GATTI&MISFATTI. IO GRIDO "BRAVO ARU"

GATTI&MISFATTI | 21/05/2018 | 16:33
di Cristiano Gatti      -     


E’ molto difficile in questo Giro gridare Bravo Aru, non voglio perdere l’occasione giusta e la colgo subito al volo. Bravo Aru, proprio bravo, per questa decisione di restare. Anche se non riesce più ad andare in fuga, ci ha risparmiato comunque la peggiore.

Di situazioni simili ne ho viste tante, in tutti questi anni di vagabondaggio, e posso garantire che nove corridori su dieci, al suo posto e nelle sue condizioni, sarebbero già a casa tra le braccia consolanti della mogliettina, con il cane sdraiato sul tappeto e soprattutto con il branco dei fedelissimi, ispirato dal procuratore, a dire poverino, là fuori il mondo ti vuole male, guarda quei giornalisti cornuti cosa scrivono di te.
Bravo Fabio perché hai scelto un altro film. Poche parole con la faccia scura, com’è normale in questi giorni infernali, per annunciare la scelta più coraggiosa e più giusta: “Porterò a termine il mio Giro. Troppo facile lasciare tutto adesso”.

Per me, lo dico spassionatamene, è una bella scoperta. Apprendo che tutti i bei discorsi messi in giro in occasione di tanti ritiri, al grido “inutile tenerlo qui solo per farsi del male”, lasciano il tempo che trovano. C’è anche un altro modo di affrontare l’apocalisse. Semplicemente, come dici tu, accettandola.

Tanti ti chiedono se da qui a Roma punterai a vincere una tappa, ma sinceramente mi sembra una pietosa domanda di circostanza. Molto più realistico pensare che andrai avanti bevendo fino all’ultima goccia il calice indigesto dell’arsenico, questo arsenico che chiamiamo umiliazione, ma che in realtà è semplice sconfitta. Nella vita si vince e si perde, solo i fessi sono capaci di vivere soltanto le vittorie. Gli uomini, come direbbe l’opinionista del calcio, affrontano bene entrambe le fasi.

Non è facile, certo che non è facile. Vedere i tuoi rivali andarsene presto per inseguire obiettivi che non sono più tuoi, galleggiare nei sobborghi del Giro tra gregari a fine lavoro e velocisti in ritirata. Per te è sicuramente un mondo sconosciuto, ma non per questo così dannato. Si tratta soltanto di ricomporre un po’ il sinistrato te stesso che hai riportato giù dallo Zoncolan e da Sappada, ma con calma, senza più angosce e fantasmi. Piano piano, chilometro dopo chilometro, potrai concentrarti sul nuovo obiettivo personale, per niente secondario, anzi più importante di una qualunque vittoria: ritrovare da qualche parte la voglia e il piacere della bicicletta.

Proprio così: quell’arnese che ti ha portato sin qui, partendo dall’infanzia, adesso è uno strumento di rabbia e di tortura. Sei arrivato a odiarlo. A non capirlo, a non sopportarlo più. E tutto è crollato. Restando qui, solo restando qui, in attesa di capire le ragioni precise del tracollo, puoi cominciare almeno a ricucire il rapporto, facendo pace, riscoprendo il fascino dell’attrezzo che hai sempre amato. Si racconta che una volta Michelangelo avesse lanciato il martello contro la sua statua, urlando “Perché non parli?”. Immagino quante volte, in questi ultimi giorni, tu abbia provato la tentazione di lanciare il martello contro il telaio, urlando “Perché non vai?”. Rabbia e frustrazione sono umane e comprensibili. Buttarle fuori aiuta. Adesso però è il momento di voltare pagina e ricominciare a mente sgombra.

Riguardala, questa bicicletta, torna a vederla con gli occhi dell’intesa e della complicità. Del piacere segreto. E’ il modo migliore per ripartire. Certo la cronometro non sarà il posto ideale da cui ricominciare. Già non sei un fulmine, figuriamoci in queste condizioni. Ma mettilo in conto. Prova a correrla serenamente, prendendo quel che arriva. Io, con l’applauso sincero per la decisione di restare, provo a dirti che comunque anche nella Trento-Rovereto un lato positivo c’è: stavolta, almeno, nessuno ti stacca. Se riesci a sorridere, stai già cominciando a guarire.

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COMMENTI
??
21 maggio 2018 22:09 spaccabici
Gatti non riesco più a trovare alcun senso ai suoi articoli. Anche quando scrive qualcosa a sostegno di qualcuno, si perde in una retorica sterile che inevitabilmente cerca qualcuno da denigrare sul piano morale. In questo caso inizia da quelli che \"sarebbero già a casa tra le braccia consolanti della mogliettina, con il cane sdraiato sul tappeto e soprattutto con il branco dei fedelissimi, ispirato dal procuratore, a dire poverino, là fuori il mondo ti vuole male, guarda quei giornalisti cornuti cosa scrivono di te\". L\'altro giorno Viviani passava da simpatico e professionale ciclista a scarso (offensivo il fatto che lei abbia sottolineato il livello dei velocisti al giro) e ingrato mezzluomo perché infastidito dai commenti (retorici e vuoti) della gazzetta. Si inventa ogni giorno il pretesto per dare dello schifo umano a qualcuno e non parla mai di ciclismo. Sempre e soltanto male di qualcuno. Perché lo fa?

21 maggio 2018 23:50 Line
ma resta per cosa ??
doveva tirar fuori i cosi detti attributi ieri , e non mandare via la telecamera

Tre anni che non va
22 maggio 2018 06:41 michele79
Che Aru prosegua è una cosa che gli fa onore, ma più che cercare i motivi di questo giro andato storto dovrebbe capire perché da 3 anni esatti (giro 2015), abbia iniziato a soffrire così tanto le salite dure (lui che era considerato scalatore puro). Quel mortirolo in cui si evidenziava la sua tenacia ad oggi sembra in realtà averne segnato ad oggi la carriera in negativo

caro spaccabici...
22 maggio 2018 08:54 AleC
...allora siamo almeno in 2 che non riteniamo la polemica e la critica un segno necessariamente di intelligenza! Meno male, pensavo di essere da solo.

Lo scrivo col caps lock così magari qualcuno legge: A VOLTE BISOGNA RITIRARSI.
La retorica del "non arrendersi mai" è una fesseria, e la scelta di Aru di continuare piace tanto ai giornalisti ma probabilmente non è saggia.
Ritirarsi, passare qualche giorno a casa "con la mogliettina" FA BENE, perchè i corridori - lo aveva ricordato proprio Aru qualche giorno fa - sono degli ESSERI UMANI innanzitutto. E se l'uomo non sta bene, l'atleta farà schifo proprio, altro che una leggera defaillance.

L'anno scorso Aru cadde in allenamento, si fece un ginocchio grosso come un pallone da basket e dovette fermarsi per più di 2 settimane. Qualcuno (anche Nibali, accidenti a lui) scrisse che doveva comunque presentarsi al via del Giro, solo perchè partiva dalla Sardegna. Bene, Aru fece la scelta più razionale e in questo modo fece un buon Tour de France, dei giorni in maglia gialla, una vittoria di tappa; se fosse andato alla partenza del Giro, sarebbe forse andato fuori tempo massimo alla prima tappa.

E allora, lasciamo agli atleti il compito di valutare se ha senso o no ritirarsi da una competizione. Quando non lo fanno, dovrebbe essere perchè pensano di avere ancora qualcosa da chiedere a quella competizione; Froome non si è ritirato perchè sapeva che le sue defaillance derivano più dai postumi della caduta che non da una reale mancanza di condizione, e infatti sullo Zoncolan ha vinto.

Temo che Aru stia continuando solo per pressione dei media e, se è così, fa malissimo.

Spero sia una scelta tecnica
22 maggio 2018 09:26 Leonk80
Continuare o ritirarsi non deve essere una scelta emotiva ma deve essere presa pensando cosa è meglio per il resto della stagione. Ma questo lo possono sapere i tecnici e i preparatori. Se fosse invece indifferente allora fa bene a continuare.

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