Raffaele Illiano: lettera aperta di un ragazzo del Sud

| 29/02/2008 | 00:00
Oggi, 26 febbraio 2008, alle ore 20,20, è nato mio figlio. Infatti, mia moglie Angela mi ha regalato Ivan. È il giorno più bello della mia vita, nella quale il ciclismo rappresenta un ruolo molto importante. Per questo, in omaggio a mio figlio Ivan, vorrei raccontare in breve la mia storia. Sono nato a Napoli l’11-02 -77 ( come il grande Ciro Ferrara, ex del Napoli) e ho iniziato a correre all’età di soli 7 anni spinto da mio nonno paterno che aveva una squadra di giovanissimi. Ho sempre ottenuto buoni risultati e questo mi ha spinto sempre di più a pensare e credere che il ciclismo - iniziato come un gioco - potesse divenire il mio futuro e il mio lavoro portandomi così a realizzare il sogno mio e di tutta la mia famiglia, che ha sempre fatto tanti, anzi troppi sacrifici per me. Cosi all’età di 18 anni ho lasciato la mia famiglia, che vive a Bacoli dove gestisce uno stabilimento balneare, e mi sono trasferito in Toscana per correre nei dilettanti dove, a momenti di gioia e successi, si alternano anche grandi delusioni come la promessa di un passaggio alla Mercatone Uno mai avvenuto. Ciò nonostante ho tenuto duro e dopo sei anni nei dilettanti, ecco la possibilità di passare grazie a Gianni Savio, detto "il Principe", che considero non solo una garanzia ma anche persona onesta e, umanamente parlando, molto disponibile. Credetemi, oggigiorno, non è da tutti. L'incontro avvenne durante la Firenze-Pistoia del 2001 e ricordo, come se fosse oggi, che mi disse «Raffaele oggi è il tuo giorno fortunato: stai tranquillo che in settimana ti faccio firmare». Ovviamente mantenne la parola e cosi iniziai la mia carriera da professionista nella Colombia Selle Italia di Gianni Savio e Marco Bellini, al quale devo molto perchè oltre ad essere il mio Direttore Sportivo è anche un amico. Trascorro 5 anni con Savio ottenendo discreti risultati, vincendo la maglia blu dell'Intergiro durante il Giro d'Italia del 2004, scollinando per primo sul Mortirolo, dedicato a Pantani, facendomi 11 tappe su 20 in fuga. Al termine della stagione 2004 Savio mi parlò chiaro consigliandomi di accettare, qualora si concretizzasse, la proposta da parte di una grande squadra. Purtroppo ciò non accadde. Solo contatti e false promesse da parte di pseudo procuratori. E quindi rimasi alla Selle italia. L'anno scorso ho corso con la Flaminia: sia io che Gianni vorremmo definirlo un anno di riflessione, con la sfortuna che mi ha perseguitato facendomi contrrarre 2 virus che mi hanno debilitato molto, e poi ci si è messo anche un incidente. Al termine della stagione 2007 cominciai a riflettere sul mio futuro in modo pessimistico, in quanto sapevo benissimo quanto fosse crudele il nostro mondo. Basta un anno fermo che ti ritrovi a terra. Si dice che il treno della fortuna passa una volta solo, ma è stato in quel periodo che, parlando con Savio e Bellini, scoprii che in realtà il medesimo treno è ripassato, per mia fortuna, un’altra volta con il nome di Serramenti Diquigiovanni Androni Giocattoli. Quest'anno ci sono i migliori presupposti per una stagione di soddisfazioni e magari riuscire a fare quel salto di qualità che forse mi è sempre mancato. Un altro motivo di soddisfazione e di stimolo e quello di poter correre al fianco di un campione quale è Gilberto Simoni. E poichè mi considero un ciclista sognatore "perchè no’", il nuovo sogno è quello di poter raccontare un giorno a mio figlio Ivan di aver contribuito all'ennesima vittoria di Gilberto Simoni al prossimo Giro d'Italia. Vorrei che questa mia lettera fosse un messaggio per tutti i ragazzi del Sud Italia che, come me, seguono questa strada: è un invito a tenere duro e perseguire i loro sogni. E un messaggio a tutti i napoletani: vorrei dire lo «svegliatevi» perché non esiste solo il calcio ma ci sono anche altri sport come il ciclismo. Grazie per l'attenzione Raffaele Illiano
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