DONNE | 31/12/2017 | 07:44 Nel 2018 Elisa Longo Borghini continuerà a vestire la maglia della Wiggle-High5, team con cui ha ancora un anno di contratto. I suoi allenamenti fino a fine gennaio saranno ancora sulle strade del Vco, poi partirà per Gran Canaria dove affinerà la preparazione in vista del debutto.
Come giudica il suo 2017? «Direi che è stato un anno da sette e mezzo. Il giudizio sarebbe stato più alto se i Mondiali di Bergen fossero andati diversamente: purtroppo ho sbagliato il percorso di avvicinamento a quell’appuntamento. Sono andata in altura per prepararmi convinta di aver recuperato dopo un periodo intenso di gare e di essere pronta a un nuovo carico. Ma alla fine del ritiro non mi sentivo come sempre, in Olanda ne ho avuto la conferma e in Norvegia è andata male. Ma ho imparato una lezione: riposarsi è infatti importante quanto allenarsi».
Il 2017 è però stato l’anno del suo primo titolo italiano su strada a Ivrea con la divisa della polizia. Come è stato? «Emozionante a dir poco. Era un titolo che inseguivo da tanti anni e aver centrato la doppietta su strada e a cronometro è stato il massimo che potessi desiderare».
Aveva cominciato l’anno con la vittoria alle Strade Bianche. In inverno di questi tempi aveva cambiato la preparazione proprio per arrivare in forma subito. Sarà così anche nel 2018? «No, a quest’ora l’anno scorso ero già molto concentrata sulla bicicletta. Per il momento invece mi sto ancora dividendo tra preparazione fisica e tecnica, per poi dedicarmi totalmente alla bici a partire gennaio ed essere pronta ad aprile».
Punta dunque alle classiche del Nord? «Esattamente, vorrei raggiungere il massimo della forma proprio per queste corse ricche di fascino e di prestigio come la Freccia Vallone, la Liegi-Bastogne-Liegi e l’Amstel gold race».
Poi c’è il Giro Rosa che parte da Verbania e che fa tappa anche a Omegna. Sogna la maglia rosa nel prologo sul Lago Maggiore? «Sarà un po’ difficile conquistarla il primo giorno nella crono, non nascondo però che mi piacerebbe poterla indossare almeno per una tappa».
Del resto lo scorso anno arrivò seconda nella generale. Riguardando indietro a quel Giro c’è più felicità o rammarico per la piazza d’onore? «Indubbiamente felicità perché la terza, Annemiek Van Vleuten, era una delle favorite ed è una delle individualità più importanti del panorama internazionale: essere riuscita ad arrivare davanti a lei per me è stato soddisfacente».
A settembre invece c’è un Mondiale non troppo distante da casa, a Innsbruck, che sembra poterle calzare. E’ possibile secondo lei fare l’accoppiata Giro e Mondiale? «Sì, assolutamente perché dopo il Giro (che è nella prima metà di luglio, ndr) c’è tutto il tempo per prepararsi. Il Mondiale è l’obiettivo primario del 2018 visto che tra l’altro voglio riscattare quello dello scorso anno, ma non è l’unica gara a cui punto: sarebbe riduttivo incentrare una stagione solo e unicamente su un appuntamento».
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