E' morto Vito Taccone

| 15/10/2007 | 00:00
Una vita sempre all'attacco, con generosità e sfrontatezza. Una vita all'attacco, senza peli sulla lingua. E' morto d'infarto Vito Taccone, ciclista che negli anni '60 era stato soprannominato "Il camoscio d'Abruzzo". La settimana scorsa, ricorda l'agenzia regionale Astra, Taccone si era incatenato davanti al tribunale di Avezzano per sollecitare la chiusura di un'inchiesta riguardante la contraffazione di alcuni capi d'abbigliamento che, nei mesi scorsi, lo aveva portato all'arresto e poi alla scarcerazione. "Non voglio fare la fine di Enzo Tortora, processatemi", si leggeva in quell'occasione su un cartello dell'ex corridore. Aveva 67 anni. La scheda di Taccone: Nato ad Avezzano (L'Aquila) l'8 maggio 1940, scalatore e velocista, è stato professionista dal 1961 al 1970 con 27 vittorie. Dotato di bellissime doti di scalatore che gli valsero il soprannome di "camoscio d'Abruzzo", è riuscito a evidenziarsi in circostanze particolarmente significative. Sensazionale il suo debutto tra i professionisti: le vittorie in una tappa del Giro d'Italia, nella Tre Giorni del Sud e il trionfo nel Giro di Lombardia davanti a Massignan lo portarono d'acchito al livello delle figure di primo piano, fra le quali seppe mantenersi con le vittorie in quattro tappe consecutive al Giro del'63. Un exploit completato da affermazioni importanti come quelle nel Giro del Piemonte '62, nel Giro della Toscana '63, nel Giro della Campania '64, nella Milano-Torino '65, nel Trofeo Matteotti '66 e nella Marina di Massa-Pian de la Fioba '64. Sostanziosa anche la partecipazione ai dieci Giri d'Italia: oltre a otto tappe, s'è aggiudicato il Gran Premio della Montagna nel '61 e '62 e ha ottenuto piazzamenti pregevoli nella classifica finale. Al Giro della Svizzera ha vinto una tappa nel '66, mentre nel Tour '64 fu scomodo protagonista: ebbe un clamoroso match di pugilato con lo spagnolo Fernando Manzaneque e venne incolpato di aver causato diverse cadute negli arrivi in volata per i suoi scatti scomposti. Anche per questo motivo non vi tornò più. Qualche altro buon piazzamento: 5° nel mondiale '68, 2° nei campionati italiani '68 e '69, 3° nel'66.
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