa con lucidità e il risultato finale mi ha dato ragione».

La calma e la capacità di gestire la cor­­sa del giovanissimo colombiano, che avrebbe potuto perdere la trebisonda quando la Movistar ha attuato il suo piano strategico, sono un segnale davvero importante e la dicono lunga sul­le qualità di questo ragazzo che è cresciuto in Italia alla scuola della Androni Si­dermec e che nel no­stro Paese conserva tanti tifosi e addirittura un Fans Club in terra di Pie­monte.

Fin da quando lo ha scoperto, alla vigilia della stagione 2016, Gianni Savio ha sempre cantato le lodi del suo pupillo: «Questo ragazzo ha tutte le carte in regola per arrivare a vincere il Tour de France, dobbiamo so­lo lasciargli il tempo di crescere».

Sta crescendo, Egan, e an­che più in fretta del previsto. Intanto tra pochi giorni si misurerà con il Giro d’Italia, che affronterà con i galloni di capitano sulle spalle e contro una lista di pretendenti al successo finale davvero di altissimo livello.

Sarà un banco di prova importante per un corridore che va forte in salita e che a cronometro si difende da par suo (alla Parigi-Nizza è giunto sesto nella tappa di Barbentane, 25 chilometri, a soli 15” dal vincitore Simon Yates), ha carattere e una determinazione feroce.

E che potrà sfruttare un vantaggio non indifferente per un colombiano, vale a dire quello di correre praticamente in casa in due frazioni chiave della corsa rosa, quella di Ceresole Reale e quella di Courmayeur. Sono le salite che per anni ha percorso in allenamento, sfruttando i preziosi consigli di Giovanni El­lena dall’ammiraglia: Egan conosce ogni curva, ogni tornante, ogni metro di quelle salite. E in più avrà la gente dalla sua. In pratica, le condizioni ideali perché una rosa fresca sbocci sulle strade del Giro...

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COMMENTI
fenomeno
1 maggio 2019 09:13 ConteGazza
se vince il Giro nn è una sorpresa. A quel punto speriamo Vince possa arrivare secondo. E poi i colombiani forti in salita saranno in tanti e si dovrebbero aiutare tra di loro (ed è giusto così mancheranno solo Uran e Martinez), sono molto uniti quando corrono in Europa (come gli australiani del resto)

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