Bugno: solo uniti si può combattere il doping

| 03/08/2007 | 00:00
Il doping nello sport: un tema scomodo, quanto maledettamente attuale, salito prepotentemente alla ribalta sulle strade del recente Tour de France. E a rimarcarlo è un ex professionista di valore come Gianni Bugno, monzese classe 1964, di professione pilota di elicotteri. «La maggior parte dei corridori è corretta e paga una guerra politica portata avanti da una federazione internazionale ormai fatiscente - afferma con toni elevati Bugno -. Siamo di fronte ad una verità evidente: non c'è chiarezza nè ci sono regole uguali per tutti. Da ex ciclista mi si stringe il cuore ogni qualvolta sento parlare di doping o di corridori che mestamente vengono allontani dalle corse senza un valido e concreto motivo. E qui mi ricollego al recente caso Rasmussen, uno dei tanti che continua a pagare una guerra politica voluta dai massimi dirigenti del ciclismo. Sia chiaro, non sono qui a nascondere il doping o la realtà dei fatti, ma la lotta a questo preoccupante fenomeno non va sempre e unicamente fatta a discapito dei corridori”. Affermazioni schiette, che lasciano un segno, soprattutto se a rimarcarle è uno come Gianni Bugno, che in prima persona ha visto, saputo, sentito. “Il doping è un male gravissimo che va combattuto a tutti i livelli, su questo siamo d'accordo tutti - continua Bugno -, ma dai vertici deve arrivare informazione vera e pulita, altrimenti non può esserci prevenzione”. E' un grave pericolo che si può riscontrare anche fra i giovani delle categorie minori? “Non credo. Sono vicino a molte società sportive minorili che fortunatamente ancora conosco i valori dello sport, e che scelgono questa via come insegnamento di vita per tanti giovani. In giro ci sono molte perplessità, che sono venute a galla a causa di una diffusa e sbagliata cultura sul ciclismo. Non è così nelle altre discipline sportive, dove addirittura nomi illustri, con la fedina sporca, sono diventati idoli di massa". Qual è il messaggio di Gianni Bugno? "È necessario chiudersi in una stanza e ragionare tutti insieme, compresi i corridori, che non devono essere più l'ultima ruota del carro". Danilo Viganò
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