Esteban CHAVES. 10.
L’interrogativo non è perché l’hanno fatto entrare nella fuga di testa,
ma perché poi davanti alcuni uomini, quelli della Sunweb per fare un
esempio, abbiano tirato alla morte. Lo sanno anche i mussi che la
Mitchelton Scott in questa fase del Giro è forse il team più attrezzato e
in condizione. Ha due bomber da fare invidia a Pulici e Graziani. Lui,
il ragazzo che sorride e ringrazia sempre, oggi ha una ragione di più
per farlo. Oggi ha vinto la sua seconda tappa al Giro d’Italia dopo
quella di Corvara e l’ha dedicata alla sua amica del cuore, a Diana
Casas Jimenez, che era la fisioterapista dell'Equipo Fundacion Esteban
Chaves e si occupava dei suoi muscoli quando rientrava in patria. Un
anno fa è morta. Lui, con il sorriso che illumina la notte, non
dimentica.
Simon YATES. 10. Sta lì, ben coperto fino alla
fine. Fin quando Matthew White non gli dà il via libera. Parte come una
gazzella: leggera ed elegante. Fa il vuoto in un attimo. Il tramonto
sull’Etna è a tinte rosa.
Thibaut PINOT. 7,5. Il francese
è tra quelli che corrono meglio, anche se prova a stare dietro a Yates,
ma capisce ben presto che è meglio lasciar perdere. Sarà per la
prossima.
George BENNETT. 7. Reattivo, pimpante, brillante il corridore della Lotto Jumbo. C’è e si vede.
Domenico POZZOVIVO. 6,5.
Salita di rapporto e di velocità, forse gli serviva qualche tratto
ancora di più duro, anche se è tra i più brillanti e baldanzosi.
Miguel Angel LOPEZ. 6,5.
La sua Astana non lo lascia, e fa bene. Quando si corre per vincere un
Giro, la squadra sta al fianco del proprio capitano, soprattutto se ha
attraversato giorni difficili, nei quali ha pagato a caro prezzo alcune
disattenzioni. Una squadra per dare coraggio, rassicurazioni, morale e
certezze. È tra le più attive nel finale, l’Astana: se non avesse tirato
come sarebbe andata a finire? Nel finale, poi, Lopez è lì.
Richard CARAPAZ. 6,5. L’ecuadoriano della Movistar è sul pezzo. Resta con i migliori: e non per caso.
Tom DUMOULIN. 8.
Per quanto mi riguarda è il vero vincitore di giornata. Lui sembra
quasi estraniarsi dal contesto del Giro. Tutte le mattine si presenta al
via, firma una lavagnetta di plexiglas prima di partire, corre con
attenzione estrema senza tirare il collo ai suoi, e difficilmente va
fuori giri. È lì, ad una manciata di secondi dalla maglia rosa.
Controlla. Per il momento non concede colpi ad effetto (è stata
sufficiente la crono di Gerusalemme). Non infiamma le folle, si limita a
proseguire con il suo passo: un passo avanti a tutti.
Fabio ARU. 6.
Se devo valutarlo per la facilità di pedalata, mi dovrei ammazzare, ma
visto che so quello che vale e quello che può fare da qui in poi, dico
che può solo migliorare. Lui si dice contento e in costante crescita. Ha
assicurato che ogni giorno che passa si sente sempre meglio. Spero solo
che non sia come ai tempi della naja.
Chris FROOME. 6.
Frulla, frulla, frulla. Testa china, china, china. È il solito Froome,
anche se la squadra non fa il solito lavoro e lui non pare essere ancora
il Froome che conosciamo.
Rohan DENNIS. 6. L’aveva
detto: vado su con il mio passo, e cerco di misurarmi. L’australiano
prende le misure bene e disputa una frazione più che onorevole. Certo,
anche per lui il Giro è molto lungo, e sarà un viaggio verso la
conoscenza.
Giulio CICCONE. 7. È lui a rompere gli indugi
in testa alla corsa, ma viene raggiunto e staccato da Chaves nel tratto
più duro, a cinque chilometri dal traguardo. Il ragazzo della Bardiani
CSF però ci prova, fa vedere di che pasta è fatto. E non è pastafrolla.
Davide FORMOLO. 5.
Cade e si complica la vita. Cade e nessuno può aiutarlo, perché finisce
per le terre in un momento della corsa troppo caldo, dove l’austriaco
Konrad è là davanti e non può certo fermarsi ad attenderlo. Cade in un
momento in cui non doveva cadere: roba da mandare in cielo tutti i
santi. Lui li avrà anche mandati, ma ora si deve tirare su e provare a
inventarsi un’altra corsa, un altro Giro.
E' un talento, da lui ci si può aspettare qualsiasi risultato. A parte il fatto che questa non è la "sua pedalata". io penso che in questo momento dovrebbe correre al fianco di Aru, ma lui questo non lo sa fare. Non l'ha mai saputo fare, poichè è da sempre stato avvezzo a cercare la vittoria. Anche quando non è alla sua portata.
Maurizio
Ci saranno rimpianti
11 maggio 2018 09:10geo
Froome e Domulin in difficoltà mentre Pozzovivo, Pinot e gli altri facevano i tatticismi. Qualcuno più avanti si pentirà di non essersi messo davanti a menare a prescindere da chi c'era dietro, perché, così facendo, qualcuno dei favoriti avrebbe preso un po' di secondi.
Peccato per Yates, sarebbe stato l'unico a fare la vera differenza in classifica
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