STORIA | 21/06/2017 | 07:37 Aveva insegnato a Fausto Coppi il valore medico delle erbe e quello scientifico del crudismo. Aveva aiutato Luis Ocana a privilegiare regimi di alimentazione più semplici e naturali. E aveva preparato per Raymond Poulidor la dieta giusta per affrontare gli ultimi anni della carriera.
Venerdì scorso è morto Maurice Mességué, “il papa delle piante”, come era stato soprannominato per i suoi studi, le sue intuizioni, i suoi libri da erborista e fitoterapeuta. Aveva 95 anni e mezzo, e la sua età, da sola, forse spiega più di tante teorie alimentari e scientifiche. Francese di Colayrac-Saint-Cirq, nel dipartimento del Lot e Garonna, nella regione dell’Aquitania, Mességué era cresciuto nella povertà economica (si racconta che con lo stesso grembiule fece tutte le elementari), ma nella ricchezza della tradizione e della cultura contadine (che contemplava anche la passione per due sport: ciclismo e rugby). Sosteneva che il principio del benessere stesse tutto lì: l’orto era una farmacia, il bosco un supermercato, i campi un patrimonio e un giacimento, il nostro corpo un piccolo mondo in equilibrio.
Dopo la Seconda guerra mondiale, Maurice Mességué decise di fare delle sue teorie, e soprattutto della sua pratica, un mestiere. Un giorno incontrò un “clochard”, malato e piagato, e gli chiese di poterlo curare. Il “clochard” accettò, ma a una condizione: in cambio voleva una bella dose di alcolici. Mességué lo guarì. E da quel momento collezionò grandi pazienti, clienti, fedeli, ma anche un’impressionante serie di denunce per esercizio abusivo della professione medica. Il suo avvocato diceva che se il suo assistito non era un medico, i medici non erano dei guaritori. Invece il metodo di Mességué, semplice, dolce, naturale, funzionava.
Mességué, che gli ultimi 25 anni li ha trascorsi – anche da sindaco, nonché presidente della squadra di rugby - a Fleurance, nel Midi-Pirenei, zona celebre per l’armagnac, è riuscito nell’impresa di portare addirittura il Tour de France nel suo paese, per ben quattro volte: due per le tappe e due per i prologhi. Si dice grazie all’amicizia che lo legava ai patron Jacques Goddet e Felix Lévitan, probabilmente anche grazie all’influenza che aveva sugli imprenditori locali.
E il suo buon senso pratico era stato collaudato sia dalle feste del ciclismo sia dai terzi tempi del rugby. “Ridere – predicava Mességué – aiuta a digerire. Un enorme spezzatino, se mangiato con i propri compagni di classe, va giù senza problemi, invece una foglia di lattuga, se consumata in una compagnia noiosa, può andare di traverso”.
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