I VOTI DI STAGI. L'URLO DI KITTEL, IL SILENZIO DI SAGAN

I VOTI DEL DIRETTORE | 02/07/2017 | 18:33
di Pier Augusto Stagi       -
 
 
Marcel KITTEL. 10. Un urlo di gioia, rabbioso e liberatorio. Dopo una volata potente e travolgente, ma anche molto convulsa e difficile. Il Bel Marcello esce da una matassa di maglie come un mago estrae dal cilindro la colomba. Appare quando nessuno più lo vede. Fa in pratica tutto da solo, soprattutto nel finale, per questo la sua vittoria vale doppio. Ma un voto massimo va in ogni caso anche al suo Team, che a suon di accelerazioni annulla la fuga di Phinney e Offredo. Sono i Quickstep a suonare la carica, e Marcel a fare l’acuto più bello. Un portento.
 
Arnaud DEMARE. 8. Questo è un signor velocista, che sa muoversi e accelerare come pochi. Purtroppo per lui si trova ad aver a che fare con quel portento di Kittel. Chapeau, anche a lui.
 
André GREIPEL 6. Il tedesco fa quasi tutto bene, quasi tutto come il suo giovane connazionale. Sembra che non ci sia, che sia rimasto imbrigliato tra le maglie del gruppo, invece c’è, eccome che c’è. Ma solo per la foto, con quella faccia un po’ così che guarda Kittel come a dire: «Ma come fa questo qui?… ».
 
Mark CAVENDISH. 5,5. Trova un varco tutto suo, tutto a destra, e cerca anche di abbassarsi il più possibile per essere per davvero palla di cannone. Gli manca un pizzico di potenza in più, gli manca il guizzo dei giorni migliori. Gli manca qualcosa, ma potrebbe trovarlo cammin facendo.
 
Dylan GROENEWEGEN. 6. Ha appena compiuto 24 anni, è uno dei velocisti più interessanti dell’ultima generazione. Si butta nella mischia con coraggio, ma nella mischia ci rimane.
 
Sonny COLBRELLI. 6. Non è propriamente un suo arrivo, ma dato che c’è ci prova. Prova con una volata molto lunga e un rapporto che sembra anche un tantino agile. Almeno ci prova. Ed è lì.
 
Ben SWIIFT. 5,5. Il britannico ha esperienza, colpo d’occhio e velocità, ma in questo sprint non riesce a trovare varchi e non esce.
 
Nacer BOUHANNI. 5. Ha chi lo spalleggia, lui che sa fare anche a spallate, ma questa volta non gli apre la porta nessuno: musata.
 
Peter SAGAN. 5. Non è messo neanche male, ma perde l’attimo e con esso anche l’ispirazione.
 
Andrea PASQUALON. 6,5. È al suo primo Tour de France, in un consesso di livello mondiale, che lo vede come una matricola alla Sorbona. Conosce poco, ma il ragazzo ha coraggio e si butta. Undicesimo, dietro a Sagan. Non sarà da raccontare ai nipoti, ma da tenere a mente sì. Non si butta niente.
 
John DEGENKOLB. 5. Non c’è, non si butta, non prende velocità. Mi sembra bloccato a livello di testa, e se la testa non gira men che meno girano le gambe.
 
Alexander KRISTOFF. 5. Perde le ruote dei compagni e viene portato via dai flutti del gruppo.
 
Matteo TRENTIN. 7. Si tiene il suo quinto posto nella generale, prende per mano Kittel nel finale, poi anche lui viene spazzato via dal folle finale, dal quale emerge rabbioso il suo compagno di squadra.
 
Taylor PHINNEY. 10. Lancia la prima fuga di questo Tour, si aggiudica anche il primo punto in palio per la maglia a pois vincendo il primo Gpm posto a Grafenberg. Vincerà anche il secondo. Si fa in fuga quasi 200 chilometri vento in faccia. Prima con Thomas Boudat (Direct Energie), Laurent Pichon (Fortuneo Oscaro) e Yoan Offredo (Wanty Goubert). Alla fine solo con il francese della Wanty. Bravò!

Luke DURBRIDGE. S.V. Un inizio di Tour bagnato e sfortunato. Dopo i ritiri di ieri di Alejandro Valverde e del povero Ion Izagirre, oggi è stato il turno del corridore australiano, anche lui caduto ieri. A tutti e tre i nostri migliori auguri di pronta guarigione.
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