IL PASTO TURCO. INDOMABILE SCINTO

PROFESSIONISTI | 23/02/2018 | 09:09
Guidare un’ammiraglia richiede una serie di infrazioni che in qualunque altro contesto procurerebbe ai protagonisti, oltre all’immediato ritiro della patente, anche una bella condanna a quindici anni di galera. Per lui, Luca Scinto, scatterebbe - minimo - l’ergastolo.

Non si allaccia la cintura di sicurezza
neanche se gli cadessero i pantaloni, non usa le frecce neppure se ci fossero i cowboy, non guarda nello specchietto retrovisore perché la visuale è interamente occupata da borse e ruote. E amen.

Mentre guida l’ammiraglia della Wilier Triestina-Selle Italia
, Scinto è solito fare - anche contemporaneamente – le seguenti operazioni: rispondere al telefono, ovviamente senza auricolari; rispondere a un messaggio telefonico o registrarlo; rispondere alla radiolina conversando con i suoi corridori (ma qui, al Tour of Antalya, per grazia del regolamento dell’Uci e per disgrazia della salute dei corridori, la radiolina è proibita, anche se capita che Scinto finga di parlare ai suoi corridori con una radiolina che è semplicemente la mano destra stretta in un pugno); rispondere a una domanda rivoltagli da un altro direttore sportivo su un’altra ammiraglia, da un motociclista che sfreccia, da un commissario che controlla, da un tifoso che lo riconosce. In alcuni di questi casi, e anche in altri, per esempio quando lava una mela versando acqua da una bottiglietta di minerale prima di addentarla (c’è da chiedersi se non gli sia mai capitato, nella confusione e nella concitazione, di addentare la bottiglietta), guida con le ginocchia. Magari in una curva a gomito o su una strada bianca. E amen.

Ieri, beffato dal sorteggio e relegato all’ultimo posto della colonna delle ammiraglie, incalzato dall’ambulanza e minacciato dal camion-scopa, Scinto ha infranto non solo le regole del codice stradale, e amen, ma anche il regolamento della corsa ciclistica, superando la fila senza essere chiamato dal direttore di corsa, solo per il gusto di risalire la china, mettere la faccia al vento, constatare quello che stava succedendo e vedere l’effetto che faceva. Dopo essersi fermato per sistemare il portabici che paurosamente scricchiolava, è risalito dal fuori corsa fisso sulla corsia di emergenza, suonando il clacson come a una partita di basket di Caserta quando gioca in casa.

La sua anima romantica, il suo spirito generoso, il suo passato gregariale spingono Scinto a commettere altri peccati. Non è un caso che, sempre qui al Tour of Antalya, i primi corridori a staccarsi in salita individuino negli specchietti esterni dell’ammiraglia di Scinto l’unica possibilità per portare a termine la tappa entro il tempo massimo, e così allungano il braccio per abbreviare l’agonia. Nella prima tappa ce n’era uno, il dorsale 232 (anche se a vedersi di più erano le dita 5 della mano destra), quello che identifica il turco Oguzhan Ermis della Salcano Cappadocia Cycling Team (poco “cycling”, almeno nella circostanza, e molto “handling”), così assiduo e tenace alla carrozzeria che, munito di un adeguato straccetto, avrebbe lucidato lo specchietto e i dintorni. E ce n’era un altro, il dorsale 23 (anche se a vedersi di più erano i denti 32 del suo arco mandibolare), quello che si riferisce all’azero Samir Jabraylov della Synergy Baku Cycling Project (poco “cycling”, almeno nella circostanza, ma molto “synergy”), così in debito d’aria da succhiare le due ruote posteriori dell’ammiraglia come neanche la ventosa di una piovra.

Preso per il cuore, Scinto dà il meglio musicale del suo scintoismo:
a un russo che si attacca, scandisce – in italiano (l’alternativa è il toscano) – “ritmo, ritmo”, e a un eritreo che si aggrappa, ripete – stavolta in toscano (forse per facilitare la comprensione) – “addritta, addritta”. I giudici che lo aspettano sempre al varco,

Scinto li anticipa dicendo “mi raccomando, comportatevi bene”. Il resto è un linguaggio dantesco, ricamato di diminutivi (“polpaccino”, nel caso di un lieve infortunio muscolare, e “gocciolino”, nel caso di una breve sosta tecnica) e dispregiativi (“curvaccia”, “tappaccia”...), arricchito di neologismi (“capacciata”), riferimenti zoologici (“cavalla” come massimo complimento estetico al femminile) e espressioni che l’Accademia della Crusca deve ancora decidere se denunciare come reati alla lingua italiana (“Ho una tosse che arrabbio”) o dedicarvi un saggio di esegesi e semantica. Nel frattempo è capace, Scinto, di dettare la sua biografia professionale (“Scintology”? “Scintipedia”? “Scintografia”?) passando da quella volta in cui lasciò a piedi Andriy Grivko arrivato in ritardo all’appuntamento con la squadra, a quella volta in cui minacciò di schiacciare con l’ammiraglia un Giovanni Visconti demotivato fino a renderlo invincibile in un Trofeo Melinda.

Scinto giura, chiuso non si sa quando con il ciclismo, di trasferirsi “in un posto dov’è sempre estate”, con sua moglie e magari senza ammiraglia, “e vivere lì anche con poco, perché io me la cavo pure scarso e nudo”. Intanto, mentre passa cinque barrette a Pippo Pozzato, uno smanicato a Kuba Mareczko e sette borracce a Marco Coledan, al telefono garantisce un “alé, alé, alé, poi ci si sente con calma”. Il che equivale, essendo Scinto e la calma assolutamente inconciliabili, a un “mai più”. E amen.

PS Per tutte le volanti e i confederali: ogni riferimento a persone e fatti è puramente casuale: insomma, scherzavo, ovviamente.

Marco Pastonesi
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COMMENTI
Grande Luca
23 febbraio 2018 12:28 blardone
Dal 2003 in ammiraglia con lo stesso spirito del primo giorno ..... Grande Direttore continua così . Blardone Andrea

OK la simpatia ma...
23 febbraio 2018 23:26 OldVintage
…si parla così tanto di regole per la sicurezza degli atleti e per lo staff e poi si legge di direttori sportivi che stanno al cellulare, sorpassano altre vetture senza essere chiamati.

Questo articolo è molto triste, mostrando nessun rispetto per il ciclismo e le sue regole.

Purtroppo sono sicuro che questo commento sarà censurato.

Per OldVintage......non credo che i problemi del ciclismo...
24 febbraio 2018 14:00 bike76
dipendano da come si guidano le ammiraglie

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