| 30/12/2007 | 00:00 Le morti disuguali... Se Phil O'Donnell, lo sfortunato capitano del Motherwell, decedutoin campo l'altro giorno, fosse stato un ciclista, oggi sarebbero stati in molti, qui, a scrivere di altre cose. Ma l'inaccettabile escalation del rischio cardiovascolare a quantopare insito nel calcio - non solo di eccellenza - in questi ultimi anni,da Foe a Da Silva, da Abdelwahab a Puerta, impone all'osservatore ed al
medico corretto di stabilire dei criteri di inflessibile inequivocabilità. E' doveroso che tanto la Fifa, quanto le Federazioni nazionali, ben prima delle Leghe professionistiche, approntino universalmente percorsi diagnostici obbligatori per i criteri di idoneità dei calciatori alla attività sportiva agonistica, come meritoriamente è attuato in Italia, con l'esigenza di praticare nei tesserati ecocardiografia M/B,test cicloergometrico da sforzo ed elettrocardiografia dinamica sec. Holter (ecg delle 24 ore)... Ed è parimenti indifferibile che in ogni stadio di calcio sia disponibile, con il personale medico-infermieristico qualificato, quel supporto potenzialmente determinante che è il defibrillatore. Ma a nostro avviso, per rimuovere quel margine intollerabile di sospetto che è naturalmente sospeso nel nostro habitat sociale e sportivo così devoto alle scorciatoie farmacologiche, è assolutamente inderogabile che anche il calcio sia disponibile - senza concessioni o deroghe dicomodo - alla verifica antidoping più avanzata.E così chiediamo, per la
plausibilità di uno sport che non diventi solo teatro di falsi valori ed esasperati dinamismi, che pure le istituzioni del calcio sottoscrivano quel Passaporto Biologico, voluto dalla UCI, che dal 1 gennaio 2008 sarà obbligatorio per il ciclismo, almeno per quello di elite. Una cartella clinica-ematica-ormonale completa, periodicamente aggiornata nel corso dell'anno, che consenta di verificare l'idoneità
fisica, o l'eventuale anomalia laboratoristica comunque indotta, del tesserato. Quel Passaporto Biologico, che il Cio di Jacques Rogge ha preconizzato possa essere obbligatorio per tutti gli sport. Cominciando, ci viene da ammonire, proprio dal calcio. Per evitare di inflazionare pateticamente, da Puerta a O'Donnell, e solo nel sacro rettangolo verde del football, quel concetto di fatalità della vita e della morte che ci sembra - per lo sport del 2008 - di censurabile ipocrisia.
Gian Paolo Porreca
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