McQuaid a Dire: il ProTour? Non cambieremo nulla

| 21/11/2007 | 00:00
«Noi l'avevamo detto fin da quando abbiamo istituito il ProTour che lo scopo era diventare uno sport globale». Pat McQuaid, presidente dell'Uci, ha detto all'agenzia Dire che non ci saranno novita' sul ProTour, nonostante le proteste degli organizzatori dell corse. «Capisco che in Italia si pensi a corse come la Milano-Sanremo o il Giro di Lombardia- ha detto il dirigente irlandese - ma nessuno impedisce agli organizzatori di continuare a organizzarle, e bene, come sempre hanno fatto. Abbiamo un Uci World Calendar del 2008 nel quale ci sono tre gare che abbiamo considerato sopra a tutte le altre: il Mondiale, le Olimpiadi e il Tour de France, corsa piu' importante di tutte le altre a tappe. Nel calendario dell'Europe Tour ci sono le altre grandi classiche e ci sono il Giro e la Vuelta: non abbiamo nulla contro queste corse e il fatto che esse siano fuori dal ProTour non vuol dire che siamo contro di esse o contro gli organizzatori. Per quanto riguarda il ProTour, il punto e' che come Uci dobbiamo pensare allo sport prima di tutto, prima di pensare a quelli che sono i nostri "azionisti». Il ciclismo non puo' piu' essere eurocentrico? «Il problema e' proprio questo, abbiamo bisogno di pensare alla promozione a un livello globale. Sono cose che non diciamo da oggi, agli organizzatori le abbiamo sempre dette. Cosa mi aspetto adesso? Niente, in realta', perche' noi abbiamo deciso su queste cose nel settembre scorso». Sul doping, McQuaid ha spiegato come vede la vicenda di Alejandro Valverde: «Riaprire il suo caso era assolutamente necessario, perche' nel giugno scorso abbiamo avuto altre carte sull'Operacion Puerto, ben 6.000 pagine, e da queste e' risultato il suo coinvolgimento: nella prima lista invece il suo nome non c'era. Quando ci siamo rivolti alla federazione spagnola, essa ha rifiutato di aprire un procedimento disciplinare. Per noi non poteva correre ai Mondiali, ma poi il Tas ha stabilito che poteva farlo: ok, ha fatto i Mondiali. Abbiamo seguito le regole, ma era nostro diritto chiedere alla Wada di appellarsi al Tas: adesso vedremo. Per Iban Mayo (positivo per Epo al Tour, ndr) non si puo' dire che sia la stessa cosa, che ci fosse un caso da riaprire. Il laboratorio di Gand e' arrivato a un risultato 'non conclusivo' sulle sue controanalisi e quindi era normale rivolgersi a un altro laboratorio, quello di Chatenay-Malabry, perche' un esito qualunque delle analisi ci deve pur essere. La Federazione spagnola non e' d'accordo, afferma che 'non conclusivo' vuol dire 'non positivo'? Non mi stupisce, la Rfec e' sempre dalla parte dei corridori piu' che dalla parte delle regole». L'elezione di John Fahey alla presidenza della Wada per McQuaid e' una buona notizia: «Cosa mi aspetto dalla Wada ora? Innanzitutto, che l'Uci e l'Agenzia mondiale antidoping continuino a collaborare, anche piu' di quanto non abbiano gia' fatto. Fahey poi viene da un Paese, l'Australia, dove il ciclismo e' uno sport molto importante e dove si ha di esso una buona immagine: sempre meglio di un presidente (Dick Pound, ndr) che viene da un Paese (il Canada) dove il ciclismo non ha un'immagine».
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