L'ABC DI COSTA | 15/05/2018 | 18:13
di Angelo Costa -
C come Ciccone. Nel senso di Giulio, talento della Bardiani Csf. Uno dei giovani emergenti di questo Giro: non è un modo di dire, perché sulle salite emerge. Non se ne sono accorti in tanti: è così magro che magari, oltre che fuggire, sfugge. Per i tapponi alpini si sta attrezzando: d’accordo con gli sponsor, per farsi riconoscere sta pensando di vestirsi da Uomo Ragno o di mettersi una parrucca gialla in testa. Nel suo Abruzzo non è popolare soltanto per le sue doti di ciclista, ma anche perché un amico di Manoppello gli ha dedicato un gelato al gusto di cocco e pistacchio: cocco perché è benvoluto da tutti, meno chiaro perché pistacchio. Ha un cognome famoso, che condivide con la popstar Madonna: sentito cantare prima di una tappa, al buon Giulio è stato vivamente consigliato di continuare a fare il ciclista. Originario di Chieti, ha scelto come terra adottiva Bergamo, dove continua ad allenarsi: scelta tecnica, ma anche personale, perché in corsa era stanco di sentirsi dire ‘vieni avanti, chietino’. E’ uno da tener d’occhio, se non altro perché al primo Giro, corso a 21 anni, ha vinto subito una tappa: quando gli hanno detto che era il più giovane di sempre dopo Coppi e Marchisio, si è dichiarato felice di essere nella storia accanto a un calciatore della Juve. Reduce da un problema di cuore (è stato operato per una leggera disfunzione: tranquilli, con la fidanzata va tutto bene), adesso che è tornato competitivo, come ha dimostrato sull’Etna e sul Gran Sasso, vuole vivere almeno una giornata da Nibali, uno del quale ha detto ‘pedalandogli vicino, capisci che ha qualcosa di diverso’: pare che lo abbia detto anche della maglia nera Fonzi, ma forse intendeva un’altra cosa.
T come tempo. Nel senso di lento scorrere della vita. Vedi alla voce Froome, che nei primi giorni ne ha lasciato per strada parecchio: ritardi in classifica, ritardi all’antidoping, ritardi nel rientrare in albergo, ritardi nell’esser servito a tavola, ritardi nell’arrivo dell’ascensore per salire in camera. In pochi giorni non ha scoperto solo il Giro: ha capito che la buona sorte ha un lato B e non è dei migliori. Fin qui, con flemma da lord inglese, ha sopportato di tutto: avversari che non lo aspettano, elicotteri che non lo aspettano, traghetti che provano a non aspettarlo. Ha conservato la sua proverbiale flemma persino quando, accompagnato in ospedale per medicare le ferite, si è sentito dire che non c’era sala d’aspetto. Tutti i giorni ad attenderlo ci sono i giornalisti, che puntualmente gli fanno domande riguardo alla complicata vicenda del Ventolin: ormai se l’aspetta. In ogni situazione, dà sempre l’impressione di essere sereno: almeno nell’aspetto. Tanto che, a chi gli ha fatto notare che un Froome così in ritardo era inatteso, lui ha replicato senza prender tempo: ‘La mia posizione in bici non è quella giusta: non vi siete accorti che pedalo male?’. Sentirlo ammettere di esser brutto e storto in bici è una vera bomba: a scoppio ritardato.
Copyright © TBW