STORIA | 04/07/2017 | 07:17 Sono passati 30 anni da una delle più grandi imprese nella storia del ciclismo. Nel 1987 infatti Stephen Roche, irlandese di Dublino oggi 57enne, conquistò Giro d'Italia, Tour de France e poi anche il Mondiale, che in quella stagione si disputò a Villach, in Austria. Una tripletta riuscita in precedenza solo al Cannibale belga Eddy Merckx nel 1974 e mai più ripetuta in seguito. Roche, professionista dal 1981 al 1993, è anche uno dei 7 ciclisti di sempre ad aver vinto Giro e Tour nello stesso anno dopo Coppi, Merckx, Anquetil, Hinault e prima di Indurain e Pantani.
Dunque un campione che segue ancora il ciclismo anche perché Nicolas, uno dei suoi figli, è nella Bmc e sta correndo il Tour in aiuto a Porte. E Maria, la sorella di Roche, è la mamma di Daniel Martin, anche lui nella Grande Boucle, con la Quick Step di Kittel. Roche, ama ancora il ciclismo? «Certo, anche perché è una passione di famiglia. È la mia vita, sono tifoso, mi appassiona sempre anche se è molto cambiato». In meglio o in peggio? «È inutile rimpiangere il passato o vivere di nostalgie. Il ciclismo è l'espressione del mondo che è cambiato, oggi contano il business, il budget, i manager, i procuratori». Che cosa è cambiato dai suoi tempi? «Allora correvi per vincere, adesso per i soldi. Un tempo si partecipava a tutte le corse più importanti, dalla primavera all'autunno, e si guadagnava molto meno, adesso basta vincere un Tour per risolvere la propria vita».
Nel Giro che lei vinse nel 1987 alcuni l'accusarono di aver tradito il capitano Visentini... «Feci la mia corsa e mi trovai in fuga quasi senza volerlo. Allora la mia squadra Carrera mi disse di fermarmi e aspettare Visentini, poi si mise a inseguirmi. E fu la guerra».
Ha mai più ricucito lo strappo con Visentini? «No. Cinque anni fa andai a una festa della Carrera ma lui non venne, diceva che io gli avevo rovinato la carriera e che non mi aveva perdonato». Non si sente un po' in colpa? «In colpa no, ma ho deciso che andrò a cercarlo per parlargli, non può finire così. Faremo un giro in macchina insieme e ci berremo un bicchiere di vino. Il suo posto è insieme a noi».
Neanche al Tour e poi al Mondiale lei partì da favorito, eppure... «Al Tour c'erano tanti pretendenti perché Hinault si era ritirato e LeMond era ko per un incidente di caccia. Alla fine vinsi per meno di 1 minuto su Delgado. Al Mondiale erano favoriti Argentin e il mio capitano Kelly, che però nel momento clou si trovò indietro e io ne approfittai». Dicono che la sua dote principale era l'intelligenza. È così? «Nel ciclismo devi essere attento, tattico e non sciupare nulla». Che ne dice di questo Tour? «Mi piace, è ben disegnato, equilibrato, incerto». I suoi favoriti? «Froome e Quintana, poi Bardet e anche Yates». E Contador no? «Ha perso un po' di smalto, in salita non fa più la differenza». Che ne pensa di Aru? «È ancora giovane, soffre a cronometro. Crescerà nei prossimi anni, anche tatticamente, ma per ora al massimo è da podio».
Froome le piace? Non lo trova troppo «programmato»? «I big ormai sono tutti così, ubbidiscono solo al computer sul manubrio, in corsa come in allenamento. La vittoria è un business e per ottenerla adottano tutte le tecnologie disponibili. Lo spettacolo ne risente ma non credo che si possa tornare indietro, al ciclismo romantico».
In questo modo Froome conquisterà il suo 4º Tour? «È il più forte, ma corre solo il Tour, ha paura di fare il Giro e spendere energie preziose prima della corsa francese».
È ancora possibile l'accoppiata Giro-Tour nello stesso anno? «Temo di no, è durissima».
Che ne pensa del ciclismo italiano? Anche per lei è in crisi? «Questione di periodi. Il ciclismo è ormai un fenomeno mondiale, una volta invece era monopolio di pochi Paesi europei».
Ma almeno il ciclismo moderno è riuscito a battere il doping? Anche lei fu sospettato anni fa... «Accostarono il mio nome a quello del dottor Conconi perché alcuni miei compagni lo frequentavano. In realtà non fui mai coinvolto in nessun processo. Dopo due generazioni di dubbia moralità, oggi il passaporto biologico è stato decisivo e i corridori hanno capito».
Dunque i risultati sono credibili? «Sì, certo, anche se c'è ancora chi bara per cui farei controlli 24 ore su 24. Demonizzare il ciclismo però è un errore, altri sport molto più ricchi investono molto meno nell'antidoping e fanno controlli ridicoli».
Roche è un furbetto;in Italia dice una cosa,in Francia ne disse un'altra.Dopo quel famoso Giro,alla vigilia del Tour venne intervistato da Antenne 2(oggi France 2)Ricordo perfettamente l'intervista;disse che dopo la crono di San Marino Boifava aveva deciso che il capitano unico ormai era Visentini ,e Roche doveva mettersi al suo servizio.Ma a Roche questo non stava bene,e decise di giocare le sue carte.Questo disse al giornalista di Antenne 2.In fuga non ci finì affatto "senza volerlo",ma in base ad un piano ben preciso e studiato.Buon per lui che Visentini in Italia non era molto amato;avesse fatto uno scherzo del genere a Moser o a Pantani...
Per poter commentare i post devi esser registrato.
Se sei giá nostro utente esegui il login altrimenti registrati.
E' stato un finale al cardiopalmo per la sesta tappa del Tour de Suisse, una vera e propria sfida tra gruppo e fuga iniziata addirittura sin dai primi chilometri. Niente da fare però per i fuggitivi di giornata, nella corsa...
Nicholas Prodhomme mette a segno il colpo del ko nella terza tappa della Route d'Occitanie, la "tappa regina" che ha portato il gruppo da Pujaudran a Luz Ardiden dopo 173, 8 km con il Tourmalet e la salita finale nel...
Dopo due anni di digiuno, l'Italia torna a far festa al Giro Next Gen. È Filippo Agostinacchio (Biesse-Carrera-Premac) a spezzare la maledizione, dopo un frazione tutta all'attacco che lo ha visto arrivare in solitaria grazie a un assolo di circa...
A seguito di un'indagine preliminare sulle dichiarazioni rese al termine della ventesima tappa del Giro d'Italia (quella del Colle delle Finestre, dispitata il 31 maggio scoso) dal belga Dries De Bondt, corridore dell'UCI WorldTeam Decathlon-AG2R La Mondiale, l'Union Cycliste Internationale...
Il tema della sicurezza è sempre in primo piano e ieri in Belgio, sul traguardo della seconda tappa, c’è stato un debutto importante. Per la prima volta, infatti, è stata adottata la "Safe Cycling Finish Barrier": si tratta in pratica...
Questa è la settimana dedicata a Eddy Merckx e al suo ottantesimo compleanno e il Cannibale, tra un festeggiamento e un’intervista, ha voluto lanciare una sfida a Remco Evenepoel e Tadej Pogacar: al fiammingo piacerebbe che i due campioni si...
Darfo Boario Terme è pronta nuovamente ad accogliere una manifestazione tricolore anche nel 2025, come svelato ieri nella presentazione al “Belvedere Silvio Berlusconi” al piano 39 di Palazzo Lombardia. Questa volta la città termale della Valle Camonica ospiterà, sabato 28...
Dal 1988 la maglia iridata di campione del Mondo, dal 1993 al 2017 la maglia rosa del Giro, dal 2017 la maglia roja della Vuelta, dal 2022 la maglia gialla del Tour, dal 2018 la Trek (prima Segafredo poi Lidl)...
Il tour de Suisse sembra più francese che mai, dopo quattro giorni di gara con Romain Gregoire leader della generale, ecco che ieri la maglia gialla è passata sulle spalle di un altro transalpino che sta infiammando i cuori dei...
Dopo la rivoluzione di ieri, con Luke Tuckwell che ha conquistato la maglia rosa, il Giro Next Gen propone oggi la sesta tappa: la Ovada - Acqui Terme di 155 km propone un finale tutto da interpretare. per seguire...