Simoni senza peli sulla lingua

| 27/04/2007 | 00:00
L’allenamento è appena finito e Gilberto Simoni è in vena di battute con Don Claudio, un prete di Seraing che ha lavorato in miniera e ora fa il tifo per lo scalatore trentino. Non è una confessione, solo qualche parola sulla Liegi-Bastogne-Liegi che lo attende domenica. Eppure Gibo ne avrebbe di amarezze da confidare. Il nuovo scandalo di cui è al centro Ivan Basso riporta alla mente rancori mai sopiti. Simoni, ricorda l’epilogo del Giro 2006, quando accusò Basso di averle chiesto soldi per farla vincere sull’Aprica? “Fino a quel momento lo stimavo. Poi ho scoperto che non ero stato il primo a sbagliare fidandomi di lui. Da allora, quando parlo di Basso sono sempre un po’ bastardo. Non ho più considerazione della persona”. L’ultima volta, al Gala del Lombardia, rifiutò di stringergli la mano. “Non ho bisogno di Basso per vivere. L’anno scorso in fondo ha avuto pietà, perché poteva vincere il Giro con 20 minuti. Quest’anno non ci sarà uno che decide chi vince ogni tappa: ci divertiremo un po’ di più. Penso che non doveva neppure finire il Giro 2006”. Parla di Basso come un “boss”. “"Boss" significa il migliore. Non mi sembra la parola giusta”. Basso è nei guai? “Tutti lo siamo. È un anno che si va avanti a sputtanamenti parlando dell’Operacion Puerto. Ditemi che cosa può pensare la gente di ciò che sta succedendo ora alla vigilia del Giro”. Rebellin ha detto che considera Basso un campione che ama il suo sport. “Per me Basso ama solo i soldi che gli dà questo sport. In questo caso non si cerca la vittoria, ma la garanzia della vittoria. Come un’assicurazione in banca”. Guardando Rebellin, 1° nella Freccia Vallone a quasi 36 anni, pensa di andare avanti qualche stagione in più? “Rebellin è lì da una vita, perché è forte. Io so come lavora in inverno. Non ha bisogno di andare in Spagna... Non so se arriverò anch’io all’Olimpiade di Pechino 2008. Dipende dal Giro. Vincerlo per la terza volta è la mia unica motivazione. Potrei guadagnare altri soldi con il ciclismo, ma preferisco essere libero di smettere. Un giorno del 2008 succederà”. Al Giro si annuncia un duello tra lei e Cunego. Sarà diverso dal 2004? “Quello che successe nella tappa di Bormio 2000 non lo digerirò mai. Dall’ammiraglia dissero "vince Simoni", invece Cunego scattò fregandosene. Ora dimostri di saper rivincere il Giro ed essere finalmente all’altezza dei compagni”. Ritiene che Cunego abbia l’obbligo di vincere? “Tutti gli anni promette. Ha detto che era meglio se il Giro 2006 fosse durato una settimana in più. Ma se prendeva quattro minuti al giorno!”. Nella Saunier Duval correrà il Giro con il giovane Riccò. Che cosa si aspetta? “Avere in squadra uno così fa paura agli avversari. Dividiamo la camera, c’è lo stesso rapporto d’amicizia che c’era con Bertagnolli. Non si parla di corse, ma di tutto il resto. Cunego invece stava per conto suo”. Perché tra lei e Riccò non dovrebbe nascere la stessa rivalità? “Riccardo è diverso. Non è stato costruito, è nato dall’asfalto. Cunego si nascondeva dietro Martinelli, da cui era gestito. Riccò è naturale e non ha paura degli altri. Dica pure quello che vuole, se è disposto ad accettarne le conseguenze”. Tratto da La Gazzetta dello Sport di oggi, a firma Luigi Perna
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