| 13/11/2007 | 00:00 Mentre in Spagna si continua a fare finta di niente, il Germania si fa anche troppo. Soprattutto si parla, si insinua, si fanno congetture. Questa volta tocca a Markus Fothen scendere in campo, con un'intervista forte rilasciata alla ARD, altra tivù che ha fatto della lotta al doping il proprio fiore all'occhiello.
Il ventiseienne ciclista tedesco della Gerolsteiner non ha gradito il comportamento tenuto dall'iridato prima dell'ultimo Mondiale di ciclismo su strada, quando Bettini si è rifiutato di siglare il documento Uci per l'impegno contro il doping. «Più controlli ci sono, meglio è. Più sono duri i test antidoping, meglio è. E firmo volentieri qualsiasi documento che mi venga sottoposto per garantire il mio onore», ha detto Fothen in una lunga intervista concessa ad ARD. «Ma mi chiedo se tutto questo abbia un senso quando a Stoccarda l'unico che non firma poi diventa campione del mondo...».
Il campione del mondo in questione è Paolo Bettini. «Una decisione incomprensibile. Ma adesso è lui che deve convivere con i sospetti», ha detto Fothen. Il tedesco si è anche soffermato su quelli che secondo lui sono comportamenti sospetti da parte di tutto il gruppo. «Mi chiedo per esempio perché tutti siano molto nervosi quando arriva il Tour de France. Chissà cosa c'é nell'aria? Di certo la notte nessuno dorme per la paura. Per come la penso io, gli ispettori possono veniare quando vogliono e controllare tutto quello che vogliono». Fothen sta valutando con attenzione quale potrà essere il suo futuro nel ciclismo. «Sono un giovane padre di famiglia giovane, ho appena acceso un mutuo per acquistare la mia casa, e oggi comincio a domandarmi dove andrà a finire questo ciclismo. Il mio capo alla Gerolsteiner, Michael Holczer ha buone cose per le mani, probabilmente alcune persone sono interessate anche a salire in corsa sul treno della squadra. Holczer è una persona che combatte tantissimo per noi ciclisti, il team per lui è come fosse suo figlio. E da noi non è mai accaduto niente che si potesse riferire al doping». Ma la Gerolsteiner può dirsi veramente pulita? «Io posso parlare solo per me stesso. E il mio cervello non è così limitato da decidere di mettere a rischio tutto il mio futuro. Non ho completato gli studi, ma i miei genitori hanno un'impresa agricola e quindi avrei anche un'alternativa allo sport. Ma al momento con il ciclismo guadagno bene, mi sono sposato giovane, sono molto innamorato ed ho una figlia piccola. E se dovessi fare qualcosa di sbagliato non riuscirei più a vivere nemmeno un momento di tranquillità». Molti suoi colleghi, però, a queste cose sembrano non pensare. «Non metto la mano sul fuoco per nessuno», ha detto Fothen.
P.S. Solo una precisazione, per il giovane Fothen. Paolo Bettini il suo impegno contro il doping l'ha firmato eccome, sposando punto per punto tutto quanto c'era da sposare. Con un'unica eccezione: il passaggio nel quale si dice che un corridore trovato positivo debba “devolvere" all'Uci un anno del proprio stipendio. Questo punto, ricorrendo ad un legale esperto in questo tipo di problemi, è stato in parte perfezionato. Non è quindi corretto dire che Bettini non ha firmato.
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