IL COPPI DI LUCIANO

TUTTOBICI | 22/01/2019 | 07:25
di Gian Paolo Ormezzano

Avevo già scritto il pez­zo rituale per questa pubblicazione, un articolo “appoggiato” all’assedio che il governo sta in­fliggendo allo sport e alla col­locazione particolare del ciclismo in questo gioco di poteri, lo stavo inviando alla redazione via e-mail, quando il campanello ha suonato, al citofono il postino mi ha an­nunciato un libro, il libro mi è arrivato fra le mani. E siccome qualsiasi gesto per me viene posposto a quello di sfogliare un libro che mi è appena pervenuto, non ho fatto clic sulla tastiera del computer.


Ho sfogliato il libro al volo. Se non dico cioè scrivo subito di questa opera sono (più che mai) un pessimo giornalista, un nemico dello sport, un gaglioffo da pochi centesimi di euro, un incompetente, un arido, E anche un cretino, un ignorante. E anche eccetera eccetera.


Il libro è assemblato da Luciano Boccaccini, che è un grande anche se è amico speciale di un piccolo come me. Luciano vive nella sua Comacchio, ha una età importante ma va ancora in bicicletta sgridato dalle due figlie. Sa tutto del ciclismo, ma proprio tutto, anche le date di nascita di ogni corridore, di ogni giornalista (è dunque utilissimo per non far­ci scordare gli auguri a quelli del nostro giro). Ha partecipato ad un celebre te­legioco di Mike Bongiorno, tema il ciclismo si capisce, fallendo il grosso guadagno per uno zic. È stato speaker alle partenze di un Giro d’Ita­lia. Ha scritto articoli e libri di archeologia e soprannomi tipici, anguille e polente povere e nobili, la grande maratoneta Laura Fogli sua concittadina e biciclette, bi­ciclette con veri uomini sopra. È amico di tanti, ne­mico di nessuno. Soltanto uno nella vita è forse riuscito a fare meno soldi di lui con il mestiere di giornalista e scrittore innamorato ed onesto: lo conosciamo entrambi.

Luciano ha scritto poco nel libro che però è davvero tanto suo (so­no 400 pagine di grande formato, un affare per 39 euro, comprensivi di un calendario “coppiano” del 2019). Ci ha fatto scrivere tanti, “quorum ego” come diceva Gianni Brera quando si sistemava in un qualche elenco, ma so­prattutto ha pigmentato con gli scritti di tutti le straordinarie fotografie di Walter Bre­veglieri, che ricordo al mio primo Giro d’Italia, 1959. Non c’è bianco e nero più colorato di quello delle fotografie, tutte sensazionali nessuna fuori posto.

Non ho ancora detto di cosa, di chi tratta il libro. Ma mettendo insieme quello di cui ho sin qui parlato non si può non avere già capito che è un libro su Fausto Coppi, persino con interventi dei figli, Marina e Faustino.

Uffa, un altro libro su Cop­pi! Ennò, questo è “il” libro su Coppi. Ogni articolo è uno “speciale Fausto”. Ogni foto è una te­stimonianza: di forza in bici, di stile nella pedalata, di te­nerezza nello sguardo, di do­lenzia nell’atteggiamento, per­sino di riguardo verso gli sconfitti. C’è sempre Coppi e intorno c’è tanta ma tanta Ita­lia di allora. Più gente co­mune che celebre gente del ciclismo. Corse e cadute e fe­rite e trionfi e monumenti e lapidi. Fausto Coppi è nato a Castellania, provincia di Ales­sandria, il 15 settembre del 1919, siamo vicini alle ce­lebrazioni per i cent’anni. È morto a Tortona il 2 gennaio 1960. È sepolto con il fratello Serse (1923-1951: una caduta in corsa) sulla col­lina di San Biagio, al pae­se natale. È stato il più grande ciclista di ogni tempo, vin­ce ancora adesso qualsiasi votazione popolare per mettere in fila i campioni del no­stro sport. Difficile, ar­duo, quasi blasfemo cercare di pubblicare qualcosa di nuo­vo su di lui, eppure… Lu­ciano Boccaccini ci è riuscito, appoggiandosi a scritti di quattordici giornalisti di ieri l’altro, ieri, oggi. Più le foto, oh le foto di Breveglieri. L’e­di­tore di "Coppi, la gradezza del mito", pieno di coraggio ma anche di buon gusto, sta in provincia di Bologna: Ro­ber­to Mugavero, edizioni Mi­ner­va, tel. 051 6630557, info@minervaedizioni.com.

Ci saranno tanti libri su Coppi, per i cent’anni dalla nascita. Ce ne so­no stati già tantissimi, dal 1960 dell’“ei fu”. Mai troppi. Il personaggio sta a “spiegare” le non frontiere del mito, quando è autentico. Fra po­co tutti andranno in bicicletta o più nessuno andrà in bicicletta, ma Fausto Coppi re­sterà il Campionissimo. An­zi, Campionissimissimo. Mi rendo conto che scrivo co­se di una tremenda inevitabile sacra banalità. Com­pre­sa questa, persin più vera, spero, che banale: il libro (a proposito, il titolo: “Fausto Coppi la grandezza del mito”) è pure un’opera di storia, storia dell’Italia e dei suoi sentimenti, storia di un campione, storia di noi che fum­mo fortunati a vivere i suoi giorni, storia di quelli che riescono a ricrearsi Coppi in mente da come altri lo han­no  spiegato, celebrato. Sto­ria della povera gente che siamo e che lui ha arricchito.

L’hai fatta grossa, Luciano, e ancora grazieeeee.

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COMMENTI
La domanda sorge spontanea,
22 gennaio 2019 10:00 canepari
c’è ancora qualcosa da dire sul Campionissimo? Da dire, poco… Da osservare e commentare moltissimo. Se poi ci vengono proposte centinaia di foto inedite, tenute per settant’anni in un cassetto, allora ce n’è abbastanza da strabuzzare gli occhi. I pur eccellenti interventi, delle penne illustri (tra le quali anche quella di GPO) che hanno desiderato prendere parte al lavoro, scompaiono davanti ai mille volti di Fausto, vero filo conduttore di questo volume che porta alla ribalta, come l’azzeccato sottotitolo della fascetta conferma, ”Il Campionissimo come non l’avete mai visto”. Foto di famiglia, foto coi tifosi, foto coi bambini cacciatori di autografi, istantanee imprevedibili, foto di dietro le quinte, foto di scatti a sorpresa; perfino, senza voler entrare nell’irriverente, foto di Fausto Coppi che “fa la pipì” contro una colonna….Questo lavoro è merito di Minerva Edizioni che ha creduto nel progetto e di Luciano Boccaccini che ne ha magistralmente curato la realizzazione; ma è merito soprattutto di Walter Breveglieri. Dalle foto che ci mostra, Breveglieri è particolarmente “uomo di ciclismo” a 360 gradi. Intanto l’amicizia con Fausto gli consente entrare in camera e massaggi, dove molto è segreto e dove gli scatti che odorano di olio canforato, hanno il sudore e la fatica in mano; ma soprattutto sa cogliere l’attimo agonistico, il particolare tecnico, l’espressione del momento, la solennità della pedalata importante. Però, se guardate attentamente, è bellissima anche la cronaca fotografica della passeggiata “dopolavoristica” con i gregari fidati sui prati delle Alpi francesi nel giorno di riposo. Che foto! Non perdetevi questo libro!

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