L'ISOLA CHE NON C'È. IL CASO NIBALI - 1

SOCIETA' | 04/04/2018 | 07:05
Fabio Aru alle sue spalle una Regione intera e la bandiera dei quattro mori sventola grazie ai suoi tifosi sulle strade dei grandi giri. Per Vincenzo Nibali, che pure ha vinto tanto e ha entusiasmato tutti con l'impresa di Sanremo, non accade la stessa cosa, al punto che la bandiera nessuno l'ha mai vista sventolare in corsa. Come mai accade questo fenomeno? Lo abbiamo chiesto a tre illustri giornalisti messinesi. Ad aprire il dibattito è Antonio Di Rosa, da pochi mesi direttore de La Nuova Sardegna.

Mai avrei immaginato di vederlo spuntare sulle ram­pe del Poggio in te­sta a tutti. Mai avrei pensato di osservarlo mentre s’involava in discesa ver­so il traguardo. Grande scatto, pensavo, ma il gruppone lo risucchierà. Col passare dei metri ho notato che non si girava mai a controllare il vantaggio. Occhi fissi in avanti, straordinario assetto sulla sella, gambe mulinanti e via andare.

Quando ha imboccato il rettilineo verso Sanremo ho temuto il peggio. Invece no, Vincenzo Nibali ha tirato su le mani dal manubrio a pochi metri dall’arrivo quando la vittoria era certa.

Non si sa mai quali aggettivi usare per definire le gesta di un campione. Con l’aggravante che questo campione è mes­sinese come te. Dunque, lo vivi in modo particolare. Ti avvampi di passione, ne sei orgoglioso come pochi al mon­do.
Magari i miei concittadini fossero così calorosi e affettuosi con lui come fanno i sardi con Fabio Aru. Lo seguono con passione, anche se partecipa al giro del cortile. Vincenzo no. Il messinese è più distaccato. È tipico del carattere freddo e disincantato di questa città che vive in uno splendido isolamento di cose non fatte.

Nibali è la nostra stella, quello che ce l’ha fatta a vincere la nostra apatia. È emigrato per diventare un vero professionista. E Vincenzo lo è sul serio. Gi­mondi dice che Nibali può essere classificato come il migliore al mondo. Non ha torto.
Ha vinto le tre grandi corse a tappe, il Giro di Lombardia, ora la Mi­lano-Sanremo. A 33 anni gli manca solo il campionato del mondo, quella maglia iridiata compendio di un campione sen­za se e senza ma. Mai sfiorato dalle om­bre del doping.

Bravo Vincenzo, Messina dovrebbe es­serti grata ma non so fino a che punto lo è. Io lo sono. E mi preparo a festeggiare la prossima impresa. Perché l’ultima è sempre la più bella.

Antonio Di Rosa
Direttore de La Nuova Sardegna
da tuttoBICI di aprile
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COMMENTI
nibali
4 aprile 2018 09:26 siluro1946
Penso che non servano studi sociologi o "profiler" per capire che i siciliani non amano il ciclismo e i ciclisti. In quanto a Nibali di siciliano ha ben poco caratterialmente e niente proprio niente ciclisticamente, tant'è che ha dovuto lasciare una bellissima isola, mi riferisco al solo territorio naturale, per poter praticare il suo sport.

Il vero Campione
4 aprile 2018 09:38 Fabrifibra
Il problema non è il fatto della Sicilia, Enzo è un vero Campione e per questo ha tifosi da tutte le regioni, come del resto i veri grandi del passato

Regioni
4 aprile 2018 09:53 marchetto
A mio avviso non è questione di ciclismo, ma di territorio... è noto che il popolo sardo è molto legato alla su a terra, più di quanto lo siano altre regioni, Sicilia, ma anche ad esempio Toscana o Piemonte; non ha caso ho scelto le regioni che hanno dato i natali a Bartali e Coppi: non ho mai visto neppure le bandiere di queste regioni alle corse ma certamente non mancano i tifosi di ciclismo, come sono sicuro non ne mancano in Sicilia, semplicemente non sono così espansivi come i sardi.

Nibali
4 aprile 2018 11:16 Leonk80
alle partenze è sempre il ciclista più ricercato dappertutto. I suoi tifosi non andranno in giro con la bandiera siciliana (alzi la mano chi la riconosce) ma piuttosto con il tricolore, perchè è dal ritiro di Bettini che Nibali è l'Italia del ciclismo, uno tra i migliori al mondo che da solo si è caricato sulle spalle l'intero movimento nazionale.

nibali
4 aprile 2018 16:54 siluro1946
Concordo pienamente con Fabio, i figli sono di chi li cresce e non di chi li mette al mondo per poi abbandonarli, a Leonk80 gli posso tranquillamente dire che la bandiera della Trinacria è spesso sbandierata soprattutto quando vengono toccati certi interessi spesso parassitari, quindi la conosciamo bene. Sull'italianità dei siculi sarebbe interessante chiedere a loro.

Secondo me
4 aprile 2018 21:25 teos
Fermo restando che il mio è un discorso generale ma non assoluto, perché sono sicuro che anche in Sicilia il movimento ciclistico sia presente ed abbia una sua vitalità più o meno marcata, io credo che non ci siano bandiere della Trinacria in giro perché la Sicilia è una terra essenzialmente sportivamente presa dal calcio e perché quasi tutte le gare importanti del ciclismo si svolgono fondamentalmente dal centro Italia in su, cosa che ha una certa importanza in termini di costi-trasferta per una parte del nostro Paese che, le ultime elezioni lo testimoniano, patisce la crisi più di altre. Ovvio, anche la Sardegna non è Dubai, economicamente parlando, ma qui credo che l\'orgoglio sardo sia decisamente più forte, oltre che il calcio-fagocita tutto meno preponderante (a differenza della Sicilia non c\'è ad esempio il numero sterminato di fanclub delle grandi del Nord che c\'è in Sicilia, ma piuttosto il collante è nuovamente il Cagliari con la sua forte impronta territoriale). Non è un caso che la Sicilia stia partorendo ragazzi di spessore solo di recente, e che fondamentalmente, oltre ad essere pochi, sono quasi sempre professionalmente cresciuti nelle terre ciclisticamente influenti. Ad ogni modo mancheranno forse le bandiere sicule, ma come detto da chi mi ha preceduto, non mancano di certo i Tricolore perché Vincenzo oramai travalica i confini regionali ed è patrimonio di tutta Italia, soprattutto ora che di campioni di caratura internazionale ne sfoggiamo forse solo sull\'arco di due mani. Comunque, e di nuovo mi unisco ai commenti degli amici lettori, non abbiamo mai visto bandiere toscane per Ginettaccio o piemontesi per il Campionissimo, così come non ne abbiamo viste di trentine per Moser o romagnole per Pantani. Ne vediamo spesso di lombarde, questo si, ma sempre per quella questione di identità territoriale, che piaccia o non piaccia (non sta a me giudicare nessuno e non voglio di certo farlo), che in certi territori è più marcata che non in altri. Probabilmente se un giorno avremo un Nibali napoletano, non mi meraviglierei di vedere Pulcinella salire su per una montagna..

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