E’ con sincero stupore e vivo compiacimento che dobbiamo contemplare uno storico prodigio: la Rai si è accorta di avere il Giro d’Italia. Ovviamente, come tutti i soggetti duri di cervice, alla rivoluzionaria scoperta non è pervenuta da sola, con i suoi soli mezzi e i suoi spontanei ragionamenti. L’hanno amorevolmente e pazientemente aiutata. Chi? Diciamo sommariamente tutti quanti noi. Gli italiani che guardano lo sport in televisione. Ecco, questo strano popolo che i cervelloni dell’audience hanno sempre dipinto più o meno come un’accolita di deficienti, dal gusto primitivo e dalle aspettative rozze, incapace d’intendere e di volere, una specie di mandria maialesca dallo stomaco d’amianto, cui da sempre vanno somministrate badilate di calcio e di fiction, sì, proprio noi cerebrolesi improvvisamente abbiamo dato un timido segnale in controtendenza. Sono bastati i Giochi olimpici di Torino: sei milioni per il fondo, undici milioni per la Kostner, milioni di miliardi per il povero Rocca.
Di fronte all’improvviso fenomeno, i cervelloni delle indagini di mercato, che di noi sanno tutto senza minimamente conoscerci, hanno per un attimo vacillato. Dopodichè, si sono riuniti in stressanti convention convocate d’urgenza, dove hanno dato fondo al loro talento. Alla fine, sono arrivati ad una conclusione incredibile: gli italiani, ci hanno spiegato, gradiscono anche qualcos’altro, oltre al calcio.
Per gente che da decenni ci mortificava sostenendo sprezzante “vale più un cross di Roccotelli dell’intera stagione degli altri sport”, non dev’essere risultato facile pervenire a certe conclusioni. Però, col fiuto che li contraddistingue, adesso sono in grado di assicurarlo: gli italiani gradiscono dell’altro, oltre al calcio. Dannazione, quanto sono geniali.
Da anni la Formula uno fa più ascolti del calcio? Da anni il motociclismo fa ascolti in crescita? Da sempre il ciclismo fa buoni ascolti? Vai a sapere: evidentemente, prima delle Olimpiadi i cervelloni erano strafatti di Barbera. Perché fino alle Olimpiadi, ascolti o non ascolti, il dogma era intoccabile: gli italiani vogliono il calcio. E basta. A tutte le ore del giorno e della notte. Il resto non interessa, il resto è zero.
Aquesta bella gente che sa sempre tutto di noi, senza minimamente conoscerci, io romperei in testa delle lavatrici. Se avessero una testa. Ma dato che l’operazione è tecnicamente impossibile, preferisco prendere per buono il risultato: dopo anni di stupido conformismo - “gli italiani vogliono solo il calcio” - sono finalmente arrivati a conclusioni più umane (“agli italiani piacciono anche gli altri sport”). In attesa che se lo rimangino ai prossimi Mondiali di Germania, teniamoci stretto questo periodo di grazia. Non sarà eterno.
Come dicevo all’inizio, noi per il momento applaudiamo commossi al più grande evento nella storia del ciclismo in quota Rai: sì, è accertato, si sono accorti di avere nel portafoglio anche il Giro d’Italia. Da cosa lo deduco? A qualcuno sembrerà una banalità, ma per me resta una cosa gigantesca: subito dopo le Olimpiadi, quando i cervelloni delle strategie aziendali hanno deciso che interessano anche altri sport, è partita una timida campagna di spot promozionali. Italiani, ci hanno avvertito, dopo i Giochi la Rai vi stupirà con altri spettacoli. E via con la gioielleria di famiglia: ecco la Formula uno, ecco poi tutte le tappe del Giro d’Italia. Attenzione: non sono i soliti spot di avvicinamento, che già abbiamo visto a una settimana dal via. No, si tratta di una vera e propria campagna preventiva, da lontano, diciamo quasi istituzionale, nel senso che vuole promuovere l’essenza stessa di questa meravigliosa televisione pubblica. Dopo le Olimpiadi, sotto con la Formula uno e il Giro: italiani, siamo la televisione dei grandi avvenimenti, non solo del calcio.
Come tutte le cose improvvisate sui due piedi, in questo caso dopo l’imprevisto boom delle Olimpiadi, è una campagna povera, elementare, quasi patetica. Però non dobbiamo fare gli schizzinosi: è il massimo che possono dare, i cervelloni di Roccotelli. Va apprezzato il gesto. Non dimentichiamolo: fino all’altro ieri, la Rai si svenava per acquistare i diritti televisivi degli avvenimenti, salvo poi mortificarli o nasconderli tra le pieghe delle fiction e della Coppa Italia. È un passo avanti. Poi chissà: da cosa nasce cosa. Con calma, senza fretta, magari un giorno arriveranno persino a valorizzarli. Hanno i loro tempi, gli amici di Roccotelli.
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