Di Rocco a McQuaid: ma che presidente sei?

| 25/05/2007 | 00:00
È ormai guerra aperta fra l'UCI e la Federazione Ciclistica Italiana ed il caso Basso-Puerto ha ulteriormente allontanato le parti. Ne sono prova queste due lettere che pubblichiamo: nella prima il presidente dell'UCI rimprovera Di Rocco di aver lasciato intendere che possano esserci sconti di pena per Basso, nella seconda Di Roccoattacca direttamente l'UCI e punto per punto ne critica la politica e la strategia «ammesso che ce ne sia una». DA PAT MCQUAID A RENATO DI ROCCO Egregio Signor Presidente, Caro Renato, nel corso di una conferenza stampa di cui ho visto un estratto su Euronews, Lei ha affermato che se Ivan Basso dovesse collaborare con le indagini del CONI, si potrebbe applicare una sanzione ridotta. Affermazioni di questo tipo danneggiano la credibilità delle procedure disciplinari intraprese nelle questioni di doping: 1. Le ammissioni di colpa o la collaborazione alle indagini (in casi diversi da quanto specificatamente previsto dall’articolo 266 RAD) non possono giustificare una riduzione della sanzione. 2. In quanto Presidente dell’UCI, la cui commissione disciplinare deve giudicare il caso di Ivan Basso, dovrebbe astenersi dal fare raccomandazioni sulla sanzione da applicare. 3. Esprimersi a favore di una minore sanzione mina la credibilità della posizione della FCI sul doping, ora che Ivan Basso ha ammesso il suo coinvolgimento nell’affare Puerto dopo averlo negato per dieci mesi; tale atteggiamento non merita certo sconti sulla sanzione. Caro Renato, Lei sta creando aspettative nell’opinione pubblica (in Italia) secondo cui Ivan Basso dovrebbe meritare una sanzione ridotta. Oltre al fatto che, visto il ruolo che svolge come Presidente della Federazione Nazionale, Lei non può farlo, tale comportamento è comunque incompatibile con i fatti che sono stati ammessi e con l’atteggiamento di Ivan Basso. Ivan Basso ha dato all’UCI, al CONI e alla FCI un bel po’ di lavoro da fare e ha provocato un grave danno al ciclismo, cosa che avrebbe potuto evitare assumendo un atteggiamento diretto fin dall’inizio. Se ora dovesse essere imposta una sanzione che l’UCI ritiene non accettabile, l’UCI farà appello al CAS, il che significa che il caso durerà ancora per un certo numero di mesi. E’ nell’interesse del nostro sport e di tutti i suoi protagonisti nonchè nell’interesse di Ivan Basso stesso che questo caso si chiuda correttamente e nel più breve tempo possibile. Cordiali saluti Pat McQuaid DA RENATO DI ROCCO A PAT MCQUAID Caro Presidente Pat Ti ringrazio per la Tua comunicazione di venerdì 11 maggio con la quale mi annunciavi la presenza al Giro d’Italia. Mi dispiace non averTi potuto accogliere nella nostra maniera abituale, ma avevamo già programmato altre attività con i giovani per sfruttare nella maniera migliore il traino della partenza di un così grande evento in una regione dove stiamo investendo con molte iniziative, soprattutto nel fuoristrada. Tuttavia non Ti nascondo che, se mi avessi informato per tempo, Ti avrei forse consigliato di non venire. Anzi, di venire - la nostra ospitalità è acclarata - ma di non organizzare una conferenza stampa. Mi ero lamentato già lo scorso anno a tale riguardo, quando sei venuto al termine del Giro unicamente per parlare di doping. L’argomento è sicuramente prioritario, ma è ormai del tutto evidente che sui modi di affrontarlo in concreto e di parlarne in pubblico la pensiamo in maniera totalmente diversa. E le e-mail che pervengono dai Tuoi uffici in questi ultimi giorni purtroppo rinforzano la mia convinzione. Proviamo ad analizzarle insieme, anche se non Ti nascondo che sarà uno degli ultimi tentativi per farTi comprendere che la strategia UCI, sempre che ce ne sia una, è totalmente perdente. I fatti parlano chiaro. E’ a Tua conoscenza che, grazie alla sua credibilità e la professionalità, la Procura del CONI ha avuto accesso ad atti probanti dell’Operacion Puerto che l’UCI non era riuscita ad ottenere? Ti è chiaro che in base a quelli da voi trasmessi a suo tempo, al di là delle tue personali convinzioni, qualsiasi procura di giustizia sportiva e ordinaria avrebbe archiviato la pratica per non luogo a procedere? Un anno se n’è andato inutilmente. Nel frattempo Basso è stato sospeso dalla sua squadra precedente (CSC) e quest’anno si è verificata la stessa situazione con la Discovery. Salvo la presa di coscienza dell’atleta che ha preferito auto sospendersi e licenziarsi dal suo gruppo sportivo. Dunque, prima di discutere su sconti o meno, possiamo dire che Basso ha già avuto il suo anticipo con la Tua compiacenza. Quanti altri soggetti che sono nell’occhio del ciclone o denunciati e con procedimenti della magistratura ordinaria hanno avuto lo stesso trattamento e hanno personalmente seguito l’esempio di Basso? E non parlo solo dei corridori, ma anche dei Team manager che rivestono ruoli importanti nell’organizzazione mondiale del ciclismo e dialogano apertamente con l’UCI, nonostante abbiano in corso dei procedimenti! Pensi davvero che il problema del doping si risolva tutto con la squalifica Ullrich e Basso? Non credo che lasceremo passare questa linea. Tutto il mondo ci guarda e attende risposte credibili e serie. Dobbiamo alla procura del CONI e dei Suoi componenti se si è aperto uno spiraglio di luce, non certo alle Tue personali convinzioni ‘a prescindere’! E permettimi di aggiungere che in questa maniera è stata anche dimostrata l’efficacia della via italiana ad un procedimento disciplinare rigoroso, certo, ma corretto ed ossequiente delle regole dell’UCI, che Tu non hai saputo finora far rispettare. Ora proprio Tu vuoi imporre che il procedimento stesso possa concludersi in nome di quelle regole, così come Tu, Presidente e Giudice al tempo stesso, le interpreti nella confusione di ruoli che Ti è propria. Ma quali regole, se l’UCI in un anno non è riuscita a fare un passo avanti! Come pensi di risolvere la situazione? Tutti si chiedono: e gli altri 55 chi sono, se non gli altri 230? Dove era l’UCI finora? E cosa fa il Suo Presidente? Annuncia ai media e al mondo intero che il nuovo dossier lascerà nel “caos” il ciclismo almeno fino a Natale del prossimo anno! Che splendido messaggio inviato ai nostri possibili sponsor, che invito geniale ad investire nel nuovo e fantastico progetto Protour...! Come Presidente-Giudice hai già dato molto, ma come Promoter del ciclismo mondiale Ti sei superato. Mi dispiace caro Pat, ma da questo momento non riusciamo più a seguirTi. Alcuni sponsor ci hanno abbandonato ed altri sono in procinto di farlo, dopo che hai annunciato un anno di pessima immagine in attesa dell’Apocalisse. Dove vuoi arrivare? Sono mesi e mesi che ci assordi con trombe e tamburi sul doping, sempre e solo sul doping, senza cavare un ragno dal buco, come se il ciclismo non riesca ad offrire altri valori. Mi chiedo come si possa farsi male da soli in maniera così ossessionante da rasentare il masochismo. Bisogna davvero applicarsi con tutte le forze! Beh, auguri, spero che adesso sarai soddisfatto, ma temo purtroppo che ci riservi molte altre escursioni con relativi danni collaterali. Finora abbiamo provato a darTi un contributo di tipo tecnico sul Pro Tour e su altri aspetti che riguardano il ciclismo, quello che quotidianamente devono promuovere e sostenere le federazioni e le loro società. Tutto inutile, come parlare al vento. La strategia perfetta dell’UCI non si discute, è quella e va presa a scatola chiusa. E’ la verità assoluta, superiore. Qualsiasi consiglio è stato rigettato con insofferenza e arroganza come un fastidio, se non un oltraggio. Chi sei tu? hai scritto una volta al sottoscritto. Chi sono queste federazioni, questi gruppi, questi organizzatori e corridori che fra agosto e dicembre 2006 chiedevano di fermarsi a 18 squadre? Perché osano interferire su ciò che l’UCI, o peggio un micro organismo indipendente ha deciso nella sua sovrana saggezza per il bene del ciclismo? Lo vediamo il bene. Basta leggere i giornali di tutto il mondo, non solo quelli italiani. Ora anche l’Herald Tribune se n’é accorto. Davvero un bel risultato! Se i corridori denunciano di sentirsi trattati come pedine e schiacciati dal peso del sistema, indicati alla piazza come unici responsabili di tutto il male possibile, come reagisce l’UCI, nel Suo massimo esponente? Adesso che è stata individuata una via di soluzione proprio da quell’Italia tacciata di mistificare la lotta al doping, la sola risposta di cui sei stato capace è quella di demonizzare nuovamente e solamente gli atleti, invocando di metterli al rogo senza pietà. Più sono famosi, tanto meglio: la fiamma è più grande e, soprattutto, fa tanto fumo. Nella Tua onestà intellettuale, Ti sei scagliato ancora una volta contro la presunta accondiscendenza nei confronti di Basso, dimenticando di riconoscere all’attuale dirigenza del ciclismo italiano almeno il merito di aver voluto l’affidamento dell’antidoping a un organo esterno come la Procura del Coni, del quale hai applaudito il rigore, l’autonomia e l’efficienza. Ed ancora, avresti potuto citare, a titolo di esempio, i risultati ottenuti con un diverso approccio in altre situazioni, “minori” dal punto di vista delle persone coinvolte e mediatico, ma affini. Vale a dire l’appuramento dei fatti e la radiazione di un soggetto, proprio grazie alla collaborazione di un giovane atleta preso nell’ingranaggio. Avresti potuto fare tesoro di questa esperienza applicata in Italia nel mondo giovanile come nuova opportunità per affrontare e combattere il “sistema doping”. Ma sono consapevole che è pretendere troppo. E Tu che fai? Proclami: Signori, fermi tutti, il nuovo dossier scarica sul ciclismo tutti i mali dello Sport almeno fino a Natale, prima i nostri avvocati non ce la fanno! Ma scusa, se gli avvocati non riescono a leggere, o meglio, a scegliere cosa leggere (gravissimo detto da un Presidente), fermali. Tanto fino ad oggi hanno perso tempo a leggere documenti inutilizzabili. Ti è mai venuto in mente che forse è arrivato il momento, se non già passato, di investire meno in folli spese legali e magari impegnare risorse in una seria campagna di comunicazione, settore dove l’UCI non ha brillato per iniziativa e creativita? Credo che, invece di lanciare minacce o diffide su come gestire le situazioni, soprattutto durante i procedimenti disciplinari, per fortuna indipendenti da ogni interferenza, sarebbe più utile una grossa riflessione ed anche un confronto all’interno e all’esterno dell’UCI. A questo punto, non piùsolo sul piano tecnico, ma anche e soprattutto su quello politico. Distinti saluti. Renato Di Rocco
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