Bravo Nibali, ha fatto bene Nibali. Non poteva fare altrimenti Nibali. Ci sono scelte che non sono scelte: sono inevitabili conseguenze di scelte già fatte da altri, prima, molto prima. E allora cosa stiamo a raccontarci: non è Nibali che snobba il Giro, non è Nibali che volta le spalle all’Italia. Diciamola tutta, porca miseria: è il Giro, è l’Italia che voltano le spalle a Nibali. Chiunque, sano di mente, avrebbe fatto uguale, al posto suo. Con un Giro così, cervello in fuga verso il Tour. E vediamo di finirla con i piagnistei provinciali, con le indignazioni ridicole, con i pistolotti nazionalisti: se e quando il Giro vorrà ancora Nibali, veda come minimo di non piazzargli tra le ruote una cronometro di 60 chilometri. A quel punto, soltanto in quel caso, Nibali potrà essere accusato di tradimento. Ma fino ad oggi, stante così la strategia del Giro, non resta che dire una cosa sola a Nibali: bravo, hai fatto la cosa giusta. In Francia, a quel Paese, ti ci ha mandato Vegni. Liberissimo lui di fare una cronometro di duecento chilometri. Ma liberissimo Nibali di girare alla larga.
Eviterei a questo punto di partire con le tirate idealiste su questo ciclismo moderno che si spende con il braccino, che sceglie un solo obiettivo stagionale e che si sottrae alla vista dei tifosi. Non è un’accusa che si possa rivolgere a Nibali, proprio a Nibali: se c’è un campione dell’era moderna che non ha mai fatto programmi con il braccino, questi è proprio il sor Vincenzo. Volendo proprio vedere, se mai, gli si può rivolgere l’accusa contraria, cioè di essersi concesso troppe volte con eccessiva generosità. E voglio vedere chi può negarlo. Poi ci si capisce: sogno anch’io, e mica da quest’anno, da sempre, che i grandi campioni corrano le grandi corse. Tutte. E all’obiezione (fondatissima) che non si può pretendere corrano Giro, Tour e Vuelta, ribatto che si può ovviare con il criterio della rotazione: sempre due grandi giri, obbligatori, mai gli stessi. Un anno Giro e Tour, un anno Tour e Vuelta, un anno Giro e Vuelta. Di tutte le riforme partorite dai nostri genialoidi Uci, mai una che prendesse in esame questa soluzione. Non capisco perché. Mai lo capirò.
Nel frattempo, bisogna prendere atto della concreta realtà attuale: ciascuno è libero di fare ciò che vuole. Allora liberissimi tutti di scegliere ciò che è più intelligente e più consono ai proprio desideri, alle proprie caratteristiche, ai propri limiti. Tornando a Nibali: alla sola idea - contrastata dal suo team - di tentare Giro e Tour, Vegni&C. hanno subito replicato con la cronometro di sessanta chilometri. Così, tanto per invogliarlo al massimo. Per convincerlo. Una cronometro che neppure i monomaniacali francesi della crono osano più riproporre. Quelli, al contrario, l’hanno rinnegata, tagliando brutalmente i chilometri contro il tempo. Mentre loro si adattano al buonsenso e alla logica, arriviamo noi italiani con la cronometro mostruosa. Chi ci capisce è bravo. Non possiamo però pretendere che a capire sia proprio Nibali. Difatti, nella serata degli Oscar di tuttoBICI, lui e il saggio Martinelli non hanno avuto problemi (e ipocrisie) nell’esprimere il proprio sacrosanto parere: “Il Giro non è male, ma proprio non capisco quella cronometro”. Proprio non la capiscono loro, proprio non la capisco io, ma ovviamente conta zero. Vegni&C. hanno deciso, inviolabile il loro diritto di scegliere: il Giro calerà la mannaia della crono e chi s’è visto s’è visto. Chi vuole viene e si adegua, chi non gradisce stia pure a casa e amici come prima.
Nel pieno rispetto dell’autonomia e della libertà di ciascuno, andiamo dunque al 2015 con questa situazione: Nibali al Tour, il Giro con Aru e Contador. Già mi vengono i brividi all’idea di quanto lo spagnolo infliggerà al nostro valoroso ragazzo, ma è inutile portarsi troppo avanti con il pessimismo. Piuttosto, adesso come adesso, mi sembra doveroso riproporre ancora una volta a Vegni&C. la domanda di sempre: siamo proprio sicuri che smussare e snaturare il Giro, rinnegando lo slogan della corsa più dura del mondo, renda in termini di big al via? Già l’anno scorso i risultati si sono rivelati deludenti. Nel 2015 pure. Continuiamo comunque così, con i brodini né carne né pesce, senz’anima e senza personalità, imperterriti fino alla fine?
Con i se e i ma non si va da nessuna parte, eppure i dubbi aiutano a ragionare. E allora in chiusura butto lì un se gelido e sinistro: se Contador, colpito da vaso di gerani in testa, non avesse deciso in via estemporanea di tentare nel 2015 il raddoppio, se cioè avesse deciso di fare come tutti gli altri big e scegliere solo il Tour, che razza di Giro d’Italia andremmo a vederci in maggio? A meno che, a meno che. A meno che Vegni&C. non abbiano piazzato la mega-crono proprio per convincere Contador. Secondo me è quello il vaso di gerani che l’ha fatto impazzire di colpo.
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