CASO FROOME, SFIDA A COLPI DI TEST E DOSSIER

DOPING | 15/12/2017 | 12:31
La domanda più importante è «quando si chiuderà la vicenda Froome?». La risposta - ed è questo uno dei grandi problemi del ciclismo moderno - non c'è. Perché il regolamento antidoping della Wada, adottato dall'Uci, non fissa termini né date precise. E ricordiamo che per un caso simile Diego Ulissi venne squalificato otto mesi dopo i fatti.

Cosa succede ora? La lotta tra avvocati, medici, tecnici e specialisti è appena cominciata: tocca a Froome, ricordiamolo, dimostrare di non aver barato, di aver sempre agito in buona fede e di non essere stato negligente (proprio quest'ultima fu la motivazione della condanna di Ulissi e di Pliuschin, gli ultimi due ciclisti sanzionati per eccesso di salbutamolo nelle urine). I difensori del britannico cercheranno di dimostrare che non c'è stata assunzione eccessiva di salbutamolo, ma che sarebbero stati alcuni spruzzi ravvicinati in una fase topica della 18a tappa della Vuelta a causare l'alta concentrazione di sostanza nelle urine del britannico. Quel giorno ne furono riscontrati 2000 ng/ml contro i 1000 consentiuti e la media di 600 fatta registrare nelle tappe precedenti e seguenti.

Froome dovrà sottoporsi a test di laboratorio, pedalando sotto sforzo, inalando salbutamolo e poi sottoponendosi al controllo delle urine, ma non è difficile capire che sarà impossibile riprodurre le condizioni fisiche, tecniche, altimetriche, di stress e quant'altro della diciottesima tappa di un grande giro.

Contro il britannico ci sono le regole della Wada e il fatto che questo sia solo il terzo caso di salbutamolo superato (e mai nessuno ha toccato quota 2000) su decine di migliaia di esami effettuati da quando questa specifica normativa è stata adottata.

La pena? Se Froome non riuscisse a difendersi la pena per lui potrebbe andare dai nove (come Ulissi) ai dodici mesi, i suoi legali potrebbero puntare ad uno stop di sei mesi o inferiore in modo da consentirgli di disputare Giro e Tour. Ma per fare questo hanno bisogno di ridurre al massimo i tempo, perché il corridore non è stato sospeso e quindi un'eventuale sanzione partirà dal momento in cui viene comminata e al via del Giro d'Italia 2018 mancano meno di sei mesi e meno di otto trascorreranno prima della partenza della Grande Boucle...

Ricordiamo ancora che il Team Sky negli anni passati ha investito ingenti somme per dimostrare che alcuni valori anomali presenti nel passapprto biologico di Sergio Henao erano dovuti alla lunga permanenza in altura del colombiano che vive sulle Ande e che nella primavera del 2016 è stato per questo assolto da qualsiasi tipo di dubbio.

Ora il peso della questione è certamente molto più alto: in ballo c'è la credibilità di un team che da molto tempo è nell'occhio del ciclone e che ha dovuto affrontare diversi problemi legati a presunte azioni illecite (l'ultimo caso è quello di Wiggins e del misterioso pacchetto arrivato direttamente da Londra durante il delfinato del 2011) e quello di un corridore - certamente fortissimo - che non è mai riuscito a convincere tutti.

a cura della redazione di tuttobiciweb
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COMMENTI
Basta con i Dopati
15 dicembre 2017 22:03 Fabrifibra
Io corro in bici da tanti anni e tutti dovrebbero sapere che se uno come Froome inizia a vincere solo dopo i 28 anni significa che non può diventare un campione.....I veri campioni hanno sempre vinto fin da piccoli

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