di Angelo Costa -
C come clima. Nel senso di
atmosfera che si respira intorno alla corsa. Solitamente al Giro è sempre molto
gioiosa: il passaggio della corsa è l’occasione per colorare di rosa interi
villaggi, portando le scolaresche sulla strada, bloccando i passanti dello
shopping, riempiendo i balconi che diventano popolatissime tribune sul
percorso. Per qualche minuto, tutto si trasforma in una festa: di immutabile
c’è soltanto la divisa dei carabinieri, che resta invernale fino al 2 giugno
anche con 35 gradi all’ombra. E’ la magìa del Giro, come ha sottolineato anche
Rohan Dennis, sorpreso di trovare tanto pubblico anche in Israele, ma
soprattutto di vederlo partecipare con l’entusiasmo degno di uno stadio: ‘Fuori
dall’Europa, a parte America e Australia, c’è molto silenzio a bordo strada: in
Medio Oriente è stato il contrario. Una moltitudine entusiasta può essere
stressante, ma sicuramente è meglio del silenzio’. Se non altro, dopo tanti
chilometri nel deserto, aiuta a restar svegli.
D come domandone. Nel senso di dubbio, chiarimento, richiesta. Un ciclista straniero, di cui non è stato reso noto il nome, subito dopo l’arrivo in Sicilia si è chiesto: ‘Perché in Italia, quando chiedi di indicarti una cosa fatta nel modo giusto, ti consigliano subito la cassata?’.
G come Geniez. Nel senso di Alexandre, leader della francese Ag2r. Non una novità per il Giro: la prima volta che ha partecipato, nel 2014, è stato tredicesimo, l’anno dopo ha chiuso al nono posto, poi si è ritirato nelle due edizioni successive. In sintesi: se arriva in fondo, fa classifica. Ci prova anche quest’anno, perché l’Italia gli piace e trova il percorso adatto alle sue qualità: in pratica, gli va tutto a Geniez. In Israele si è detto entusiasta della partenza da Gerusalemme in quanto storica, aggiungendo che il ciclismo non deve essere confinato in Francia, Italia, Spagna, Belgio e Olanda: esattamente dove questo sport ha fatto (e continua a fare) la storia. Presentandosi prima della crono come leader maximo della sua squadra, ha fatto sapere che la sua preparazione è stata molto buona: ‘Sono stato in ritiro due settimane in Sicilia con i miei compagni Montaguti e Chérel. Sono andato a vedere la tappa-trappola di Caltagirone e la salita verso l’Etna: è particolare, non molto lunga e non ripida, ma irregolare’. Forse sarà il caso di informarlo che, dopo le tre tappe siciliane, c’è qualcos’altro da fare.
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