YATES, DEL TORO, CARAPAZ E L’ETERNA MORALE DEI CAPPONI DI RENZO

di Cristiano Gatti

Per essere precisi: gli esperti del Paddock avevano ragione nel dire che Del Toro sarebbe saltato sulle lunghe salite, ma hanno sbagliato totalmente sul vincitore, dicevano tutti Carapaz, invece è Yates. Così, solo perchè adesso non passi che sono infallibili e onniscenti. Ma più ancora per dire a mente fredda quanto l'epilogo del Giro 2025 sia comunque imprevisto, imprevedibile persino per gli addetti ai lavori (sì, certo, qualcuno diceva occhio a Yates, però per coprirsi bene le spalle, sparando cinque nomi nella certezza di prenderci).

Poche storie: Yates ha stupito tutti, prima ancora se stesso, con un Colle delle Finestre magistrale. Tanto coraggio, tanta intelligenza, tanta forza. Il suo capolavoro ha poi goduto della grandiosa collaborazione dei due rivali Del Toro-Carapaz, alla fine nessuno dei due maglia rosa, ma campioni mondiali ex-aequo degli sciocchi. Buttare via così un Giro d'Italia, senza neanche tentare la carta della disperazione di un tutto per tutto finale, si colloca nella storia del ciclismo come una delle pagine più illuminanti del ridicolo.

In ogni caso, peccato. Un vero peccato. Il Giro del livellamento, il Giro senza fenomeni, il Giro bello come può esserlo una bella partita di serie B tra Sassuolo e Pisa, questo Giro stava fornendo lo show finale più esaltante, poi quei due alle spalle di Yates hanno fatto di tutto per rovinare lo spot. Ci piaccia o no, l'epica giornata di Yates resterà inevitabilmente nelle memorie come la giornata delle comiche alle sue spalle, una specie di Mai Dire Gol dal retrogusto tremendamente penoso. Il ciclismo vuole sempre impegno, battaglia, generosità, vederlo ridotto a una rissa infantile e piccina sporca colpevolmente una grande giornata. E questo vale soprattutto per il bambolo, per questo Del Toro che a 21 anni era riuscito comunque a farsi voler bene dall'Italia intera, per la sua età e per i suoi modi, salvo poi rovinare l'affresco con gli ultimi chilometri. Lui e l'altro a dita negli occhi, è colpa tua no hai cominciato tu, allora ti faccio perdere, tanto perdi di più tu: chi ha letto i Promessi Sposi non può non aver rivisto l'eterna e immutabile scena dei capponi di Renzo, che continuano a beccarsi mentre quello li sta portando al patibolo dall'Azzeccagarbugli.

E' finita così, tra gloria e miseria. Pieno merito e grande applauso al più lucido del gruppo, capace di vincere il Giro con un solo attacco, senza vincere una tappa, senza mai mettere il muso fuori (impossibile non notare la differenza con il protocollo Pogacar, soltanto un anno dopo).

A noi che ci siamo presi anche i Giri degli Hesjedal, uno che in vita sua ha vinto più o meno come le dita di una mano, non suonerà scandaloso prenderci anche questo di Yates. Il gemello, almeno, se l'è preso con manovra intelligente e brutale nella tappa più bella. E caso mai per i ma-se-però devono vedersela i due capponi alle sue spalle.

Per il resto, di questo Giro disegnato malissimo (tre quarti troppo facili, tre tapponi tutti concentrati alla fine), io mi tengo le Strade Bianche (non tradiscono mai), il gigantesco Pedersen capace di tenere in piedi da solo la parte moscia, il monumentale Caruso spot di longevità e soprattutto di serietà, le prime avvisaglie di Pellizzari corridore vero. Dimenticherò volentieri l'arte del pronostico (il Giro alla vigilia: duello Roglic-Ayuso, Ciccone e Tiberi le carte italiane), l'emplosione finale della Uae, i percorsi come quello di Cesano Maderno (ringraziamo la Santa Madre: se quel giorno fosse arrivato il gruppo, magari sotto due gocce di pioggia, parleremmo di crimini contro l'umanità), e naturalmente il cabaret tragicomico dei due capponi nel giorno dell'epilogo.

E questa è la chiusa. Nel salutare e ringraziare tutti quelli che ci hanno seguito, sostenuto, deriso, comunque regalandoci il piacere di avere lettori, mi levo dai piedi con il libero voto nell'eterno referendum che contrappone le due idee di Giro. Quesito: cittadino, preferisci la corsa show di un grande fuoriclasse o la quotidiana lotta tra simili, magari risolta in una pietosa cornice di lotta tra capponi? Voto la uno, ancora più convinto.

Amen.



 

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