Franco Calamai racconta il suo e il nostro Alfredo Martini

| 25/02/2008 | 00:00
Un libro e una medaglia per rendere omaggio ad Alfredo Martini, simbolo del ciclismo. Cosi' il Consiglio regionale della Toscana ha voluto dire grazie ad un uomo di sport, che con la propria vita ed il proprio mestiere, ha attraversato oltre mezzo secolo di storia del nostro Paese. A Firenze, nella Sala Gonfalone di Palazzo Panciatichi, la presentazione del libro di Franco Calamai, ''Alfredo Martini, memorie di un grande saggio del ciclismo'' (EditVallardi), ha introdotto oggi, il conferimento della medaglia d'argento al campione delle due ruote. Alfredo Martini, professionista nell'epoca d'oro di Coppi, Bartali e Magni, e' stato il piu' grande commissario tecnico nella storia del ciclismo, con i sei Campionati del Mondo conquistati con Moser, Saronni, Argentin, Fondriest, Bugno (due volte). A 87 anni e' una delle menti piu' lucide dello sport mondiale. Da anni raccoglie memorie, aneddoti e curiosita' sugli avvenimenti e i personaggi che hanno attraversato la sua vita. Franco Calamai, suo grande amico oltre che inviato della ''Gazzetta dello Sport'' per trent'anni, li ha raccolti e organizzati in un libro che e' il racconto di una vita straordinaria e lo spaccato di un'epoca che va dalle corse sulle strade sterrate degli anni Trenta fino al terzo millennio di Armstrong, Basso e Bettini. Pier Bergonzi, giornalista paternamente amato da Martini, ha aggiunto di suo note e curiosita' sul ''Grande Vecchio'' del ciclismo italiano. A presentare il libro sono intervenuti oltre allo stesso Alfredo Martini, Franco Calamai e l'editore Roberto Vallardi. La cerimonia si e' chiusa con la consegna della medaglia d'Argento a Martini da parte del presidente del Consiglio regionale della Toscana, Riccardo Nencini. Il presidente dell'assemblea regionale non ha mancato di lanciare un suggerimento; suggerimento che ha avanzato anche nel breve saluto contenuto nel libro di Calamai: ''Alfredo Martini sarebbe un ottimo senatore a vita''. ''Un uomo credibile, autorevole e fresco, una persona vera, capace di trasmettere la luce dell'emozione'', ha aggiunto Nencini. ''Perche' questo libro? Un po' per ricordare le cose che hanno contrassegnato la mia vita, ma anche per fare il punto di come ho trascorso questi 87 anni'', ha dichiarato Alfredo Martini in occasione della premiazione. ''Prima come un ragazzo che sfida se stesso per capire dove puo' arrivare poi, con grande intensita', aver vissuto la vita del corridore come mestiere, anche se ritengo che il ciclismo mestiere non potra' mai essere. Successivamente sulle 'ammiraglie' sempre con molta responsabilita'. Mentre dettavo alcune mie impressioni a Franco Calamai sui tanti avvenimenti vissuti in prima persona, mi veniva spontaneo pensare come tanti anni vissuti intensamente possono essere racchiusi in poche pagine di un libro. Un libro che racconta di un ragazzo che crebbe con la passione di un esercizio che si chiama ciclismo''. ''Per me - ha raccontato il giornalista Franco Calamai - in sostanza, non e' stato poi tanto difficile scrivere questo libro visto il mio ruolo. Martini parlava, io ascoltavo e prendevo appunti. Un monologo protrattosi per mesi e mesi. Una 'confessione' sul piano umano e sportivo a tutto tondo. E sono emerse vicende straordinarie e, in modo lampante, sono affiorati i suoi due grandi amori: la famiglia ed il ciclismo, i due poli intorno ai quali si e' dipanata l'esistenza di questo mitico personaggio sopra le righe nella vita privata; ad altissima quota in quella trascorsa nel ciclismo da corridore, direttore sportivo, ma soprattutto da commissario tecnico dei professionisti, ruolo nel quale Alfredo Martini e' stato superlativo''.
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