Scripta manent
Pista, segnali dal Sud

di Gian Paolo Porreca

L’impegno economico ed organizzativo che il Coni e la Federciclismo stanno dimostrando (fattivamente) nei riguardi del ciclismo su pista è un dato da salutare con estremo favore pubblico e simpatia privata. Non c’è mai stato un ciclismo su strada valido, in specie sul versante della velocità e del passo, in assenza di un ciclismo su pista di base e “didattico”, l’abbiamo detto, pensato, forse ripetuto: con i riferimenti mai troppo abusati ai nobili esempi di Sercu, Moser e Saronni. Non porterà risultati probanti domani, forse non neanche a Pechino dopodomani, ma di certo smuovere con strategie concrete l’habitat dimesso del ciclismo su pista nazionale cui eravamo abituati, al di là di rare eccezioni, è qualcosa di assolutamente rilevante. E di segno positivo. Sic et simpliciter.

Ed in questo contesto, registriamo con una ulteriore soddisfazione la riapertura di un impianto del Sud - quello di Marcianise, in provincia di Caserta - che aveva vissuto l’incredibile, e molto italiana (o almeno campana) vicenda di una lunghissima gestazione, durata trenta anni, di una brillante inaugurazione, con i Campionati Italiani giovanili nel luglio 2002 e di un immediatamente successivo stop per inagibilità, al primo acquazzone di settembre...

In una storia di ordinaria precarietà della nostra società civile, lasciando a margine i problemi di manutenzione e gestione dell’impianto, i conflitti tra autorità politiche ed autorità sportive, l’equivoco su un riciclaggio della pista a struttura plurifunzionale, le diatribe tra appalti e contratti onorati o meno, il Velodromo «Vincenzo Capone», dedicato appunto alla memoria di un sindaco scomparso che nei primi anni Settanta vi dedicò sogni e prime pietre, è tornato infine alla praticabilità: ed al ciclismo, innanzitutto, e fuori da qualsiasi ambiguità, grazie ad uno specifico e determinante intervento del Coni di Caserta e della Federciclismo regionale.
Nuovamente omologato alla attività agonistica, auspicabilmente meno effimera della precedente, come si augurano gli appassionati di ciclismo tutti, ed in primis il presidente regionale Pino Cutolo ed il referente tecnico del settore Angelo Damiano, il Velodromo di Marcianise ha così ospitato domenica 23 ottobre i Campionati regionali su pista, per esordienti, allievi e juniores. Con l’imperativo categorico del non fermarsi però qui, fatte salve le esigenze di incentivare il ciclismo su pista nelle giovani leve, come da dettato istituzionale dei disegni tesi al futuro del responsabile azzurro Silvio Martinello: ma di mirare in alto, al di là dell’ellisse del proprio ambito.

Mirare in alto, guardare al di fuori, perché il ciclismo su pista, in specie nel Meridione, acquisti nuova linfa e migliore immagine.
Ebbene, ad un tiro di schioppo dal Velodromo «Vincenzo Capone», nello stesso territorio comunale, ha sede il Tarì, uno dei poli commerciali più in voga, con particolare riguardo all’oreficeria ed all’industria del corallo, del Meridione intero. Che ne direste allora, gente di sport e gente di mondo, di una manifestazione all’aperto, semmai in notturna, tra primavera ed estate, che usi il parterre del Velodromo come palcoscenico di sfilata di nuovi modelli, ad interludio di una Americana o
di un Omnium, si diceva così una volta, disputati da pistard di rango? Sfilando tra le ruote e le stelle, in una visione da Sei Giorni, per quel gusto di spettacolarità e fantasia, e seduzione perché no, che resta l’anima ortodossa, e discretamente avventuriera, del nostro beneamato ciclismo su pista.

Gian Paolo Porreca,
napoletano, docente universitario di chirurgia cardio-vascolare,
editorialista de “Il Mattino”
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