DILETTANTI | 21/08/2017 | 15:59 Non è la vittoria in sé ma il fatto di aver vinto una sfida contro se stessi". Soddisfatto, quasi commosso, Eros Colombo, trionfatore d'autorità ieri al Giro del Casentino. Il corridore di Brembate, portacolori della Palazzago Amaru' Sirio è comunque figlio d'arte. La mamma, Bruna Luisa Seghetti è stata campionessa italiana e terza al mondiale giapponese di Utsunomiya, nel 1990. Il papà giovanni ha corso in Palazzago e lo zio Alessandro è stato corridore sempre tra le fila di Olivano Locatelli.
Tre anni in una squadra lombarda e poi il passaggio sempre in Lombardia alla Palazzago, come mai? "Nei tre anni precedenti ho ottenuto solo qualche piazzamento, poca roba. Un ottavo posto in Roncola, un paio di piazzamenti in Toscana, rimanevo sempre tra i dieci, quindici, venti nelle gare importanti. ma non riuscivo a fare il salto di qualità. Poi la scelta di cambiare squadra e approdare alla corte di Olivano Locatelli. Il diesse mi ha spronato sin da subito a fare di più, a cercare in ,me stesso le motivazioni per migliorarmi. Dimostrare le mie qualità e cercare qualcosa di meglio in me stesso. Nonostante qualche acceso confronto, confronti che alla fine servono per crescere e maturare, per noi corridori che dobbiamo crescere, dopo tre stagioni sotto tono ho scelto un cambio di rotta".
E in Palazzago hai avuto una crescita costante. "Avevo provato a cambiare metodologie di allenamento, persino un preparatore mi seguiva, ma nulla, piccoli miglioramenti ma nulla di più. E mi sono detto, o si cambia o si scende di sella".
Ti sei fidato dei consigli dei tuoi genitori e hai scelto la squadra dietro casa. "Si anche se abito a un paio di chilometri mi fermo pure in ritiro per fare la vita da corridore - conferma Colombo -. Il primo approcio con Locatelli non è stato facile, nel senso che non sapevo cosa volesse da me, come si imponeva nei miei confronti ma era una sfida contro me stesso, la voglia di vedere se potevo riscattarmi. Non conoscevo l'ambiente e nemmeno i compagni di squadra, se non vista. Ma sin da subito mi sono trovato bene. Olivano ha visto in me qualcosa di buono e mi ha spronato. E mi ha fatto fare grandi esperienze. Il primo approccio è stato a San Leolino, sullo sterrato dove sono arrivato Non li avevo mai fatti i percorsi fuoristrada. Poi ha giocato la sfida con me al Giro d'Italia e sono andato decisamente bene, per uno come me che non riusciva a fare il salto di qualità. Infine il valle D'Aosta. Decimo in classifica finale. E da li tutto un crescendo, Giro del veneto compreso. Ho sempre attaccato, in tutte le corse a tappe e qualunque risultato, qualunque fuga o piazzamento è stata una sfida e una vittoria contro me stesso. Merito di Locatelli se adesso posso dire di aver vinto. La sua preparazione adeguata e soprattutto l'aver creduto in me. Ha avuto ragione su tutto".
Anche sul peso? "Eh, sono magrolino effettivamente. Lui mi ha spronato pure a mettere su qualche chilo. O non stavo in piedi".
Finale di stagione del quarto anno under23. Poi si passa elite...Un futuro sempre più denso di nubi quello degli elite. "Purtroppo ho perso tre anni e mi ritrovo al quarto anno in crescita ma a cambiare di categoria. Ora non ci voglio pensare. Affronto le ultime gare con la voglia di fare ottenere ottimi risultati. Certo, tra gli elite, tanti gare internazionali mi saranno negate, perché riservate agli under23. Un messaggio ai miei compagni in gruppo. Impegnatevi sin da subito. Sin dalla prima gara, dal primo chilometro, al primo anno. Poi vedremo cosa accadrà".
Una dedica speciale a chi? "A mia mamma che mi ha sempre sostenuto. Da Esordiente e allievo mi seguiva in bicicletta negli allenamenti, era pure il mio direttore sportivo. Ovviamente a mio papà, a mio fratello anche lui ex corridore con Luca Gelfi e a Olivano Locatelli che ha creduto in me. Poi la strada dirà cosa dovrò scegliere". Del resto, per uno diplomato con quasi il massimo dei voti all'Istituto per geometri, progettare bene le strade da percorrere è un obbligo...
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