LE STORIE DEL FIGIO. I PENSIERI DI IVAN

STORIA | 10/12/2017 | 07:48
E’ sicuramente, a suo modo, un personaggio singolare del corollario del ciclismo il signor Ivan Pensieri, marchigiano di Fano, dove è nato nel 1935 e lì sempre risiede, almeno quando non è in giro per le corse.
Non ha un trascorso ciclistico vissuto e praticato, di nessun tipo, non ha mai corso. Il suo legame, forte, fortissimo, con il ciclismo è nato dalla sua passione, coltivata fin dalla più tenera età, per il campionissimo Fausto Coppi, una “fede” sempre portata avanti e difesa anche nei confronti dei compagni di scuola, già dalle classi elementari, soprattutto in amichevole opposizione - ma più competizione che opposizione - con i coetanei sostenitori di Gino Bartali.

Noi abbiamo avuto modo di incrociare il signor Ivan Pensieri nel lontano 1971 sulle strade del Giro d’Italia.
Ricordiamo la sua grande discrezione e riservatezza quando, già prima delle otto del mattino, si appoggiava alla transenna più prossima alla linea del traguardo e, da lì, non si muoveva per tutta la giornata, fin dopo l’arrivo dell’ultimo corridore. Difendeva in silenzio la “posizione” conquistata per tempo, con grande anticipo, per evitare ogni tipo di discussione con gli altri spettatori. Era la seconda tappa del Giro 1971 che portava la corsa rosa da Bari a Potenza e vinta dal suo corregionale, di Pesaro, Enrico Paolini che indossò anche la maglia rosa.

Aveva scambiato un rapido saluto con Ezio Longoni, milanese di Bollate, che all’epoca - e per molti anni - era un prezioso “jolly” per la realizzazione delle strutture d’arrivo, gli impianti molto “basic” di allora, montati dalla squadra dell’OTAT diretta da Mimmo Filippi. Ezio Longoni, di primo mattino, provvedeva alla collocazione delle nicchie (pesanti) dei box telefonici con protezione acustica dove gli inviati dettavano il “pezzo” ai giornali, collegandoli alle linee predisposte e attestate in sala stampa dalla società telefonica SIP e alle finiture occorrenti per le necessità dei vari locali del quartiertappa per recarsi poi, circa a metà mattinata, in zona arrivo. Qui forniva il suo contributo e la sua esperienza pratica, manuale, per l’esposizione dei cartelloni pubblicitari. Per la sua peculiare abilità, velocità e “occhio” nell’appendere o attaccare cartelli di vario tipo in posizioni di buona visibilità televisiva senza sovrapposizioni, senza “impallare” per usare il gergo proprio televisivo, era soprannominato “re del fil di ferro”. Era un capace elettricista nell’attività lavorativa, specializzazione utilissima anche in vari frangenti e momenti degli approntamenti dei servizi specifici delle corse. E’ stato il maestro, se così si può definire, per diretta ammissione di Angelo Morlin (ex elettricista alle Ferrovie) che per vari aspetti ne ha ereditato da lungo tempo, ruolo e funzioni che tuttora esercita in RCS Sport, seppure in un diverso e più moderno contesto

Sullo spunto fornito anche dalle Ferrovie, torniamo a Ivan Pensieri che, dopo le scuole, era stato assunto dalle Ferrovie dello Stato, operando sempre nella zona di Fano. Ha iniziato l’attività lavorativa quale assistente di stazione lasciando poi il servizio quale capo gestione. Grazie alla sua professione che contemplava fra le agevolazioni, “benefit” si direbbe ora, quali la possibilità d’usufruire di biglietti ferroviari gratuiti nel corso dell’anno, benefici ancora oggi disponibili seppure in misura ridotta rispetto al passato, Ivan Pensieri li utilizzava in massima parte per andare ad assistere agli arrivi delle corse ciclistiche. Era ed è soprattutto il Giro d’Italia, gli arrivi in special modo, la meta preferita studiando, incastrando e gestendo i turni di lavoro, acquisendo “bonus” di tempo per seguire le corse scambiandoli e “acquistandoli” con la massima disponibilità alle sostituzioni e ai turni di lavoro con i colleghi.

La sua prima incursione al Giro d’Italia, ricorda Pensieri, è stata nel 1965 e, da allora, ogni anno, è presente al traguardo di quattro/cinque tappe di media, in ogni parte d’Italia, affrontando viaggi sovente a lungo raggio, di notte soprattutto. Questo però non gli pesa e lo sferragliare del convoglio sulle rotaie a lui, ferroviere anche se non del personale viaggiante, non impedisce né turba il sonno, per essere puntuale, alle sette del mattino o giù di lì, al “suo” posto, alla prima transenna posata dal personale dell’organizzazione. Questo sia sotto il sole più cocente, sia sotto la pioggia battente, sempre sorridente, tranquillo, scambiando un rapido cenno di saluto con il personale al lavoro dell’organizzazione e della televisione.

In questo è ed è stato favorito dal suo stato civile di celibe, “signorino” scherza lui, senza vincoli di famiglia.
Non chiede nulla, mai richiede un “pass”, massimo accetta il programma di corsa, il “Garibaldi” al Giro che ripone subito nella tracolla che indossa sempre.
Per le sistemazioni logistiche, quando il viaggio non è gestibile nell’arco delle 24 ore, dispone d’esperienze e conoscenze acquisite negli anni del suo girovagare, sia in Italia, sia all’estero con la preferenza per le classiche del nord di primavera e i campionati del mondo, ma non trascura neppure il Tour de France, giusto per non farsi mancare nulla, che gli consentono sistemazioni confortevoli a costi assai contenuti.

Una volta era pure un veloce camminatore, ora l’età si fa un po’ sentire e il passo è più lento ma questo non gli impedisce d’andare (grazie sempre anche alle FS, soggiunge) dove lo porta il suo cuore ciclistico, con la sua tranquillità, la sua discrezione e il suo timido sorriso. Non è certamente un presenzialista e rispetta il lavoro di tutti, in primis quello dei corridori che si limita a vedere e ammirare da vicino, senza neppure sollecitarli per un autografo o un cappellino da calzare sulla sua testa lucida e rasata.

L’abbiamo recentemente visto e salutato con piacere alla presentazione del Giro d’Italia 2018 a Milano, appoggiato a un pilastro vicino all’ingresso, a guardare la fila – piuttosto lunga e lenta in verità… – degli invitati che si snodava per entrare negli studi televisivi di Via Mecenate. Non sappiamo se abbia rimediato una cartellina di documentazione al termine della presentazione seguita da un monitor all’esterno dello studio.

E’ sempre da solo, presenza silente, sorridente, paziente e oltremodo discreta.

La domenica successiva i suoi amici dell’Alma Juventus Fano l’hanno convinto a partecipare alla festa sociale del gruppo sportivo che da oltre quarant’anni opera nel ciclismo con speciale riguardo allo sviluppo dell’attività giovanile nel territorio e hanno realizzato la foto proposta dell’amico Ivan Pensieri che ha scarsa dimestichezza con telefonini e computer ma un’unica e straordinaria passione per le due ruote.

Giuseppe Figini
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