«Parlare di Michele è semplice: siamo stati insieme 4 anni ed è stata una risata continua. Non amava andare in ritiro, ogni volta mi convinceva a venire in altura due-tre giorni dopo rispetto ai compagni per stare con la famiglia, ma si è fatto sempre trovare pronto. Un signor professionista. Manca a tutti, anche ai rivali. In gruppo si è sempre fatto volere bene» ha esordito Giuseppe Martinelli, il suo ultimo direttore sportivo.
L’ex compagno di squadra Roberto Conti che con il giovane scalatore Scarponi, ai suoi primi anni di professionismo, condivise allenamenti, corse e camere d’albergo ha ricordato i suoi inizi: «Da ragazzo voleva apprendere, è stato fortunato a passare professionista con campioni come Cipollini, Lombardi, Scirea. Io all'epoca gli suggerii: "copia i vecchi, ma solo nele cose buone". Lui è stato una fotocopiatrice micidiale».
Il Commissario Tecnico Davide Cassani ha ricordato la sua ultima conversazione con Scarpa: «Quanto devo correre ancora? mi chiese, gli dissi almeno un anno. Al Giro del Trentino era davvero concentrato per l'imminente Giro d'Italia, lo sentiva particolarmente, era convinto di poter fare una grande corsa, l'avrebbe fatta di certo».
Il suo procuratore Raimondo Scimone ha elencato i tanti omaggi ricevuti dalla famiglia Scarponi, per ultimo la dedica di Peter Sagan per il terzo titolo mondiale vinto. E svelato che nella famosa tappa del Giro 2016 quando si fermò per aspettare Nibali ebbe anche la forza di scherzare. «Quando Vincenzo lo riprese disse: "Oh Squalo, anche tu qui? Che facciamo?"».
Orlando Maini e Roberto Damiani, sull'ammiraglia Lampre nel 2011, anno in cui Michele vinse la maglia rosa, hanno ricordato il suo doppio ruolo di capitano e gregario: «Noi paghiamo degli atleti, ma oggi ci manca l'uomo. Era il fuoriclasse che faceva la differenza in una squadra, aveva una grinta senza uguali, pensava agli altri prima che a se stesso».
All'’evento, organizzato da ASD Cooperatori e patrocinato da Unimore e Regione Emilia Romagna, non sono mancati tanti altri personaggi del mondo del pedale, fra i quali Bruno Reverberi che ha confidato che si è pentito di non aver preso Michele quando era dilettante, e Adriano Malori che l'ha definito il suo "maestro di vita" e ha ricordato che quando cadde a San Luis nel 2016 ed era in terapia intensiva Michele si è finto suo compagno di squadra per entrare nella sua stanza e controllare come stesse.
Ognuno ha il suo personale ricordo di Michele Scarponi, che ora è un angelo con la divisa celeste come lo immaginano i suoi bimbi, ma in vita è stato capace di essere capitano e gregario, ciclista ed amico, esempio e certezza, non solo sui pedali. E per questo continueremo a ricordarlo.
da Reggio Emilia, Giulia De Maio
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