REVERBERI: «NOI PROFESSIONAL, TANTI DOVERI E POCHI DIRITTI»

PROFESSIONISTI | 29/11/2018 | 07:55
di Pier Augusto Stagi

Va per i trentotto. Trentotto anni di professionismo. Di squadre, di corse e attività in ammiraglia. Bruno Reverberi, 73 anni a febbraio, sicuramente a questo punto si arrabbia, perché vado troppo avanti con gli anni, ma tanto è abituato per natura ad andare di fretta, a pedalare e a guardare avanti: è nel suo carattere.

Trentotto anni costellati da aziende che hanno contribuito tutti a scrivere una buona parte della storia del nostro sport. Trentotto anni griffati da marchi come quelli della Termolan Galli, Santini Conti Galli, Selca Thermomec, Italbonifica Navigare, Navigare Blue Storm, Scrigno Blue Storm, e poi ancora Scrigno Gaerne, Panaria Gaerne, Panaria Fiordo, Panaria Navigare, CSF Group Navigare, Colnago CSF Inox, Bardiani Valvole CSF Inox, solo per citarne alcuni, non tutti. Lui sempre lì, a condurre le danze e la truppa, con a fianco il figlio Roberto e dal 2016 due abili e pazienti tecnici: Stefano Zanatta e Claudio Cucinotta.
 
«Siamo pronti a dare il primo colpo di pedale. Tra poco s’incomincia una nuova avventura - mi dice impaziente lo “zio” -. Ci presenteremo a Milano, a metà dicembre, dove sveleremo un po’ di cose, ad incominciare dalle biciclette, che saranno Guerciotti. Ma quello che mi preoccupa non è tanto il 2019, ma il 2020, quando partirà la riforma. Ci sono tante piccole cose che secondo me, e non solo secondo me, vanno sistemate».

Quali?
«Non è normale che dei team professionistici corrano senza avere dei diritti acquisiti. Siamo team Professional, di seconda divisione, ma nonostante quello che si paga abbiamo solo il “diritto ad essere invitati”, che non vuole dire assolutamente niente. Se un organizzatore non vuole invitarti, non ti invita. Punto. Nonostante non si abbia alcun diritto, abbiamo un sacco di doveri, come quello di dover allargare la rosa da 16 a 20 corridori. E questo vuol dire aumentare almeno del 30% le spese. Vuole dire svolgere tripla attività, quindi più mezzi e più personale. Ma non è tutto».

Cosa c’è ancora?
«Partecipiamo ad un campionato nel quale se sei invitato alle corse hai la possibilità di raccogliere punti e se non sei invitato sono fatti tuoi. Quindi dobbiamo fare in modo di essere invitati in Spagna, in Francia, in Belgio, in Olanda e in giro per il mondo. Gli organizzatori lo sanno, hanno capito l’antifona, hanno mangiato la foglia e ci dicono: se vuoi venire a correre ti paghi tutte le spese, compreso l’albergo. Questo quando ti va bene. Ma non hai altra scelta: se vuoi fare punti, devi correre. Se si hanno in organico 20 corridori, non si può pensare di lasciarli lì senza fare un’attività. Ma è mai possibile tutto questo? Il bello è che hanno prospettato anche un meccanismo di promozione. Ma è un campionato che parte zoppo. Squadre come la Cofidis, ottimo team francese con un più che invidiabile budget, è chiaro che può anche farsi carico di spese aggiuntive importanti, ma penso di non offendere nessuno se dico che sportivamente parlando non si è sullo stesso piano. Il Frosinone è piccolino rispetto alla Juventus, ma giocano le stesse partite. In palio ci sono gli stessi punti e partono entrambe da zero. L’Atalanta, anche se non fattura quanto l’Inter, può ambire a batterla e puntare all’Europa: insomma, anche le squadre medio piccole hanno i loro diritti e i loro doveri. Per noi team Professional, invece, ci sono solo doveri, come per il passaporto biologico».

Cosa c’entra adesso il passaporto biologico?
«C’entra. Ma lo sapete che un team Professional paga 87 mila euro l’anno per tener monitorati 16 corridori e i team di World Tour che hanno budget dieci volte superiori per 25/30 corridori pagano 125 mila euro? Vi sembra che ci sia proporzione? Questi sono solo piccoli esempi per far capire che c’è qualcosa che non torna. Credo che sia interesse di tutti tutelare anche i team meno ricchi, perché in ogni caso svolgono un prezioso lavoro di promozione e crescita di atleti che altrimenti non troverebbero spazio nel mondo di vertice. Credete davvero che tutto si risolverà con i team di sviluppo e con le formazioni Continental che hanno in serbo di creare? Vedrete, non sarà così».
 


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COMMENTI
Esperienza da vendere..... approfittatene
29 novembre 2018 11:29 limatore
come al solito, in poche parole il"patron" ha colto il concetto. La UCI fà i suoi interessi e niente più. La UCI dovrebbe pensare solo all'organizzazione dei Mondiali, come del resto fà la FIFA per il Calcio, il resto dovrebbe essere la lega Professionisti che pensa al mantenimento dei posti di lavoro di tutto il "circo".

Reverberi n° 1
29 novembre 2018 13:54 froome
Quando leggo quel che dice, quando ho occasione di parlare con lui, resto a bocca aperta, perchè sa quel che dice ed ha una capacità di esporre le cose come nessun altro sa fare.

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