McQuaid: parecchi italiani sono sotto osservazione

| 30/06/2007 | 00:00
Non sono per nulla rosee le tinte per il ciclismo italiano, stando almeno a quanto ha detto il presidente dell'Uci Pat McQuaid, intervistato da Luca Gialanella per La Gazzetta dello Sport. Ecco i passaggi principali dell'intervista. «Il giudizio sul ciclismo italiano non è buono. La settimana scorsa abbiamo fatto vedere ai team manager del ProTour la situazione 2006 dei corridori, divisi per nazione. Ebbene, i parametri del sangue di italiani e spagnoli presentano problemi. Stiamo monitorando parecchi corridori italiani perché i loro valori ci preoccupano». «I certificati? Sono troppi, è arrivato il momento di studiare regole nuove e più rigorose. Bisogna fare qualcosa e lo faremo insieme alla Wada. Ne parlerò con Pound. Ci sono ciclisti che hanno bisogno del certificato, ma per altri il sistema è stato "forzato"». «Petrucci? Vogliamo collaborare con lui, ma quella lettera passata prima alla stampa è stata un errore, anche perché ha messo in discussione il nome di alcuni atleti. E anche quei controlli fatti allo Zoncolan erano fuori dal diritto del Coni: da tre giorni prima a tre giorni dopo la corsa, i controlli dipendono esclusivamente dall'Uci».
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