Ecco l'intervista di Pier Bergonzi a Basso

| 18/06/2007 | 00:00
"Qualche giorno fa mia figlia Domitilla, 4 anni, stava perdendo la pazienza. Mi ha detto: uffa babbo, ma che ti diano la squalifica e basta! Mi ha spiazzato. Aveva capito tutto. Mi si è acceso un sorriso, le ho accarezzato la testa: vedrai che il babbo ti riporterà sul podio del Giro...". Ivan Basso ha cavalcato montagne russe di emozioni, fino alla sentenza della Disciplinare. Ora appare sereno, disincantato. Basso si vede già lì, al 24 ottobre 2008, la data del suo rientro alle corse. Avrà quasi 31 anni e altre 4 o 5 stagioni per riscrivere la sua storia. Maglietta a girocollo e borsettina a tracolla, davanti a un caffé americano Ivan Basso ha l’aria disinvolta di uno studente universitario. Il viso affilato e quella vena che affiora sulla fronte ci fanno pensare, però, all'atleta in piena attività. "Continuo ad allenarmi di brutto - dice con uno scatto -. Anche oggi (ieri, ndr) 5 ore nel Varesotto, con le salite di Cuvignone, Sacro Monte e Brinzio. Ho incontrato Zanini e un po' dei soliti dilettanti. Pedalo tutti i giorni. Minimo 3, massimo 6 ore. Mi sento come un professionista disoccupato. E siccome voglio avere ancora un posto di lavoro, mi tengo pronto. E fin dalla prima gara sarò competitivo". Come ha "incassato" la squalifica di due anni, senza sconti? «Come una liberazione. Come una pagina che si chiude. In questa vicenda ho sbagliato due volte. La prima andando dal dottor Fuentes e la seconda nascondendo anche a me stesso la verità. Era giusto che io pagassi un prezzo alto". Ha avuto chiamate, messaggi di solidarietà? "Sì, da parte di molti. Ma non voglio fare nomi, non sarebbe giusto. Diciamo che gli amici veri non mi hanno mai abbandonato. Gli altri erano soltanto piccoli personaggi saliti sul carro del vincitore. Questi proveranno a tornarci. So come va il mondo". Ha sentito anche Armstrong? Non ho mai perso il contatto con Lance. Mi manda degli sms, quelli che lui li chiama 'Pins'". Qual è stato il giorno più difficile? Quando ho dovuto spiegare a mia moglie quello che era successo. Per fortuna Micaela ha capito e mi sta vicino". Il giorno migliore? "Quando sono riuscito a raccontare tutto al procuratore Ettore Torri. Anzi, colgo l'occasione per ringraziarlo. Ha avuto grande rispetto per me. Ha fatto benissimo il suo mestiere. Con lui mi sono sentito a mio agio e grazie a lui mi sono liberato di un peso". Ne parla come se si sentisse vittima degli avvenimenti. "La verità è che, a un certo punto, mi sono sentito prigioniero delle mie bugie. Nessuno sapeva dei miei rapporti con Fuentes e nessuno poteva aiutarmi ad uscire da quel vicolo cieco". Eppure lo stesso Torri non crede che lei abbia raccontato tutto. "Ho fatto cinque viaggi a Madrid, che corrispondono alle 5 sacche di sangue conservate, che non ho utilizzato. Ho raccontato tutto quello che sapevo. Certi personaggi di cui mi hanno fatto il nome non li ho mai conosciuti. Capisco che se uno racconta bugie per un anno debba faticare un po' per recuperare credibilità". Resta sempre quella domanda. Perché Basso, il corridore dal passato impeccabile, si mette sulla pericolosa via di Fuentes? "Mi sentivo pronto a vincere i grandi giri, e la paura che mi mancasse qualcosa mi ha fatto commettere un grave errore. È stata una cazzata. Una debolezza per la quale ho chiesto e chiedo scusa a tutti quelli che avevano fiducia e si sono sentiti traditi". Si può vincere un Giro d’Italia senza doping? "Certo. Non abbiate altri dubbi. La mia carriera non è fatta di flash nè di risultati improbabili. Ero un campione fin da ragazzino e sono sempre migliorato. Andate a vedere i dati del mio ematocrito. A 18 anni era intorno al 43 per cento. Lo stesso dato di quando ho vinto il Mondiale under 23 nel 1998 e del 2006, quando ho vinto il Giro. Nel 2005, l'Uci mi citava come esempio per la regolarità e la credibilità dei miei valori". Potrà tornare a correre alla fine della stagione 2008. Con chi? "Si sono già fatte avanti tre squadre. Ma mi sembra un po' presto per decidere. Riparliamone nell'estate del 2008. Vorrei trovare un gruppo che creda nei miei obiettivi, che restano ambiziosi". Dove porta i suoi sogni? Il mio obiettivo di sempre era il Giro d’Italia. L'ho centrato nel 2006, ma adesso è come se tutto si azzerasse. Per rivincerlo, io lavorerò come prima, più di prima. Questa è la mia sfida". Può tornare il Basso maglia rosa del 2006? "Una lunga sosta può addirittura farmi bene. Tornerò che non avrò nemmeno compiuto i 31 anni e penso che fino ai 35-36 potrò essere competitivo. Su questo non ho dubbi". Come si sta organizzando la sua lunga attesa? "Tanto per cominciare starò molto di più a casa. Voglio godermi la mia famiglia. Micaela, Domitilla e Santiago avranno un marito e papà Ivan molto presente. Ma continuerò ad allenarmi come se fossi sempre in attività. Gare cicloturistiche? No, penso di no. Potrei fare qualche raid in giro per il mondo. Ne ho in mente uno pazzo: 7 giorni in Patagonia, 1.000 chilometri. In mountain bike". La sua giornata tipo? "Sveglia alle 7. Un'ora di ginnastica, con gli speciali esercizi alla megapalla per la schiena. Poi porto Domitilla all'asilo e sono pronto per la bici. Minimo 3, massimo 6 ore al giorno. Un'uscita alla settimana è dedicata alla bici da cronometro". Con quali bici e quali maglie si allena? "Uso le maglie 10-2, quelle della fondazione di Lance Armstrong. Bici anonima, naturalmente. Ma più costruttori mi hanno fatto avere gli ultimi modelli della loro produzione. Ecco, nei prossimi messi mi impegnerò a testare materiali diversi, ruote e posizione. Credo che in questo campo ci siano ancora grandi margini di miglioramento". Che fine hanno fatto i suoi sponsor? "Quando ho lasciato la Discovery Channel ho interrotto i rapporti con tutte le aziende che erano legate a me. Ma tutti gli sponsor mi hanno rinnovato la fiducia. Mi hanno detto: "appena torni, vogliamo essere con te"". Ha seguito l’ultimo Giro d’Italia? Certo, tutti i giorni. È stata una corsa bellissima con un grande vincitore. Sono felice per Di Luca. Mi ha sorpreso Andy Schleck: è un potenziale vincitore di Giro e Tour". Il suo favorito per il Tour de France? "Vinokourov è una pedalata davanti a tutti. Poi vedo Sastre e Leipheimer". Una curiosità: Birillo c’è sempre? "Certo, il mio cagnolino c’è, c’è sempre". da «La gazzetta dello Sport» del 17 giugno 2007 a firma Pier Bergonzi
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